Movida a Napoli, ai Baretti di Chiaia nasce la rete per difendere i minori

L'appello al sindaco Manfredi, al prefetto Palomba e al questore Giuliano

Baretti, nasce la rete per difendere i minori
Baretti, nasce la rete per difendere i minori
di Giovanni Chianelli
Giovedì 12 Gennaio 2023, 11:00
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Movida violenta, è allarme. Tanto che c'è qualcuno che invoca lo stato di emergenza e costituisce un comitato civico per la tutela dei minori. Succede a Napoli, a Chiaia, dopo che sabato scorso si è verificato l'ennesimo episodio di criminalità che ha coinvolto dei giovani: «Alcuni hanno esploso tre colpi di pistola in aria mettendo a repentaglio la vita di tutti i ragazzi presenti, sia per i proiettili vaganti che per l'effetto mandria impazzita che crea spesso più morti e feriti dei colpi stessi» scrivono i promotori del comitato che nel giro di due giorni ha raggiunto le 400 adesioni.

Sono professionisti e commercianti, genitori e nonni, ma anche giovani e abitanti di altre zone di Napoli. Preoccupati per l'escalation di atti di violenza e da chi non fa nulla per contrastarli: «La città non è di chi spara, di chi si arma, di chi aggredisce, di chi la mortifica ogni giorno. La città è anche di noi napoletani gentili, onesti, silenziosi». La lettera è indirizzata al sindaco Gaetano Manfredi, al prefetto Claudio Palomba e al questore Alessandro Giuliano. Chiede ufficialmente di dichiarare lo stato di emergenza, almeno per la prima municipalità, per un motivo preciso: «Solo in un regime simile si possono richiedere forze straordinarie di presidio del territorio» spiega Fabiana Sciarelli, docente universitaria, tra gli ideatori del comitato e dell'appello.

Così i firmatari sperano di inchiodare le istituzioni alle loro responsabilità: «Nel caso in cui non verranno adottate le misure necessarie vi riterremo personalmente responsabili, secondo l'articolo 328 del codice penale, di ogni funesto accadimento che deriverà». 

Il fattaccio di sabato non è l'unico: «Da quando è finito il lockdown ricordiamo quelli nell'area pedonale di Chiaia, a Marechiaro, sulle spiagge di Posillipo e tanti altri, sempre nella nostra municipalità e sempre a danno di ragazzi per mano di coetanei» dice la Sciarelli. Nella sua analisi non si limita alla prima municipalità e vede la diffusione di un'atmosfera da Far west in tutta Napoli. «Da una parte c'è chi si comporta come se il territorio fosse il suo, impugnando le pistole e seminando il panico». Dall'altra, dice, c'è una inattività istituzionale altrettanto colpevole. «Non vogliamo la militarizzazione dei posti ma garanzie di sicurezza. E fare ognuno la propria parte con occhi, mentre e braccia: non ci tiriamo indietro se si tratta di intervenire, con le nostre capacità, ma desideriamo che l'amministrazione e gli enti di controllo ci ascoltino». 

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Tra chi ha aderito al comitato ci sono anche i giovani. Giovani come Iole Raccuglia, 17 anni, studentessa all'Umberto e nominata responsabile dell'area giovani di questa rete neonata: «Penso sia decisivo agire in prima persona, rivogliamo le nostre zone di svago. Sono mesi che ho paura di uscire di casa e non solo nella cosiddetta zona dei baretti. Anche al Vomero e al centro storico si rischia di brutto». Insomma, la risposta non può essere non uscire più di casa, specie dopo anni di pandemia. Ma bisogna farlo in tranquillità e la ragazza ha la sensazione che le istituzioni si mostrino per lo più quando c'è da punire, mentre la tutela della sicurezza venga trascurata: «Sacrosanto che vengano multati motorini e auto in sosta vietata, ma vorremmo lo stesso zelo quando si tratta di contrastare i fenomeni di violenza minorile, le stese e le baby gang». Giuseppe Tuccillo ha solo 4 anni in più di lei ed è già consigliere della prima municipalità. Studia legge e si dichiara «stufo, ormai non c'è più tempo per le analisi sociologiche. Assurdo pensare che per incontrare gli amici si possa andare incontro a una sparatoria, e questo solo per il fatto di essere uno che ha studiato, di non essere cresciuto nella cultura della violenza». Per lui la petizione e le attività del comitato non hanno colore politico: «Non incolpiamo direttamente Manfredi, ma gli chiediamo di far sentire la presenza dell'amministrazione». 

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