Tra Pozzuoli e Giugliano, nella nella vasta area della Terra dei fuochi, se ne contano appena ventitré. A Napoli invece sono molti di più: oltre 500 i medici e gli operatori al lavoro negli ospedali e nei distretti sanitari hanno rifiutato la vaccinazione anti-Covid. Fra cinque giorni, potrebbero essere sospesi e restare anche senza stipendio.
«Le raccomandate sono state spedite ieri», dice il manager dell'Asl Ciro Verdoliva, categorico quanto il governatore Vincenzo de Luca nel voler applicare le norme nazionali finalizzate a ridurre la trasmissione del coronavirus, visto che l'obiettivo contagi zero appare lontano, anche se decresce la curva nella regione (dal 8,77 al 6,11 per cento), con 526 diagnosi e cinque decessi.
Solo in città si registrano altri 153 casi positivi nelle ultime 24 ore, due morti (entrambi nell'azienda dei Colli) e cinque ricoveri in più. I pazienti, 27 nei reparti di degenza ordinaria, sono in aumento al Loreto Mare, dove ne restano due, invece, in terapia internsiva e 7 in subintensiva.
Quindi, la stretta. «Chi non ha fatto la vaccinazione e rientra nelle caratteristiche verrà sospeso senza ombra di dubbo», afferma con convinzione Verdoliva; mentre il suo collega Antonio d'Amore, direttore generale dell'Asl Napoli 2 Nord che ha già disposto le misure per 23 dipendenti, parla di un provvedimento «sofferto e indispensabile».
«Ma è giusto procedere nei confronti negli operatori sanitari che non si vaccinano», sostiene Lorenzo Medici, il segretario della Cisl Fp in Campania che questa volta si schiera con i vertici e non con i lavoratori. «Qualcuno può sentirsi tradito dal sindacato, ma chi sceglie di fare un mestiere per aiutare gli altri, poi non può mettere a rischio la salute proprio dei più fragili, e in particolare gli anziani a più alto rischio complicanze fatali», afferma. Diverso è il suo ragionamento per altre professioni.