Rispoli, collezionista di ferri chirurgici: «Il mio museo delle Arti Sanitarie ha un'anima»

Rispoli, collezionista di ferri chirurgici: «Il mio museo delle Arti Sanitarie ha un'anima»
di Maria Pirro
Lunedì 8 Febbraio 2021, 10:00 - Ultimo agg. 10:01
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Il museo delle arti sanitarie, a Napoli, l'ha voluto lui. Con la tenacia dei collezionisti veri. «Ho raccolto 12700 ferri vecchi e strumenti del mestiere», riepiloga Gennaro Rispoli, chirurgo e storico della medicina, custode di 27mila pezzi tra reperti rari e volumi. Un'infinità. E lo fa con puntiglio e orgoglio perché l'anima delle cose è qualcosa a cui tiene da sempre, oggetti che custodiscono meglio di altri un profondo segreto: hanno salvato vite umane. La sua identità diversa è inconfondibile già alla vista: il professionista ha i capelli folti e gli occhiali in celluloide poggiati sulla fronte; indossa un jeans scuro, la giacca a quadri con un colorato fazzoletto di seta nel taschino; tra le dita, regge mezzo sigaro. A 71 anni sembra conservare anche lo stesso spirito di quando si ritrovò, quasi per caso, in sala operatoria.

«Mi iscrissi a Medicina perché volevo curare mia madre ammalata e, per imparare a farle le siringhe, iniziai ad andare, come volontario, al Cardarelli.

Così mi ritrovai a fare l'aiuto in una notte nera, perché gli ospedalieri erano impegnati a salvare il loro primario. Un caposcuola che morì prima dell'alba. Ma, a me, piacque, e molto, quel primo contatto con gli organi e la vita stessa».

Tanto da non voler smettere più: «Continuo a operare i miei pazienti, quest'attività mi ha impegnato a tempo pieno e mi ha portato a Parigi e Strasburgo come allievo di Duhamel, Loygue, Grenier», riepiloga con orgoglio il suo curriculum formato europeo dai caratteri fitti che contengono i vari incarichi avuti, in qualità di primario, «dall'età di quarantuno anni», e gli oltre 10 «con responsabilità di formazione in proctologia e chirurgia colonrettale». Tecnicismi indicati una riga sopra dell'impegno per la tutela dei beni storici e artistici della Asl partnopea, la loro catalogazione, le mostre (una sui vaccini è in corso, l'allestimento realizzato alla Mostra d'Oltremare) e le pubblicazioni di tipo divulgativo. Rispoli è autore di diversi volumi. L'ultimo, di 470 pagine, s'intitola Scienza carità arte negli antichi ospedali d'Italia, segue L'ospedale del reame e La collina sacra. Passeggiate sull'acropoli di Neapolis: l'altura di Caponapoli tra mito e storia magia e religione, alchimia e scienza medica.Questo non è riportato su carta, ma il complesso monumentale degli Incurabili trapassa la memoria grazie al camice bianco che qui ha prestato servizio a lungo. Ed è l'unico rimasto in queste stanze, dopo il crollo e la chiusura dei reparti. Il museo è infatti il luogo accessibile, a pagamento e su prenotazione, dal lunedì al venerdì, passando davanti a una mini-discarica a cielo aperto, tra i tubi innocenti e sotto l'albero di magnolie che ricorda un'altra avventura partenopea, la rivoluzione del 1799. Igienizzate le mani, si può viaggiare nei secoli accompagnati spesso dalla guida d'eccezione che mostra gli strumenti esposti su quattro piani. «Ci sono anche quelli toccati da Giuseppe Moscati», dice e ricorda con emozione le donazioni ricevute dai suoi discepoli per ricreare il suo studio e le preghiere di gente del quartiere davanti a un inginocchiatoio e alla Madonnina sottratta al reparto. Attraversando i principali ambienti, si trovano le dediche ad altri maestri eccezionali, da Domenico Cirillo e Domenico Cotugno, ma anche bandiere della Croce rossa, barelle usate nel primo e secondo conflitto bellico, bacinelle da salasso, attrezzi per l'aborto, dentiere e tre trapani a pedali, disegni incorniciati che lanciano la campagna anti-carie nelle scuole. Ma le stampe sono decisamente e i dipinti di valore sono sistemati accanto a quadri moderni realizzati gratuitamente per esporli. «Questa struttura non riceve contributi pubblici e si regge grazie ai volontari dall'associazione culturale Il Faro di Ippocrate che ho voluto fortemente, e ha fondato il museo dei 150mila ticket all'anno staccati prima dell'emergenza Covid».

Sua l'intuizione, mista a ostinazione, nel voler conoscere la storica Farmacia: «Esempio di antica spezieria, con straordinari vasi in maiolica, già rimasta chiusa per trent'anni. Oggi la speranza è che si riesca quanto prima a recuperare l'intero sito», è l'invito a fare presto. «Questo luogo racchiude la memoria, ma anche altro». Per capire cosa voglia dire, bisogna tornare alle origini di questa vicenda privata e collettiva insieme. «Cominciai ad accumulare libri antichi, quando ne presi uno, dell'Ottocento, per poche lire, studiando anatomia e mi resi conto che era più interessante fare il confronto tra medicina e tecniche. Da allora non smisi più di prepararmi agli esami in questo modo». La lezione del passato torna a essere utile nel presente, ma è più di un insegnamento: Rispoli con quel patrimonio abnorme che porta sulle spalle è anche uno storico del momento. «Un testimone scomodo», conclude.

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