Ugo Russo, baby rapinatore ucciso a Napoli: spunta un nuovo altarino abusivo in via Santa Lucia

Ugo Russo, baby rapinatore ucciso a Napoli: spunta un nuovo altarino abusivo in via Santa Lucia
di Valentino Di Giacomo
Sabato 3 Aprile 2021, 00:00 - Ultimo agg. 18:20
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«Oltre le nuvole, 6 16». Parole e codici scritti sui muri come avveniva fino a qualche tempo fa a Forcella per celebrare il baby-boss Emanuele Sibillo (ES 17). Stavolta però non si celebra un giovane capoclan, ma un ragazzino di 15 anni che una notte di un anno fa trovò la morte nel tentativo di rapinare con una pistola-replica un carabiniere fuori servizio. L’altarino, il terzo dedicato al ragazzo, è in via Santa Lucia, lì dove l’adolescente fu colpito dal militare. C’è la foto grande di Ugo, sul marciapiede un collage con altre immagini, dei fiori e poi tante scritte. Disegni di cuori, frasi tenere, poi tre numeri come si usa da qualche tempo nelle strade di Napoli per celebrare criminali e capoclan. 6 e 16 stanno ad indicare le lettere «F» e «R»: si legge quindi «Famiglia Russo», eppure quella di Ugo non è una famiglia che comanda piazze di spaccio o è al vertice di qualche sistema della camorra. È bastata soltanto la notorietà del caso a suscitare in qualcuno - probabilmente un ragazzino - l’accostamento del caso di Ugo con i criminali organici ai sodalizi camorristici. Quei tre numeri nascondono tutto un mondo di come viene percepita nel ventre dei Quartieri Spagnoli la vicenda del ragazzino ucciso: fino ad oggi questo genere di celebrazioni con murales e altarini, per la gran parte, sono sorti soltanto per criminali di un certo spessore. «Se c’è questo risalto mediatico - deve essere stato l’inconsapevole retropensiero di chi ha apposto quei numeri - allora Ugo va celebrato come si fa con i boss più famigerati». E invece, chi intende ricordare Ugo, lo fa soltanto perché si trattava di una vita spezzata troppo in fretta. Ora invece viene ricordato alla stregua dei baby-boss pure se Ugo non lo era.

In via Santa Lucia, a due passi dalla sede della Regione, di tanto in tanto viene lasciato qualche fiore, ma più di altro scritte sui muri. Se sul murale in piazza Parrocchiella, al centro dei Quartieri Spagnoli, pende ora una decisione del Tar sull’ordinanza del Comune di Napoli che ha deciso di rimuovere il dipinto, restano invece i due altarini abusivi. Uno è un grande altarino in pietra edificato in un vicolo parallelo alla Pignasecca lo scorso maggio, l’altro è questo estemporaneo sorto sul luogo della morte del ragazzino.

Fino alla decisione del Tar il murale non potrà essere cancellato, ma i due altarini potrebbero essere rimossi come la Prefettura sta facendo con tante altre opere simili in vari punti della città. «Esaltare una figura criminale seppur molto giovane - spiega il consigliere regionale Francesco Borrelli, che da mesi sta combattendo la battaglia contro i simboli illegali - con un atto di vandalismo è qualcosa di indegno ed irrispettoso, per la città, per i cittadini ed anche per la stessa memoria del ragazzo morto. Già, perché è proprio questa esaltazione della vita di strada, della criminalità, dell’agire senza alcuna regola che ha spinto Ugo verso una morte precoce, se gli avessero inculcato altri valori a quest’ora non si parlerebbe di lui e sicuramente non avrebbe fatto la tragica fine che gli è toccata».

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«Non ci vengano a dire - continua l’esponente di Europa Verde - che in certe realtà che non ci sono alternative, fortunatamente la stragrande maggioranza delle persone che vive situazioni difficili in quartieri ancor più difficili sceglie di non delinquere. Ugo aveva poi soltanto 15 anni, aveva tutto il tempo per imparare un mestiere, per costruirsi un futuro dignitoso ed invece ha scelto, o meglio è stato spinto a scegliere, di andare a fare le rapine. Chiediamo, a nome di tutti i cittadini che vogliono il ripristino della legalità ma anche in nome di tutti quei ragazzi che non dovranno seguire l’esempio di Ugo e dei criminali, di far rimuovere questo vergognoso altarino, e bisogna farlo subito. L’esaltazione dei delinquenti ed il permissivismo che si sono perpetrati negli ultimi decenni ha creato un degrado culturale e sociale senza precedenti, è ora di invertire la rotta». Due altarini e un murale meta di pellegrinaggi. Non sorprende se qualcuno ha mitizzato la figura di questo povero ragazzino morto troppo presto.
 

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