Napoli, aperta un'inchiesta su Port'Alba: ​«Omissioni pubbliche e private»

La Procura manda vigili e carabinieri nel condominio dell’arco seicentesco

L'arco di Port'Alba
L'arco di Port'Alba
di Leandro Del Gaudio
Sabato 18 Novembre 2023, 23:36 - Ultimo agg. 20 Novembre, 07:58
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Puntano a definire gli ambiti di competenza, quindi a mettere a fuoco le rispettive responsabilità. Vogliono capire cosa è accaduto e come è potuto accadere. Due blitz a stretto giro, parte l’inchiesta su Port’Alba, si muove la Procura. Mancavano pochi giorni alla notte bianca di venerdì scorso, per sensibilizzare le istituzioni a salvare dal degrado l’arco seicentesco, quando non passa inosservata la presenza di forze dell’ordine. In campo ci sono gli agenti della polizia municipale agli ordini del comandante Ciro Esposito e i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Napoli, agli ordini del comandante Massimiliano Croce. Approcci diversi, un solo obiettivo: stabilire le responsabilità del degrado che da decenni sta consumando la volta di Port’Alba, ma anche trovare una soluzione per il rilancio dell’antico varco al cuore della città. 

Un sopralluogo congiunto, coordinato dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, titolare delle indagini che riguardano la tutela del patrimonio artistico e monumentale partenopeo.

Indagine che punta ad usare il bisturi di fronte a una realtà che sotto il profilo amministrativo si presenta abbastanza intricata. Primo step, doveroso: distinguere pubblico e privato. Sbrogliare l’intreccio di competenze nella gestione di uno spaccato urbanistico unico al mondo. Capire chi aveva la responsabilità di intervenire e non lo ha fatto. Parliamo del più antico varco nato per separare due città, quella degli antichi mercati disseminati sull’asse viario che conduceva ai palazzi del potere politico e quello delle botteghe di artigianato, di musica e di librai. La Porta è un ibrido, nel senso che è abitata da condómini, in una struttura che fa parte di beni comunali. Facile intuire che ora i pm vorranno vederci chiaro a proposito di un braccio di ferro che è sorto tra le due parti - pubblico e privato - per la riqualificazione del varco cittadino. 

 

Come è noto ai lettori de Il Mattino, c’è un contenzioso dinanzi al giudice civile, nel corso del quale è stato nominato un perito che entro gennaio dovrà depositare in Tribunale la propria relazione. Un atto - facile a dirsi - destinato ad entrare nel fascicolo aperto in questi giorni, sull’onda d’urto dell’indignazione popolare e dell’inchiesta condotta sulle colonne di questo giornale. Ma non è tutto. Al centro delle indagini, finiscono anche le segnalazioni, gli allarmi, le richieste di interventi che hanno scandito anni di silenzio e di inerzia amministrativa. Stando a quanto emerso fino a questo momento, infatti, in più di un’occasione sono stati lanciati sos sulla gestione dell’intero complesso monumentale: da tempo erano stati riscontrati segnali di smottamento, infiltrazioni, cedimenti, crolli di parete. Come è noto a chi e assiduo frequentatore della zona, da tempo ormai imprecisato è stata piazzata una rete di contenimento per impedire danni ai passanti. Un punto frequentato da migliaia di passanti tecnicamente imbracato alla men peggio. Quando è stata apportata la modifica? E di chi è la manutenzione del rattoppo? Scenario che impone acquisizioni documentali a stretto giro. Ed è in quest’ottica che gli inquirenti dovrebbero chiedere carte e relazioni, oltre che all’amministratore di condominio, anche negli uffici comunali e in Sovrintendenza, alla luce dei vari interventi incidentali che hanno caratterizzato e scandito la gestione di porta Alba.

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Luogo identitario, Port’Alba. Anche da qui è partito il rilancio del centro storico, nella prima parte degli anni Novanta, ed è in questa zona che si concentrano interessi immobiliari legati alla ristorazione e alla ricezione turistica in genere. Ed è ancora nel perimetro dei due decumani che si concentra il grosso degli interventi del nucleo tutela patrimonio culturale di Napoli. Una trentina negli ultimi anni, che hanno tutti lo stesso canovaccio: la definizione delle responsabilità tra pubblico e privato, la messa in sicurezza del bene oggetto di indagine, eventuali diffide a intervenire, con tanto di capi di accusa da notificare ad amministratori privati o a dirigenti pubblici. Una strategia che potrebbe ripetersi per l’arco seicentesco che unisce la zona di piazza Dante con quella di piazza Bellini e dei Decumani, su cui è destinata a pesare anche la valutazione di alcuni passaggi amministrativi: parliamo di pareri per la realizzazione di interventi o di manufatti (in genere si tratta di superfetazioni), ma anche per condonare locali o corredi estetici che potrebbero aver appesantito l’intera volta. Possibile che la Procura disponga una perizia per la definizione dei danni arrecati dopo anni di stasi amministrativa. Uno scenario che attende ora le informative di polizia giudiziaria di carabinieri e municipale, in vista dei prossimi step dell’inchiesta.

Una vicenda investigativa che va calata in una più ampia strategia che abbraccia anche altri monumenti del centro cittadino. Non è un caso che in questi mesi la Procura di Napoli sta verificando le procedure legate al restauro del Conservatorio, altro punto su cui in questi giorni Il Mattino ha sollevato l’attenzione dell’opinione pubblica. Uno scenario simile ma non identico, dal momento che - nel caso del Conservatorio - sarà necessario accertare i progetti in campo rispetto ai finanziamenti resi disponibili almeno sulla carta.
 

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