Napoli, chilometri di sporcizia e degrado: tour dei rifiuti fino all’Arenaccia

Napoli, chilometri di sporcizia e degrado: tour dei rifiuti fino all’Arenaccia
di Oscar De Simone
Mercoledì 27 Novembre 2019, 19:36 - Ultimo agg. 28 Novembre, 06:23
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Tre chilometri di discariche, rifiuti e degrado. Un vero percorso degli orrori tra immondezzai a cielo aperto e luoghi abbandonati, dove si continua a sversare senza sosta. Il tour della vergogna parte da via Brecce a Sant’Erasmo per “concludersi” lungo via Arenaccia. In una delle strade più gremite e frequentate della città.
 


Le telecamere installate lo scorso agosto, lungo la strada ai limiti degli ex campi rom sgomberati nell'aprile del 2017, non hanno sortito l'effetto desiderato. I pirati dei rifiuti continuano a confluire in zona per gettare di tutto. Dai rifiuti urbani a quelli speciali. Una consuetudine che non si è mai interrotta e che, in questi ultimi mesi, è anche sfuggita di mano. Le montagne di spazzatura sono tornate negli stessi punti che occupavano in piena emergenza rifiuti. Ma adesso l’emergenza sembra essersi spostata anche oltre la strada alle spalle della zona industriale.

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Basta solo percorrere via Emanuele Gianturco e via Galileo Ferraris per catapultarsi in uno scenario altrettanto degradato. Le campane per la raccolta differenziata sono quasi sommerse dalla spazzatura che in alcuni casi, quelli lungo Corso Novara o via Arenaccia, fa da sfondo alle bancarelle dei venditori ambulanti.

«I servizi principali sono al collasso – afferma Paolo Fusco del Comitato Vicaria – nonostante le pressioni e gli sforzi delle associazioni e dei volontari del quartiere. Siamo stanchi di vivere in questo modo perché sembra di stare lontani dalla città. Ci siamo impegnati tanto per salvaguardare il nostro territorio, anche attraverso pulizie straordinarie di strade, marciapiedi e giardinetti, ma vediamo l'assenza totale di chi dovrebbe garantirci decoro e pulizia. A questo punto non sappiamo più che fare. Risiediamo in una delle zone più degradate di Napoli eppure siamo l’estensione del centro. Non vediamo progetti per il recupero di queste aree e da soli possiamo fare poco. Le istituzioni sono sempre più sorde ai nostri appelli».

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