Libera e Lavialibera, dossier sull'incremento della criminalità durante la pandemia

Libera e Lavialibera, dossier sull'incremento della criminalità durante la pandemia
Lunedì 28 Febbraio 2022, 17:51
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Mentre assistiamo alle mutazioni del virus e sulla efficacia dei vaccini necessari a debellare le diverse varianti, c'è una nuova variante, silenziosa, che in questi due anni sta infettando il tessuto economico e sociale del paese offrendo un'incredibile occasione di guadagno. È la variante «criminalità» i cui sintomi e segnali si presentano nei numeri di alcuni reati spia, nelle interdittive che colpiscono le aziende, nelle frodi informatiche, nelle truffe sui ristori, sui bonus edilizi, sulle aziende in crisi e a rischio fallimento.

Libera e Lavialibera presentano il dossier «La tempesta perfetta 2022. La variante Criminalità» nel quale sono stati elaborati dati e analisi delle forze dell'ordine, del Ministero dell'Interno e degli studi e rapporti sul riciclaggio della Banca d’Italia. Per fotografare l'andamento del contagio della variante criminalità e per analizzare il diffondersi dell’infezione mafiosa all’interno del Paese, sono stati elaborati i dati relativi ad alcuni reati spia ovvero di quelle condotte che riflettono in sé il pericolo di infiltrazione mafiosa.

Per i singoli reati sono stati messi a confronto i dati complessivi del biennio pre-pandemico 2018/19 con il biennio 2020/21 caratterizzato dall’emergenza. È stata elaborata per ogni regione la variazione percentuale tra i due bienni per i singoli reati. In base al rialzo legato al diffondersi della variante “criminalità” abbiamo posizionato le regione in zona rossa (massimo rischio dove si è registrato un incremento percentuale tra il 26-100%), zona arancione (alto rischio dove si è registrato un incremento percentuale tra il 11-25%), zona gialla (rischio moderato dove si è registrato un incremento percentuale tra il 1-10%) e zona bianca (rischio basso dove si è registrato un calo di percentuale).

La Campania si colloca in zona rossa per il numero di interdittive. Sono ben 3.919 in Italia nel periodo pandemico il numero di interdittive antimafia emesse dalle prefetture nei confronti di aziende controllate o condizionate dalle organizzazioni criminali. Dal 1 gennaio 2020 al 31 ottobre 2021 si è viaggiato alla media di 178 interdittive al mese con un incremento percentuale del 33% rispetto al biennio 2018/2019. Sono ben 929 le interdittive emesse in Campania con incremento del 124% rispetto il biennio 2018/19 (erano 424). Numeri da zona rossa anche per i delitti informatici. Sono stati 3160 con incremento del 56% rispetto al biennio 2018/19. Nel biennio pandemico 2020/2021 le segnalazioni sospette complessivamente hanno raggiunto la cifra di 252.711 con un incremento del 24% rispetto al biennio pre-pandemico 2018/2019. La Campania si colloca fra le regioni in zona arancione con un incremento del 21% per un totale di 30443 segnalazioni sospette nel biennio pandemico con Napoli prima provincia con 19.576 segnalazioni sospette.

Campania in zona rossa per numero di delitti informatici. L'analisi dei dati rileva un boom di incremento dei delitti informatici durante il biennio della pandemia 3160 (+56%) rispetto il biennio 2018/19.Per quanto riguarda le truffe e frodi informatiche, i dati rilevano un incremento del 23% nel biennio 2020/21 Calano reati di usura (-12%), si passa da 84 reati nel biennio 2018/19 ai 74 del biennio pandemico.

L'analisi dei dati mostra la diminuzione più rilevante per il reato di riciclaggio e impiego di denaro, con il dato in calo del -18%. Lieve aumento dei reati di estorsione (+2%) durante i due anni di pandemia rispetto al biennio precedente.

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«In questo oscuro scenario - commenta Libera - la lotta alle mafie e alla corruzione sembra scomparsa dall’agenda politica del Paese nonostante il prezioso e grande lavoro compiuto delle Forze dell'Ordine e della magistratura. Proprio nell'anno in cui ricorre il trentennale di “mani pulite” e delle stragi mafiose di Capaci e via D'Amelio, sembra che questi fenomeni criminali si siano radicati in un distorto “senso comune”. Quasi si trattasse di una “patologia nazionale” ormai cronicizzata, in un processo di normalizzazione per cui meglio fingere che il problema non esista o sia meno grave di quel che sembra coesistere - e se possibile fare affari - con le mafie e grazie alla corruzione sembra diventata la strategia vincente di molti “colletti bianchi”».

Eppure negli ultimi due anni per afferrare i profitti da virus è nato un nuovo mercato criminale, in grado di propagarsi con la stessa rapidità del Covid-19. Una variante “criminalità” che non è solo mafiosa, con operatori economici che vanno a cercare i servizi della mafia per stare sul mercato e faccendieri e corrotti che fanno da ponte con le organizzazioni criminali. In una prima fase è emerso l’interesse anche di soggetti presumibilmente legati ad ambienti della criminalità organizzata a entrare nel comparto della produzione o della commercializzazione di prodotti sanitari, medicali e di dispositivi di protezione individuali. Significative di questa fase le frodi connesse alla vendita (ed eventuale mancata consegna) di dispositivi di protezione a prezzi apparentemente sproporzionati rispetto a quelli di mercato e, in qualche caso, l’aggiudicazione delle commesse, a seguito di gare pubbliche, a imprese i cui esponenti detenevano interessenze in società destinatarie di interdittive antimafia.

Agli inizi del 2021, il romanzo criminale del Covid 19 cambia la trama. Emergono con maggior frequenza ipotesi di vere e proprie infiltrazioni nelle imprese e tentativi di appropriazione di fondi pubblici destinati al sostegno all’economia, con operazioni simulate per precostituire i requisiti per l’accesso ai fondi. Qui si entra nella zona grigia dove competenze e capitali si mescolano, unendo in un patto occulto professionisti e padrini. . Sono più di 9 mila i ristoranti che a causa della pandemia potrebbero trovarsi in condizioni di vulnerabilità finanziaria, il che li renderebbe esposti a infiltrazioni criminali e al riciclaggio di denaro. In termini assoluti le regioni con il maggior numero di imprese sono il Lazio (2.116), la Lombardia (1.360), la Campania (1098) Covid, tra corruzione e opacità. Giorno dopo giorno le cronache di casi e inchieste giudiziarie definiscono meglio i contorni dell’“affare pandemia” per le mafie. Le nuove forme di mimetismo criminale rendono fondamentale affinare la capacità di controllo. Gli inquirenti devono acquisire conoscenze e competenze utili a cogliere le nuove modalità operative con cui prendono forma le infiltrazioni criminali. Nello stesso tempo, però, anche i cittadini possono mobilitarsi in un’azione dal basso, facendosi carico del monitoraggio civico delle opere. Ma per attivarsi è necessario conoscere.

Libera ha elaborato i dati di Openpolis per avere contezza del quadro relativamente a tutte le spese fatte per la gestione dell’emergenza (o meglio, relativamente a quelle di cui sono disponibili i dati), tramite i bandi di gara delle pubbliche amministrazioni. Dall'inizio della pandemia al 6 dicembre 2021 sono stati messi a base d’asta, per l’emergenza, una cifra pari a 27,76 miliardi. In considerazione dell'incidenza pandemica sul territorio lombardo, si evidenzia che le stazioni appaltanti della Lombardia hanno da sole emesso bandi per oltre 2 miliardi e mezzo di euro (oltre il 30% del totale delle regioni). Possiamo affermare che davanti all'enorme quantità di denaro messo a bando per tentare di arginare la crisi sanitaria scatenata da Covid, pari a 27 miliardi di euro sono solo 11,45 miliardi le risorse che sappiamo effettivamente aggiudicate e complete di tutti i dati del caso, mentre restano lotti per 15,55 miliardi di euro con esito scaduto, sconosciuto, o con informazioni incomplete. Per oltre la metà delle risorse, il 58%, quindi non abbiamo piena informazione: è l’“indice di non piena conoscibilità” rispetto alle spese Covid. Peggiore la situazione in Campania dove si conosce solo il 18% degli oltre 592 milioni di euro spesi per l'emergenza Covid.

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