Parco Verde di Caivano, da otto giorni nessuna traccia di Antonio: ​ipotesi lupara bianca

Parco Verde di Caivano, da otto giorni nessuna traccia di Antonio: ipotesi lupara bianca
Mercoledì 13 Ottobre 2021, 00:02 - Ultimo agg. 14 Ottobre, 07:16
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Caso di lupara bianca nel Parco Verde di Caivano. Da otto giorni non si hanno più notizie di Antonio Natale, 22 anni, visto per l’ultima dalla mamma e dai familiari nel pomeriggio del 4 ottobre, quando uscendo da casa ha detto che andava a Napoli, nel negozio Gucci, per l’acquisto di capi firmati. Da allora blackout assoluto sulla sua sorte. Su questa sparizione, che non lascia presagire niente di buono, stanno indagando i carabinieri della locale tenenza, dove il 5 ottobre la mamma di Antonio ha presentato la denuncia di scomparsa. Nei giorni scorsi, poi, i disperati appelli dei fratelli che si sono rivolti a “Chi l’ha visto?” e della mamma che in lacrime ha detto: «La camorra mi ridia mio figlio, vivo o morto che sia. Ho denunciato tutto e tutti. Si sappia ho fatto anche i nomi». Nel quartiere in molti hanno partecipato a una fiaccolata, evento raro, mentre don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde, fa sapere che oggi nel corso della supplica alla Madonna di Fatima inviterà a pregare per Antonio e inviterà a parlare chi ha notizie del giovane. Appello che, tra questi palazzoni intrisi di camorra, difficilmente sarà accolto.

In questo clima di pesante omertà, gli unici a parlare sono il fratello Giuseppe e la sorella Filomena. Sarà che non abitano più nel rione, perché il primo sta a Roma mentre la sorella in Germania. Racconta la giovane donna: «Antonio è uscito di casa insieme a un amico. Un tale Domenico. Ha detto che andava a Napoli a comprare dei vestiti nel negozio Gucci ed è vero perché i due sono stati ripresi dalle telecamere di sorveglianza. Quel giorno mia madre l’ha sentito per l’ultima volta verso le sette di sera.

Antonio le ha detto che era ancora con questo Domenico. Mia madre ha percepito nel tono di voce di Antonio una certa preoccupazione». Insieme ad Antonio, è stato accertato poi, si trovavano anche uno zio e un cugino di Domenico, persone che dal 4 ottobre sono letteralmente scomparse dalla circolazione. Introvabili. Un mistero che si aggiunge a mistero. Naturalmente questo Domenico è stato sentito dai carabinieri, e a loro avrebbe raccontato una storia diversa da quella riferita dai familiari dello scomparso, affermando di aver lasciato Antonio nei pressi del “Bronx”, leggi palazzine popolari Iacp di Via Atellana. La succursale, cioè, dello spaccio del Parco Verde. Al vaglio degli investigatori anche un altro particolare. Quello dell’auto di Domenico, una Smart ultimo modello, che la sera del 4 ottobre, secondo i fratelli di Antonio, presentava sulla carrozzeria segni e ammaccatura tipiche di un incidente, fatte riparare in carrozzeria la sera stessa.

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Antonio Natale era riuscito a scappare dal Parco Verde, lavorando per un po’ in Germania. Poi il lungo lockdown lo aveva spinto a tornare a Caivano. In quel buco nero che è questo quartiere. Frequentava ambienti pericolosi, dove girano soldi, droga, auto di lusso, donne disponibili per quella che sembra la “bella vita” per eccellenza. Soprattutto qui. La mamma voleva denunciarlo. Mettergli qualche “pezzo” nelle tasche e avvertire i carabinieri, perché meglio in galera, ma vivo, che morto. Ma chi e perché avrebbe fatto sparire Antonio? Perché il ricorso alla lupara bianca, agghiacciante rituale della camorra, che uccide e fa scomparire il corpo della vittima?. Per ritardare le indagini, è la risposta, ma anche e soprattutto non far trovare e seppellire un corpo da piangere. Una doppia punizione. Che questa volta sarebbe stata inflitta a un ragazzo poco più che ventenne, appartenente ad una generazione omogenea in tutti i quartiere popolari di Napoli e provincia, dove la “vecchia” camorra è stata spazzata via insieme agli imbolsiti boss, che ora fanno i pentiti per non morire al 41 bis come è accaduto a Cutolo. In questo enorme spazio, e lo racconta la cronaca di tutti i giorni, i ventenni “scetati” si sono lanciati a capofitto. Ammazzandosi tra loro, combattendosi con bombe e fucili mitragliatori per uno spicchio di posto al sole nero della camorra. Che dura lo spazio di un amen.

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