Furbetti del badge, chiesti licenziamenti ma la prescrizione ne ha salvati 50 su 91

Furbetti del badge, chiesti licenziamenti ma la prescrizione ne ha salvati 50 su 91
di Dario Sautto
Venerdì 19 Giugno 2020, 10:00
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Due anni di reclusione, 600 euro di multa e pena accessoria dal decreto Brunetta, cioè il licenziamento in tronco in caso di sentenza passata in giudicato. È questa la richiesta avanzata dal pm Antonio Barba che rappresenta l'accusa al processo dei cosiddetti «fannulloni» del Comune di Boscoreale, la più grande operazione contro l'assenteismo negli uffici comunali italiani, che però farà i conti con la prescrizione. Dei 130 indagati iniziali, in 90 erano imputati a processo e solo per 41 è stata chiesta la condanna, perché per 50 dipendenti ed ex comunali in pensione è stato chiesto il riconoscimento della prescrizione di tutti i reati contestati. L'inchiesta è nata nel 2010, con le indagini dei carabinieri che permisero di registrare decine di casi di assenteismo negli uffici di piazza Pace e di Villa Regina.

Alle 16 del 19 aprile 2011 scattò il blitz con il clamoroso arresto in flagranza di reato di quei 41 dipendenti comunali che avevano marcato l'ingresso al lavoro e non erano rientrati in ufficio nel pomeriggio, pur risultando presenti. In un caso, ricostruirono gli investigatori proprio nel giorno in cui sono avvenuti gli arresti, un solo impiegato aveva strisciato ben cinque badge sotto la banda magnetica nel congegno marcatempo per favorire le assenze di altrettanti colleghi. Ma casi simili erano stati registrati dalle telecamere nascoste dai carabinieri decine di volte: gli uffici si svuotavano a ora di pranzo e per il turno pomeridiano erano presenti solo i comunali che dovevano «badgiare» per i colleghi. Quegli stessi 41 dipendenti comunali furono sospesi per due mesi, senza stipendio, dopo il giudizio direttissimo: erano accusati, in concorso, di truffa ai danni dello Stato e falsa attestazione del dipendente pubblico di presenza in servizio. Ma il loro vero e proprio processo è iniziato molto dopo, perché l'inchiesta si è chiusa solo nel 2015, nonostante le indagini avessero riguardato un lasso di tempo che andava da dicembre 2010 ad aprile 2011. Per una quarantina di persone era arrivata l'archiviazione, mentre in 90 erano finiti a giudizio, con quattro cambi di giudice che hanno rallentato il procedimento. L'accelerata finale è arrivata circa un anno fa, con il giudice monocratico Silvia Paladino che ha fissato una serie di udienze consecutive. Ieri, la requisitoria dell'accusa alla presenza di quasi tutti gli imputati ha portato alla richiesta di condanna solo di quei 41 dipendenti comunali che erano stati arrestati in flagrante.
 


A luglio, altre udienze saranno riservate al collegio difensivo formato dagli avvocati Donato De Paola, Ferdinando Striano, Massimo Sartore, Salvatore Barbuto, Salvatore Pinto, Raffaele Pisacane, Salvatore Pane e Gennaro Bartolino, con il penalista Guido Sciacca che è costituito parte civile per il Comune di Boscoreale. Questo l'elenco completo dei 41 imputati per i quali è stata chiesta la condanna: Angelo Ricca, Vincenzo Matrone, Salvatore Di Martino, Franco Miranda, Luigi De Prisco, Elvira Pietrangeli, Ermelinda A. Di Palma, Domenico Castaldi, Nunziato Cirillo, Giovanni Sorrentino, Salvatore Trito, Laura Ferrara, Luigia Di Matteo, Giosué Vaiano, Luigi Sorrentino, Aldo Casillo, Pasquale Luongo, Maria Barbiero, Maria Grazia Carotenuto, Salvatore Lavano, Francesco Gentile, Vincenzo Vitiello, Giuseppe Leveque, Francesca Neri, Anna Silveto, Francesco Luigi Avino, Gennaro Panariello, Carmine Avino, Giovanni Francesco Cuomo, Giovanni Langella, Nunzio Aliberti, Luigi Ciro Cirillo, Bruno Starace, Vincenzo Oliva, Rosa Di Prisco, Raffaele De Maria, Fausto Proto, Gioacchina Collaro, Roberto De Falco, Giovanna Cuomo, Giuseppe Antonio Matteucci. 

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