Mario Morcone: «Troppi comuni sciolti, serve uno scatto della politica»

Mario Morcone: «Troppi comuni sciolti, serve uno scatto della politica»
di Adolfo Pappalardo
Lunedì 28 Febbraio 2022, 11:00 - Ultimo agg. 12:51
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«Un problema con due facce».
Quali?
«I commissari devono avere tutti gli strumenti necessari per risollevare le sorti dei Municipi sciolti per infiltrazione e la politica deve darsi da fare affinché cambi davvero lo scenario in quel comune. Altrimenti i 18 mesi passano invano».

Mario Morcone, prefetto e assessore regionale alla Legalità e ai beni confiscati, analizza il caso dei comuni sciolti. Prima Villaricca, Marano e Sant'Antimo e ora Castellammare a cui si dovrebbe aggiungere San Giuseppe Vesuviano e Torre Annunziata (già sciolto per dimissioni del sindaco).

I numeri nel napoletano sono impietosi.
«Anzitutto io distinguerei i commissariamenti ordinari da quelli per infiltrazioni della camorra.

Entrambi scenari gravi ma maggiormente i secondi, dove, vedendo i casi e la frequenza di alcuni comuni, si nota una situazione complessiva inquietante. E non è semplice poi in pochi mesi, appena 18, riuscire a incidere sulla vita di quel municipio e ridargli una vita normale».

Da cosa dipende?
«Dai contesti, dalle persone che devono essere adeguate per quell'incarico: devono essere scelte in base ai comuni sciolti. È il caso di Castellammare di Stabia dove il ministero ha deciso per un collega preparato e di grandissima esperienza come il prefetto Cannizzaro. Non è semplice, infatti, sciogliere le illegalità nelle amministrazioni e prendere anche decisioni forti come allontanare dirigenti su cui pesano molto spesso ombre. E servirebbero molte più risorse: perché spesso questi comuni hanno casse vuote e bilanci in rosso che non ti permettono di fare nulla».

Servirebbe, quindi, un lavoro più incisivo.
«Sì se si vogliono realizzare davvero degli obiettivi e si vuole fare in modo che l'ente sia ripulito completamente dalle infiltrazioni che hanno condizionato la vita pubblica. Vede lo scioglimento è solo l'effetto finale di una collettività locale che non ha in sé gli anticorpi per rifiutare certe logiche legate alla criminalità. Ci vorrebbe una presa di coscienza da parte della società civile. Altrimenti non si spiegherebbe come alcuni comuni siano spesso sciolti».

È il caso di Marano.
«Vuol dire che non c'è il supporto della collettività che cerca il riscatto. E se tutto va bene lascia fare in attesa che passino i 18 mesi del commissariamento».

Cosa dovrebbe succedere?
«Mi piacerebbe che lì, e in altri comuni, le forze politiche, tutte, facessero davvero qualcosa per il riscatto. Ma spesso vediamo che non appena ci sono nuove elezioni vengono rielette o tornano sulle stesse poltrone praticamente le stesse persone che hanno determinato lo scioglimento. E se non loro, un parente o un amico. La politica dovrebbe invece fare pulizia e guidare un nuovo tipo di percorso di rinnovamento, cominciando a buttare fuori le persone che sono rincorse da ombre. Questo non avviene: giusto il tempo di sopportare il commissario e tutto torna praticamente come prima. Se non peggio».

In che senso?
«Spesso la politica, quella cattiva ovviamente, fa ostruzionismo, cerca di suggerire ai commissari cosa fare e si aspetta solo che tutto riprenda come prima».

Nel frattempo i commissari hanno poche risorse e la vita dei cittadini ne risente.
«Servono sicuramente più risorse ed il Parlamento deve riflettere sull'aggiornamento della normativa dei comuni sciolti perché non tutti sono uguali ed hanno bisogno di cure diverse».

Castellammare è un caso emblematico. E così Torre Annunziata dove riecheggiano infiltrazioni vecchie di 40 anni fa.
«Nella prima cittadina non c'è dubbio che è alle prese con nodi cruciali: da Fincantieri al fallimento delle terme oltre ad altri progetti economici importanti. E così Torre Annunziata. Per questo deve essere fatto un lavoro importante nei prossimi mesi altrimenti sarà tempo perso». 

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