Morto medico del Covid Hospital di Boscotrecase, diceva ai colleghi:
«Tornerò in corsia»

Morto medico del Covid Hospital di Boscotrecase, diceva ai colleghi: «Tornerò in corsia»
di Francesca Mari
Giovedì 12 Novembre 2020, 18:15 - Ultimo agg. 13 Novembre, 07:25
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Era un medico del reparto di Medicina del Covid Hospital di Boscotrecase finché non ha contratto il virus ed è diventato un paziente dell’ospedale. Un paziente che, però, è rimasto medico fino all’ultimo quando ha capito che il Covid lo stava sovrastando e così ha chiesto ai suoi colleghi di essere trasferito in rianimazione. Lì dove è morto questo pomeriggio, dopo 15 giorni di lotta contro il subdolo nemico, Antonio Casillo, medico del Covid Hospital di 57 anni e sesto morto della drammatica giornata per il nosocomio all’ombra del Vesuvio.

Casillo era stato uno dei primi operatori sanitari ad infettarsi: dopo di lui altri 50 tra medici e infermieri dell’ospedale in cui è esploso uno dei più importanti focolai relativi al personale.

Il medico era ricoverato da 15 giorni nel reparto di Pneumologia, perché fin dal principio aveva problemi respiratori, poi tre giorni fa ha chiesto ai colleghi di essere trasferito in rianimazione. Residente a San Giuseppe Vesuviano, il medico lascia la moglie e due figlie. Era arrivato al Covid Hospital a marzo, durante la prima fase della pandemia, ma aveva esperienza nei Pronto soccorso e aveva lavorato anche al Nord con la Protezione Civile. Aveva problemi di ipertensione e sovrappeso, ma nessun altra patologia.

 

Commossi lo ricordano i colleghi dell'ospedale e la direzione strategica e sanitaria alla guida di Savio Marziani e Gaetano D’Onofrio, oltre al direttore generale Asl Na A3 Sud Gennaro Sosto. «Siamo affranti - dice Pasquale Abate, primario del reparto di Medicina- un colpo terribile. Io ho perso un amico e un collega. Abbiamo frequentato lo stesso liceo e dopo 40 anni l’ho ritrovato in ospedale. Lui inizialmente, secondo me, non sapeva di essere infetto, ha continuato a lavorare sottovalutando i sintomi. Quando l’ho sentito affannare gli ho consigliato subito il ricovero. Era lui a dare coraggio a noi, a dirci che sarebbe presto tornato a lavorare in corsia. Poi da 3 giorni il silenzio, e la morte. È andata così, non doveva andare così. Era una roccia, gentile ed aggregante. Una grande persona».

Al Mattino, inoltre, arriva una lettera dei suoi colleghi e amici a lui dedicata: 

«Caro Antonio, 

nessuno di noi avrebbe mai immaginato che questo giorno sarebbe arrivato così all'improvviso e che saremmo stati qui a ricordare insieme la bell persona che sei, il tuo coraggio e la tua determinazione, il tuo entusiasmo e la tua forza, la tua grinta e la tua allegria, infine - ma non per importanza - la tua generosità e il tuo altruismo. Hai lottato in prima fila come tutti noi, pagando il prezzo più alto per Amore e dedizione al nostro lavoro. Ora sei sole, aria, vento in sella alla tua moto ed arriverai sempre più in alto, dove finisce il cielo e ti vedremo riflesso in un arcobaleno. I tuoi colleghi, I tuoi amici». 

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