Federico II, Pnrr al Sud: un’occasione per il rilancio del Mezzogiorno

Federico II, Pnrr al Sud: un’occasione per il rilancio del Mezzogiorno
di Alessandra Martino
Martedì 23 Novembre 2021, 21:41 - Ultimo agg. 22:23
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L’ evento pandemico legato alla diffusione del Covid-19 ha sortito i suoi effetti sociali sulle istituzioni italiane già a partire da febbraio 2020.Da questo contesto non è stata esente l’Università che, anche se spesso dimenticata dai grandi media, ha dovuto riorganizzarsi per poter continuare a erogare quei servizi che le competono. Allo stesso tempo, le nuove norme giuridiche hanno modificato gli abituali stili di vita, i processi di regolazione della vita accademica e comportato cambiamenti (spesso repentini) condotte e abitudini tra gli studenti.

«Penso che dobbiamo tutti ricordarci come eravamo un anno fa. Forse se ce ne ricordassimo tutti non torneremmo in quella situazione. Quindi adottare tutte le misure possibili, non lesive della democrazia, che permettano di condividere gli spazi. Se questo vuol dire stringere sul green pass, renderlo anche più consono con i dati che abbiamo oggi.Credo che essere al passo con gli studi scientifici e anche modellare le nostre misure in base all’andamento sia molto importante. Bisogna prevenire. Siamo in una situazione di vantaggio rispetto a tutto il resto dell’Europa». Lo ha detto la ministra dell'Università e della Ricerca Maria Cristina Messa, intervenuta a Napoli al convegno "Il Pnrr e le opportunità di ricerca e formazione nel Mezzogiorno" organizzato dall'Università Federico II.

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Il PNRR è il primo tangibile passo del cambio di rotta che promette di un piano di ripresa e resilienza nelle regioni del Sud. Il Piano "è una promessa per i giovani" e questi investimenti "daranno un grande slancio anche al Sud".

Questo pomeriggio, L'Università Federico II di Napoli ha chiamato a raccolta i rettori degli atenei del Mezzogiorno, dall'Abruzzo alla Sicilia per discutere di “PNRR e le opportunità di ricerca e formazione nel Mezzogiorno”. Collaborazione e sinergie sono le parole d’ordine che la Federico II invita a declinare per favorire il migliore impiego dei fondi europei di Next Generation.

Si tratta di sei miliardi destinati alla ricerca e alla formazione in Italia, di cui almeno il 40% riservato al sistema di università, centri di ricerca e di formazione delle regioni meridionali.

«Si discute molto della cifra da destinare al sud Italia - dice il rettore Lorito - che è tema importante. Ma lo è ancora di più la progettazione che andiamo a fare e lo spirito di collaborazione che deve essere alla base del lavoro dei prossimi anni». In sintesi, precisa il rettore: «Potremo attingere alle risorse del Pnrr solo collaborando».

Da Napoli, quindi, parte l'invito accorato a tutti gli atenei e i centri di ricerca italiani a fare sistema, creando grandi cordate che lavorino insieme, e ciascuno per le proprie specificità, su grandi progetti per il Paese. «Questa tendenza è già una realtà -dice Loritio -è necessario potenziarla».Su questa linea anche un invito al ministero della Ricerca, affinchè agisca con forza perché anche prima della partecipazione ai bandi si imbocchi la strada della collaborazione.

«La Federico II si trova in una posizione importante essendo la più grande azienda di ricerca tutta localizzata al sud e ciò ci pone nella posizione di poter dare un grande contributo - precisa il rettore -. Per il Pnrr non si tratta di raccogliere fondi per sè stessi ma di dare un contributo a tutto il nuovo sistema. Perché un'altra grande novità che questi interventi del Pnrr introducono è che si potrà accedere a questi fondi se ci si muove come sistema. Quindi non più la ricerca del finanziamento del progetto per il mio laboratorio, per il mio dipartimento, per il mio gruppo di ricerca, ma oggi siamo forzati a fare grandi progetti per il sistema paese”. 

L’evento si è svolto nell'Aula Magna Storica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II dove sono intervenuti il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi che è intervenuto durante il convegno: «La vera vittoria del Paese non è solo spendere i soldi ma spenderli per raggiungere l’obiettivo di avere un paese più coeso, che cresca di più e riduca i suoi divari», ha aggiunto. «Tanti comuni, soprattutto nel Sud ma non solo, per una serie di scelte fatte negli ultimi dieci anni hanno una struttura amministrativa molto impoverita, ed è così anche nel mio Comune», ha sottolineato Manfredi. «Abbiamo bisogno di un approccio sistemico. Il Pnrr deve essere un progetto di valorizzazione della formazione perché solo in questo modo possiamo affermare che il Pnrr ha funzionato».

Alle regioni del Mezzogiorno, secondo le stime del ministero per il Sud, andranno circa 82 miliardi di euro dei fondi “territorializzabili”, ovvero quelli per progetti con ricadute su territori specifici. Il totale del Pnrr è di poco superiore a 221 mld €, con oltre 191 mld € provenienti dal dispositivo europeo e circa 30 mld € dal Fondo complementare al Pnrr.

«Abbiamo ricevuto questi soldi questi soldi non per beneficenza ma per recuperare la forza lavoro. -Ha commentato il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca-. Il Sud piagnone deve morire dobbiamo essere efficienti e questa sfida è per tutti. Abbiamo ancora delle carte da giocare, noi stiamo lavorando sulle eccellenze che ha la Regione Campania».«Noi siamo i più grandi produttori di carbonio per aziende come Porsche e Mercedes e nessuno lo sa. -ha sottolineato il Presidente-, se volessimo ragionare alla tedesca non abbiamo bisogno del 40% ma bensì il 60%».  «Non vogliamo atti caritatevoli ma abbiamo bisogno di incentivi veri. Ci giochiamo il futuro del paese». Ha così concluso De Luca.

Per favorire questi investimenti, il ministero per il Sud ha costituito una commissione interministeriale che dovrà elaborare uno schema di disegno di legge per rendere più semplici e veloci le procedure per le imprese attive nel Mezzogiorno. Si tratta di quella che è stata denominata anche “commissione per il Sud”, un organismo contemplato dal Pnrr italiano. 

«Il pnrr aiuterà le università del mezzogiorno ad allinearsi con quelle degli altri Paesi, queste sono le intenzioni occorre che Ministero studi dei sistemi che possano permettere ai Paesi del Mezzogiorno di usufruirne nei migliori dei modi». Il 40%" delle risorse del Pnrr destinate «al Mezzogiorno potrebbe anche salire con i bandi, andare oltre il 40%. Sarebbe possibile, se i progetti sono forti e valutati in maniera estremamente positiva potrebbe anche essere di più, ma questo lo decide un'unità terza». Lo ha detto la ministra dell'Università e della Ricerca Maria Cristina Messa, «Il punto - ha aggiunto Messa - è usare questi fondi come una leva per recuperare il divario, quindi dobbiamo essere molto concreti sugli obiettivi: aumentare il numero dei laureati, delle imprese innovative e delle startup, favorire insediamenti produttivi e la crescita dimensionale, ampliare la tenuta occupazionale con attenzione ai giovani e donne, contrastare con risposte strutturali il depauperamento territoriale e produttivo».

Inoltre, la ministra ha sottolineato che ci sono due azioni da svolgere: una che deve essere a breve termine ed è quella (almeno per quanto riguarda il nostro ministero) di dislocare alcuni dei funzionari e delle persone che il ministero ha presso le varie amministrazioni per aiutare università ed enti di ricerca; la seconda, che è la più grossa e che riguarda tutta la pubblica amministrazione, è quella di investire in figure che abbiano fatto ricerca per la pubblica amministrazione. Ovviamente queste figure devono essere valorizzate. La PA deve dare questa opportunità.

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