È proprio subito dopo le due di notte - l'orario di chiusura imposto dall'ordinanza comunale in arrivo - che il quadrato dei baretti di Chiaia raggiunge la massima capienza. Il traffico di corpi e drink, fino alle 4, è così intenso che la movida si trasforma in una lenta litania alcolica, in una processione a passo di lumaca e cicchetti. Le auto incastrate in vico Belledonne, i sorrisi, le discussioni, gli amori e gli scherzi dei teen-ager. In quei momenti, giovani e giovanissimi diventano i chicchi di riso in un pacco sottovuoto. I vicoli dei Quartieri Spagnoli, Mezzocannone, Nilo e Monteleone, invece, si erano riempiti già prima, intorno alle 22 e fino a notte inoltrata, con concerti di fisarmoniche, nacchere e tamburi. È l'effetto ultima bolgia, dell'ultimo sabato di festa senza orario, l'ultima notte prima dell'ordinanza successiva alle violenze delle ultime settimane che - come riferito da Palazzo San Giacomo - dovrebbe essere pubblicata oggi, coi gestori già pronti per il ricorso al Tar.
Raccontiamo dalla strada i nodi più critici della movida e le sue eterne contraddizioni. Da un lato, i residenti di via Bisignano, piazzetta Rodinò, vico e vicoletto Belledonne, che di notte diventano ostaggio degli schiamazzi e si sentono prigionieri nei loro appartamenti. Dall'altro i gestori, che a notte fonda producono indotto, occupazione, e rispondono alla caotica domanda del divertimento da parte dei giovani. Arrivano tardissimo, e da ogni parte della città. «Da Miano», «dai Colli Aminei», «da piazza Nazionale», «da piazza Carlo III». Sono oltre 30 i baretti di Chiaia. Più o meno la metà delle attività, qui, lavora specialmente dall'una in poi. Una di queste è il Millys, in vicoletto Belledonne: «Le chiusure anticipate, per cui stiamo organizzando il ricorso al Tar, mandano in fumo l'80% degli incassi - dice il titolare Roberto Galdieri - Dovrò licenziare l'80% dei dipendenti.
In via Nilo, intanto, per l'ultimo sabato di deregulation suonavano i tamburi. Poi, via al concerto di fisarmoniche e nacchere fino alle prime ore del giorno. Il copione è sempre lo stesso: festa da un lato, irritazione dei residenti dall'altro. Lo stesso fiume di gente nella zona della mensa occupata di Mezzocannone e dalle parti di Calata Trinità Maggiore. Le mascherine - come a Chiaia - sono un ricordo nelle affollate vie della movida. E - come a Chiaia - più di un minorenne riesce a procurarsi alcolici, complici i gestori - non tutti - che non rispettano le regole e i distributori automatici di birre. Restando in centro, è da segnalare la situazione critica nei vicoli dei Quartieri Spagnoli: spazi strettissimi, dove i controlli faticano ad arrivare. Eppure, gli agenti sono scesi in campo. Ieri la Polizia Locale ha controllato 41 attività sul lungomare, nelle aree di Chiaia, al Vomero e nel Centro Storico: 21 verbali per occupazione abusiva di suolo pubblico, per la mancata differenziazione dei rifiuti e per la diffusione di musica senza autorizzazione di impatto acustico. Altri 388 controlli per la normativa anti-Covid su titolari e clienti: 7 verbali per il mancato controllo e possesso del Green pass e per il mancato uso della mascherina all'interno dei locali.
Sul medio-lungo termine, la prospettiva di una delocalizzazione del by night lontano dai luoghi abitati - promessa da Manfredi già in campagna elettorale - si pone come una delle più efficaci soluzioni del rebus movida, come freno ai contrasti sempre più intensi tra residenti e cittadini. Chiaro però che, senza investimenti pubblici, sarà complicato vincere la scommessa. Nel prossimo futuro, invece, è in vista una battaglia legale tra gestori del by night e Comune. Il ricorso al Tar è già annunciato, e più di un imprenditore annuncia sit-in e proteste con l'entrata in vigore della delibera, che prevede la chiusura all'una durante la settimana e alle due nei weekend. Più l'interruzione della musica da mezzanotte e il divieto di vendita di alcolici per supermarket e alimentari.