Fuga dai banchi a Napoli, l’affondo: «Tanti silenzi dai presidi»

Fuga dai banchi a Napoli, l’affondo: «Tanti silenzi dai presidi»
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 29 Giugno 2022, 06:52 - Ultimo agg. 17:22
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Evasione scolastica, anno zero. A Napoli e in provincia, come pure nel Casertano, mancano i controlli e scarseggiano soprattutto le segnalazioni degli organi preposti a governare un fenomeno che poi rappresenta l’anticamera di ogni devianza criminale giovanile. Una piaga storica che investe le periferie più degradate, ma anche ampie aree del centro storico. Sull’argomento, ieri, si è registrato un duro affondo della procuratrice presso il Tribunale dei minori di Napoli, Maria de Luzenberger: «Sono 17 anni che assisto a questa situazione piena di lacune, e sono anche stanca di ripeterlo. Abbiamo un’evasione scolastica da terzo mondo, anzi forse anche peggiore del terzo mondo. Ma poco o nulla è cambiato, e molti dirigenti scolastici - soprattutto quelli che operano in realtà ambientali più degradate - hanno anche paura di segnalare i dati». Parole, le sue, condivise anche dal questore di Napoli, Alessandro Giuliano.

Lo spunto della discussione è emersa nel corso della tavola rotonda organizzata dalla Silp-Cgil nella caserma “Bixio”, sede del reparto Mobile della Polizia di Stato a Napoli sul tema “Devianza e criminalità minorile: fattori di rischio e interventi preventivi”. Al tavolo dei relatori, tutti i segmenti della società civile e delle istituzioni: oltre alla de Luzenberger e a Giuliano, c’erano don Maurizio Patriciello, il professore Giacomo Di Gennaro (docente di Sociologia giuridica alla Federico II), l’ex segretario nazionale del Silp Tommaso Delli Paoli e l’avvocato Maria Francesca Cirigliano (componente della commissione minori dell’Ordine degli Avvocati di Napoli).

Troppi silenzi, dunque, intorno al “buco nero” dell’evasione scolastica. «C’è un prima e c’è un dopo dei fenomeni - esordisce la procuratrice minorile (la cui competenza distrettuale ricade sui territori di Napoli, ma anche di Caserta) - e quello che analizziamo noi, come magistrati, è il “dopo”: da noi arrivano i casi quando la situazione è già esplosa.

Per 17 anni la situazione è rimasta la stessa, con segnalazioni sull’evasione scolastica da parte degli enti preposti pari allo zero. Ora qualcosa sta finalmente cambiando all’Ufficio regionale scolastico, ma abbiamo più che mai bisogno di sentinelle sui territori; senza le segnalazioni non riusciamo a invertire questo flusso perverso. 

«Il rischio che i minori che escono da questa desertificazione culturale possano poi diventare anche dei camorristi resta alto. Anzi, più che un rischio è una certezza. Sono ragazzi cresciuti in una famiglia sfasciata, nella quale ci sono altri pregiudicati, che hanno seguito percorsi scolastici disastrati e magari a 14-15 anni non sanno né leggere né scrivere. Ecco perché quello della dispersione scolastica è oggi il primo, vero problema. A questo si aggiunga che abbiamo ancora pochissime scuole a tempo pieno, e un’assistenza sociale pressoché inesistente». Alle parole della procuratrice fanno eco quelle del questore: «Scontiamo ritardi pesantissimi: e ancora oggi siamo davvero poi certi che un dirigente scolastico segnali tempestivamente le famiglie che non fanno andare a scuola i figli?»

Oggi la legge prevede, in casi gravi, che i minori a rischio vengano sottratti alla potestà dei genitori. Ma anche su questo fronte de Luzenberger lancia l’allarme: «Perché più aumentano gli allontanamenti genitoriali, più diminuiscono le segnalazioni». Nel distretto di Napoli ci sono ben 3000 bambini affidati a strutture esterne alle famiglie. Con costi altissimi: ogni ragazzo che finisce in queste strutture “dedicate” - tutte private, non ce n’è una sola pubblica, e ciascun soggetto costa allo Stato 150 euro al giorno.
C’è tanto ancora da fare. «E tra le cose da fare - conclude il magistrato - c’è anche lo studio conoscitivo, quartiere per quartiere, Comune per Comune, che illustri l’incidenza dei reati».

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