Napoli, aggressioni ai medici del San Paolo e quel video choc: «Ti sputo in faccia»

Altri due episodi in un giorno

L'ospedale San Paolo di Napoli
L'ospedale San Paolo di Napoli
di Ettore Mautone
Sabato 6 Gennaio 2024, 22:55 - Ultimo agg. 8 Gennaio, 07:56
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Aggressioni, insulti e violenze contro il personale sanitario: altri due casi in poche ore. È un video choc quello condiviso sulla pagina Facebook dall’Associazione Nessuno Tocchi Ippocrate: sono le 17,30 del 5 gennaio, al San Paolo di Fuorigrotta un parente di un paziente ricoverato in pronto soccorso per nausea e vomito inveisce apostrofando con irripetibili epiteti prima contro una dottoressa e poi un altro medico di turno. In un napoletano stretto lamenta una presunta inidonea assistenza ricevuta: «Vuoi vedere che ti sputo in faccia? Non mi devi guardare…se vi acchiappo a Napoli vi faccio questo e quello…» e tante altre volgarità gratuite e assurde. 

Poche ore prima dello stesso giorno, dall’altro lato della città, ai limiti della provincia nord, al pronto soccorso di Villa dei Fiori di Acerra, un anziano paziente firma le dimissioni volontarie ma un parente non è d’accordo e dopo un breve e animato confronto con il personale non trova di meglio che mettere le mani addosso agli infermieri.

Siamo dunque alla settima aggressione (senza contare quella di Castellammare) in sei giorni registrate sul territorio della Asl Napoli 1 e Napoli 2. Una media impressionante: «La misura è colma - dice Ruggiero - siamo esausti, un’aggressione al giorno è intollerabile».

«Questa piaga andrebbe analizzata in maniera approfondita, politicamente neutra rispetto alla polemiche sollevate invece all’indomani di ogni episodio - avverte Antonio De Falco, leader regionale dalla federazione Cimo-Fesmed - l’evento di Castellammare rimanda al profilo delinquenziale di un violento che non ha rispetto nemmeno di una donna inerme che sta facendo il proprio lavoro. Possiamo poi dire che un medico che comunica il decesso di un paziente ai familiari e viene brutalmente malmenato sia la conseguenza di un sistema sanitario insufficiente? Oppure è una questione culturale e di ordine pubblico? È evidente - conclude De Falco - che esistono difficoltà organizzative, carenze di risorse e di personale che possono incidere ma la disorganizzazione è figlia di molte cause. Da dati Agenas ad esempio emerge che la mortalità per tutte le cause e la minore aspettativa di vita per tassi standardizzati tra le regioni è direttamente proporzionale alla minor quota di accesso procapite al fondo sanitario nazionale e così Campania, Calabria e Sicilia risultano le più penalizzate». 

Video

«Il reclutamento del personale - aggiunge Lino Pietropalolo segretario regionale della Cisl medici - vede disertate, in tutta Italia, la metà delle borse di studio messe a concorso nelle discipline di Anestesia e Medicina di urgenza. La risposta può essere regionalizzare contratti e stipendi come sarà con l’autonomia differenziata?». «Esiste in tutta Italia una difficoltà oggettiva a popolare corsie di area critica - dice ancora Giuseppe Galano segretario regionale Aaroi Emac (Anestesisti e rianimatori) - e molti grandi e piccoli pronto soccorso ovunque in Italia sono sguarniti. Il 50 per cento delle borse di specializzazioni in queste discipline non vengono assegnate». «Si parla tanto di bilanciamento tra ospedale e territorio - conclude Pina Tommasielli medico di famiglia esponente della Fimmg - ma la medicina di famiglia rappresenta di fatto l’unico filtro agli accessi impropri nei pronto soccorso e il Pnrr non prevede fondi per assumere». «Le aggressioni - conclude Ruggiero - dovrebbero unire politica e istituzioni in un fronte comune per studiare meglio i casi e adottare misure efficaci di ordine pubblico, organizzative, strutturali e di personale».

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