Emilio Fede libero di tornare agli arresti domiciliari: «Vado a Milano ma amo Napoli»

Emilio Fede libero di tornare agli arresti domiciliari: «Vado a Milano ma amo Napoli»
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 25 Giugno 2020, 08:30 - Ultimo agg. 16:00
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Libero di fare ritorno a casa, dove gli aspettano gli arresti domiciliari. In un regime nel quale dovrà scontare altri quattro anni (al netto della liberazione anticipata per la buona condotta), se non verrà affidato ai servizi sociali. È questa la notizia emersa ieri pomeriggio da Napoli, dopo l'arresto (ai domiciliari «alberghieri») di Emilio Fede, fermato in un ristorante lunedì scorso assieme alla moglie. In sintesi, il gip del Tribunale di Napoli Fabio Provisier si è spogliato del fascicolo legato all'ipotesi di evasione del giornalista, dichiarando la propria incompetenza territoriale, dopo l'eccezione sollevata dagli avvocati Gennaro Demetrio Paipais e Salvatore Pino. In sintesi, l'evasione c'è stata, ma è avvenuta a Segrate, dove Fede sta scontando una condanna a quattro anni e sette mesi ai domiciliari per la storia del Rubygate, un reato che è stato poi accertato a Napoli.

Questo pomeriggio Fede tornerà a casa, dove però sarà sottoposto nuovamente al vincolo dei domiciliari per la storia della prostituzione ad Arcore, mentre dovrà attendere le valutazioni del gip milanese, per il caso dell'evasione.
 

 

Una vicenda che viene ripercorsa in questo modo dal gip di Napoli: «Fede è un uomo intelligente e furbo ed ha dichiarato spontaneamente che era a Napoli per motivi di cura; ma allora questa circostanza, unitamente al fatto che oggi (ieri) è il suo compleanno, affievoliscono notevolmente il fuoco del dolo dell'evasione». Ed è sempre il gip di Napoli a citare uno dei punti del Tribunale di sorveglianza di Milano che, già lo scorso ottobre, consentiva a Fede la possibilità di uscire di casa, previa richiesta formalizzata alla stessa autorità giudiziaria. Spiega ora il giudice Provvisier: «C'era in lui la erronea convinzione di potersi recare senza autorizzazione in altri luoghi per ragioni di cura e nell'occasione far visita alla moglie e con essa festeggiare il suo compleanno. Questo è un errore che esclude il dolo, ma certamente non è compito dello scrivente gip (incompetente per territorio) dare neanche in via temporanea questa valutazione».

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Nessun dubbio da parte del giudice, anche a proposito del capitolo esigenze cautelari: «Appaiono impensabili forme di inquinamento probatorio o di pericolo di fuga, mentre una reiterazione di una scappatella via da Milano non potrebbe certamente essere preclusa dall'applicazione della richiesta di misura degli arresti domiciliari. Ciò non esclude che Emilio Fede debba immediatamente tornare nella sua dimora abituale».

Libero di tornare a Segrate, libero di ripercorrere la strada a ritroso e di fare ritorno a casa, dove sarà sottoposto ai domiciliari e dove dovrà attendere gli esiti dell'evasione lampo sull'asse Milano-Napoli (sulla quale, ieri il pm Gloria Sanseverino aveva comunque chiesto la convalida dei domiciliari, prima che il fascicolo finisse a Milano).

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Ma come commenta l'ex direttore del Tg4 il (mezzo) lieto fine napoletano? «Alla fine è stata un'esperienza positiva - dice all'Ansa - tanto che vorrei stringere la mano ad uno dei carabinieri che mi hanno arrestato lunedì sera. Intorno a me si sono stretti tanti amici e colleghi», commenta rincuorato dalla stanza d'albergo. E a chi ha avuto modo di parlarli, ha rivolto una domanda e una considerazione: «Ma siccome devo rimanere a Napoli, questa sera possiamo andare a mangiare questa benedetta pizza?». E poi una considerazione all'insegna dell'autoironia: «Il gip di Napoli manda gli atti a Milano? Non so se mi hanno fatto un piacere, dal momento che a Milano non tutti mi amano...».
 

Ora la partita si sposta a Milano. C'è soddisfazione e cautela da parte dell'avvocato Salvatore Pino, nel commentare la notizia della trasmissione degli atti al Tribunale di Milano: «Sono lieto che il giudice abbia escluso il dolo, almeno psicologico, dal reato di evasione, ed abbia riconosciuto l'esistenza dell'autorizzazione a curarsi che gli era stata concessa».

Poi c'è la storia dell'affidamento ai servizi sociali.
Una partita aperta diversi mesi fa, sempre dinanzi al Tribunale di Sorveglianza di Milano, in cui Fede aveva chiesto di tramutare il regime di domiciliari in attività socialmente utili (anche se si tratta di attività da calibrare sulla tempra di un uomo di 89 anni), ma l'avvento della pandemia sembra aver congelato l'iter. Spiega l'avvocato Pino: «Spero che l'esito del giudizio non costituisca un intralcio per l'affidamento ai servizi sociali». 

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