Miasmi nel Napoletano, l'Arpac brancola nel buio anche l'Università in campo

Miasmi nel Napoletano, l'Arpac brancola nel buio anche l'Università in campo
di Maria Rosaria Ferrara
Sabato 2 Ottobre 2021, 10:01
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È fine agosto. È l'ennesima serata di caldo afoso. Inizia da qui il nuovo calvario nella Terra dei fuochi, dove da oltre un mese i cittadini lottano contro un odore nauseabondo che li costringe a barricarsi in casa, nonostante le temperature elevate. La questione dei miasmi sembrava inizialmente un disagio limitato a qualche sera e a qualche zona. Ma la situazione è andata via via peggiorando. Un lezzo invade da giorni e giorni le abitazioni di Giugliano, Qualiano e Villaricca. Il grido di allarme lanciato sui social dai cittadini arriva alle istituzioni. Scendono in campo tutti: dai sindaci, ai carabinieri, all'Arpac. Finora senza risultato. Ieri l'ennesima decisione: uomini dell'Arpac con esperti dei dipertimenti di Ingegneria Ambientale delle Università di Napoli e Salerno lavoreranno in sinergia, è stato stabilito nel corso di un tavolo tecnico convocato dal vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola.

L'Arpac ha iniziato a effettuare i controlli qualche settimana fa. Primi imputati, gli impianti di trattamento rifiuti in zona Asi. Ma particolari anomalie che potrebbero dare origine ai miasmi non vengono fuori. Passano i giorni e la questione arriva sul tavolo della Prefettura. Lì viene stabilito l'utilizzo di droni dotati di termocamere per verificare principalmente l'area delle discariche e l'avvio di un bot su Telegram che permetta ai cittadini di segnalare la puzza e geolocalizzarla. Niente da fare. I cattivi odori continuano a inondare le case dell'area Nord dalle 19 in poi. Il 24 settembre arriva la visita a sorpresa allo stir di Giugliano del vicepresidente Bonavitacola. Che striglia l'Arpac: troppo lenta la sua azione, troppo lenti i risultati delle analisi. In realtà, l'Agenzia che dipende dall'assessorato regionale all'Ambiente brancola nel buio. E così altri otto giorni sono passati senza novità, nonostante sia stato attivato un pool di esperti da tutte le province della Campania e un presidio 24 ore su 24 per fare ronde sul territorio. «Stiamo continuando a lavorare con lo stesso approccio, intensificando le attività», spiega il direttore tecnico Claudio Marro: «Andiamo avanti con ispezioni, ronde, misurazioni con nostri strumenti, mezzo mobile e altre indagini utili ad acquisire elementi». Ieri poi la riunione tenuta da Bonavitacola con Alessandro Bratti, Direttore nazionale dell'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (ISPRA), i vertici di Arpac e Sma e rappresentanti dei dipartimenti d'ingegneria ambientale delle Università di Napoli e Salerno. Il numero due della Regione ha ribadito «l'urgenza di pervenire a conclusioni certe sulle origini dei miasmi». È stato fatto il punto sullo stato dei monitoraggi in corso e programmato il loro potenziamento: saranno aumentate le centraline di rilevazione e si utilizzeranno le più moderne tecnologie disponibili. La nota della Regione al termine del tavolo tecnico fa sapere che «la piena collaborazione fra Arpac e le Università di Napoli e Salerno riguarderà il campionamento dell'aria nei punti sensibili e l'esame olfattometrico per tracciare la provenienza dei cattivi odori».

Si sta tentando di tutto. Da qualche giorno l'aria del Giuglianese viene prelevata e spedita in un laboratorio a Pavia dove deve essere analizzata per verificare se i composti odorigeni provengono da determinati tipi di aziende.

La sensazione è che l'Arpac proceda a tentoni, non è chiaro se perché non è abbastanza efficiente o perché il problema è effettivamente al di sopra delle possibilità ordinarie di un'Agenzia regionale. Un responsabile ancora non c'è nonostante i controlli continui soprattutto sui due principali indiziati: Stir e biodigestore. Il raggio d'azione però si è esteso anche a canali, discariche e depuratori.

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