Dario Scherillo vittima innocente della camorra: «Dopo 18 anni ancora cerchiamo la verità»

Ucciso a Casavatore nel 2004 per uno scambio di persona

Dario Scherillo vittima innocente della camorra: «Dopo 18 anni ancora cerchiamo la verità»
di Alessio Liberini
Lunedì 7 Novembre 2022, 19:08 - Ultimo agg. 8 Novembre, 11:03
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A quasi venti anni di distanza dall’omicidio di Dario Scherillo, vittima innocente di camorra ucciso a Casavatore per uno scambio di persona la sera del 6 dicembre 2004, nel vicino quartiere Secondigliano i fratelli Pasquale e Marco continuano a tenere in vita il sogno del giovane 26enne. Si tratta della scuola guida aperta da Dario solo pochi mesi prima di essere freddato alle spalle da dei killer che al momento restano ancora impuniti. Diciotto anni dopo i familiari continuano a chiedere giustizia e non hanno mai smesso di mantenere viva la memoria di Dario.

Negli anni sono state diverse le iniziative promosse da amici e parenti per non dimenticare nessuna vittima innocente. A Dario Scherillo l'amministrazione comunale di Casavatore ha dedicato la sala consiliare. Nel 2007 è stata costituita l'associazione «Dario Scherillo - la solidarietà è vita». Mentre il 21 marzo del 2019 è stato lanciato nelle sale il film «Ed è subito sera». Una pellicola, diretta da Claudio Insegno e tratta dall'omonimo libro di Tonino Scala, dedicata a Dario e a tutte le vittime innocenti delle mafie. Il progetto cinematografico è stato anche presentato al Los Angeles Italia Film Festival dove ha vinto diversi premi. Solo da qualche giorno il film è disponibile sulla piattaforma Amazon prime video. A Dario è inoltre dedicato un premio giornalistico, promosso dall'assessorato alla Cultura e al Dialogo per la legalità del comune di Casavatore, e un concorso scolastico, aperto a tutti gli istituti della Regione, partorito dalla scuola I.C. De Curtis di Casavatore, la stessa che frequentava il giovane Scherillo.

Aveva da poco realizzato il suo sogno: aprire una scuola guida per i giovani del quartiere in cui lavorava con la sua famiglia. Fin dall’inaugurazione, avvenuta nel ottobre del 2004, iniziò a pianificare la sua vita. Era fidanzato da otto anni con la sua ragazza Maria e stava cercando un appartamento per andare a convivere perché voleva sposarsi. Quella di Dario Scherillo è la storia di un ragazzo come tanti. Con i suoi sogni e con le sue ambizioni. Quelle di un giovane di appena 26 anni con un futuro davanti ancora tutto da vivere. Purtroppo però quei sogni sono stati brutalmente spezzati a soli due mesi dall’apertura dell’autoscuola. Dario viveva infatti su un vero e proprio campo di guerra, la periferia nord di Napoli. In quel tempo teatro delle violenze scatenate dalla faida in atto tra i "Di Lauro" e gli "Scissionisti” che insanguinava quotidianamente le strade poste sotto l’ombra del Vesuvio.

L’orologio del tempo per la famiglia Scherillo si è fermato così a quel maledetto 6 dicembre del 2004. Perso in quel labirinto di viuzze che collega il quartiere Secondigliano al comune di Casavatore. Smarrito nel buio di una delle più spietate e sanguinose guerre di camorra che ha coinvolto il capoluogo campano mietendo tante vittime innocenti. È in quella sera di inizio inverno che la vita di Dario, un ragazzo solare e totalmente estraneo alla criminalità organizzata, si unisce per un’assurda fatalità alla vita di ben altri personaggi che frequentano la stessa zona. La sua colpa, se così si può definire, è stata quella di avere lo stesso motorino di uno spacciatore del quartiere.

«Era qualche giorno che non prendeva lo scooter – ricorda oggi tra l’amarezza il fratello Pasquale -  Quel giorno feci molto tardi con degli esami di guida ed avevo io l’auto quindi Dario fu costretto a prendere il motorino». Dopo la chiusura della scuola guida Dario si mise così in sella al suo motorino ma, prima di rincasare, andò a citofonare un ragazzo che il giorno seguente avrebbe dovuto sostenere l’esame della patente.

La madre gli disse che era in un bar del quartiere che si trovava proprio a pochi passi da casa degli Scherillo.

«All’arrivo all’esterno del locale – precisa Pasquale - non trovò il giovane ma un suo amico di vecchia data con cui si fermò per una chiacchiera. Mise il motorino sul cavalletto ed iniziarono a parlare. Nello stesso frangente sono arrivati due killer alle spalle e hanno fatto fuoco senza neanche guardarlo in faccia». Dario riuscì solo a fare qualche passo, tra lo sgomento dei presenti all’esterno del bar, arrivando fino all’incrocio di Via Emilio Segre dove si è accasciato a terra esanime.

Uno dei due killer scese dal motorino per finire «il lavoro» e solo qui si accorse che avevano sbagliato persona: «Da lì siamo stati catapultati in una realtà che conoscevamo solamente attraverso i giornali e le televisioni – dice Pasquale mentre con gli occhi osserva quell’incrocio maledetto - Per noi la camorra era un mondo vicino ma allo stesso tempo lontanissimo anni luce. Facevamo l’errore, che fanno ancora oggi in molti, di pensare che fin quando uno si fa i fatti suoi non si viene toccati dalla camorra ma purtroppo non è così».

«Era un periodo difficile – ammette Pasquale – durante quella faida c’era una media di 4 morti al giorno. In tutta questa zona tra Casavatore, Secondigliano e Miano, si respirava un’aria elettrica. Tanto che i genitori dei nostri aspiranti patentati ci chiesero di anticipare la chiusura della scuola guida: l’ultimo corso era alle 20 e 30. Si respirava un’atmosfera pesante». 

Fin dal primo momento gli abitanti del quartiere riconobbero Dario come una vittima innocente di camorra. Ai suoi funerali erano presenti oltre 4mila persone, ma non c’erano le istituzioni. Da quel giorno sono però partite tantissime iniziative, che continuano ancora oggi, per ricordare la memoria di Dario.

«In quel periodo era necessario dare una risposta». Ma, purtroppo, dalla giustizia al momento, e sono passati quasi 18 anni, risposte non sono mai arrivate. Al momento, infatti, non si conoscono ancora i nomi degli assassini di Dario. Mentre le indagini si sono concluse con l'archiviazione dal momento che gli autori del delitto sono ignoti. «A distanza di tanti anni cerchiamo ancora la verità – chiarisce il fratello, Marco Scherillo – il fascicolo è stato chiuso ma il rammarico c’è sempre. Vorrei che uscisse il nome della mano assassina che ha troncato per sempre la vita a mio fratello».

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Pasquale e Marco, i due fratelli di Dario, nonostante tutto hanno scelto di non scappare dalla propria terra, dalla loro città, seppur nel primissimo momento il pensiero di abbandonare casa gli è chiaramente passato per la mente. E così, a distanza di quasi 20 anni, tengono ancora in vita il sogno di Dario, incarnato dall’autoscuola. «Era il suo sogno ma ha avuto la sfortuna di goderselo solo per pochi mesi - racconta Pasquale mentre continua a visionare le pratiche degli aspiranti patentati – dopo l’omicidio c’era chiaramente tanta rabbia. C’era la voglia di abbandonare e chiudere tutto. Però non lo abbiamo fatto proprio per Dario: questo era il suo sogno. Anche se non è stato semplice restare qui abbiamo deciso di andare avanti perché questa alla fine è la nostra città, non la loro».

«Perché dover andare via e lasciare il quartiere in mano a questa gente: dobbiamo restare qua – precisa Marco mentre ha appena terminato una lezione di teoria, svolta seduto sulla scrivania che ospita una foto di Dario. La quale metaforicamente osserva i tanti ragazzi che ambiscono oggi al rilascio della patente di guida - Secondo me tutto dovrebbe partire dalle scuole, ancora oggi c’è una dispersione scolastica notevole, specialmente nelle periferie. E poi tutto verrà di conseguenza».

Proprio dalle scuole i fratelli di Dario sono partiti affinché la sua storia non venisse dimenticata. Nel 2007 i familiari costituiscono l'associazione «Dario Scherillo - la solidarietà è vita». Dando, nei fatti, il via a numerose iniziative volte a mantenere viva la memoria non solo di Dario ma di tutte le vittime innocenti della criminalità organizzata che in Italia sono oltre un migliaio. E la lista, tristemente, continua ad essere in costante aggiornamento.

«Ogni anno ci impegniamo ad organizzare eventi per i ragazzi nelle scuole – dice Pasquale Scherillo, invitando i giovani a prendere parte al concorso dedicato a Dario – l’unico senso che posso trovare dalla morte di mio fratello è quello di cercare di salvare anche solo un ragazzo. Ho avuto il mio perché». Solo fino al prossimo 10 febbraio sarà così pertanto possibile iscriversi al concorso regionale «Dario Scherillo. La camorra non cancella la memoria». Bando e scheda di partecipazione sono consultabili sul sito della scuola I.C. De Curtis di Casavatore.

«La periferia – conclude Pasquale Scherillo - sembra quasi una città a parte rispetto al cuore di Napoli. Se non si dà la possibilità ai giovani, di questi territori, di crescere in ambienti tranquilli c’è meno speranza per tutti. Il nostro trasformare il dolore in impegno si basa su due parole principali: memoria e impegno. Per la memoria ci pensiamo noi familiari portando le nostre storie all’interno delle scuole per raccontarle ai ragazzi. Però l’impegno deve venire da parte di tutti. Dal semplice cittadino fino alle istituzioni. Ma deve essere un impegno vero, non da passarella e basta».

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