Ginecologo sgozzato, il gip riapre il caso: «Fate altre indagini»

Non passa la richiesta di archiviazione il giudice dispone altri 4 mesi di verifiche

Stefano Ansaldi
Stefano Ansaldi
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Martedì 9 Gennaio 2024, 00:00 - Ultimo agg. 16:29
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Il caso non è chiuso. Anzi. Vengono disposti altri quattro mesi di indagine, nel tentativo di allontanare ogni dubbio sulla morte di un professionista campano. In sintesi, il gip del Tribunale di Milano Ileana Ramundo ha deciso di riaprire il caso legato alla morte del ginecologo di origini beneventane (ma napoletano di adozione) Stefano Ansaldi, dopo aver letto e confrontato le conclusioni di accusa e difesa. In sintesi, il giudice chiede alla Procura di procedere a nuove indagini, stabilendo un tempo di quattro mesi per i nuovi accertamenti; inoltre, chiede un confronto tra le perizie presentate nel corso del fascicolo, sia dal consulente della Procura di Milano, sia da parte dei due avvocati che assistono la famiglia dello stesso Ansaldi.

Un round decisamente a favore dei penalisti Francesco Cangiano e Luigi Sena, che - sin dalle primissime battute di questa storia - hanno escluso la pista del suicidio, che è stata invece battuta dagli inquirenti milanesi. Ma proviamo a ricostruire il caso, a partire dal provvedimento del gip del Tribunale di Milano: «Servono ulteriori indagini, e in particolare un approfondimento di natura medico-legale», lì dove i nuovi accertamenti dovranno stabilire se il taglio alla gola «rimandi scientificamente ad un gesto autolesivo», come ipotizzato dai pm, «ovvero ad un evento omicidiario», come sostenuto dalla famiglia. Due posizioni a confronto, rispetto alle quali sarà possibile un confronto tra consulenti, ovviamente in presenza di un giudice e aperto al contraddittorio delle parti.

Ma proviamo a capire quali sono i punti su cui va avanti ormai da due anni il braccio di ferro tra Procura e avvocati di parte, in relazione alla morte di Ansaldi.

Per gli inquirenti non ci sono dubbi: Ansaldi si è tolto la vita. Una conclusione che nasce da una serie di elementi raccolti a Milano, ma anche scavando nella vita privata e professionale del ginecologo: grazie alle telecamere in funzione a Milano, il tragitto di Ansaldi è ben visibile, da quando lascia la stazione fino al tratto conclusivo in via Macchi, dove verrà ritrovato senza vita con un taglio alla gola. Non è seguito. Non ci sono sagome nelle vicinanze al posto in cui è stato trovato morto. Anche i due testimoni - una coppia di fidanzati - nel raccontare la scena del professionista agonizzante, confermano di non aver visto alcun movimento sospetto nei pressi dei ponteggi allestiti in via Macchi. Anzi. Ansaldi era stato inquadrato poco prima all’interno della stazione, mentre era seduto a un tavolino di un bar. Sembra desolato, mentre strappa dei bigliettini che aveva in tasca (che vengono getatti nel contenitore della carta, ma che non verranno mai recuperati). Ad alimentare la pista del suicidio, anche debiti per 500mila euro che il ginecologo avrebbe accumulato nel corso delle sue attività professionali, anche in vista di un affare in campo medico che non si sarebbe realizzato

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Diversa è invece la posizione della famiglia. Ansaldi aveva la mascherina e i guanti per proteggersi dal covid, segno che aveva cura di sè. Prima di morire si sentiva seguito, dal momento che aveva tolto l’orologio Rolex dal polso, nel tentativo di sottrarsi a un’aggressione predatoria (l’orologio venne trovato accanto al corpo, con il cinturino diligentemente chiuso). Non è tutto.

Poco prima di morire, Ansaldi usa il suo cellulare (mai più trovato) per avvisare la moglie dell’orario di rientro a Napoli, per ordinare delle pizze. Gli avvocati Sena e Cangiano si sono affidati a una consulenza medica, che tende ad escludere il gesto autolesionistico. Si parte dal taglio alla gola. Per i consulenti Fernando Panarese e Pietrantonio Ricci, lo squarcio alla gola è stato apportato da un destrimane che ha aggredito alle spalle il medico. A voler credere al suicidio, Ansaldi avrebbe dovuto fare una torsione anomala, del tutto innaturale e inconciliabile con la mano di un chirurgo. Lo squarcio parte dal centro e si estende verso l’orecchio destro. Le ferite superficiali sono diverse, come se ci fosse stata resistenza da parte del medico a un tentativo di aggressione, che avrebbe provocato dei tagli prima che la lama affondasse definitivamente nella gola del professionista. Altro elemento problematico è l’arma. Un coltellaccio da cucina. Da dove è sbucato? Chi glielo ha fornito al medico? Perché un ginecologo - che può usare bisturi o medicinali per togliersi la vita - si è servito di un coltellaccio di provenienza oscura? Tra quattro mesi, il confrnto in aula. 
 

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