Napoli, bufera specializzandi a Medicina; il prof: «Non devono sentirsi declassati, è previsto dal percorso formativo»

Parla Salvatore Cappabianca, direttore dell'Unità operativa complessa di radiologia

Salvatore Cappabianca
Salvatore Cappabianca
di Maria Chiara Aulisio
Domenica 12 Novembre 2023, 10:21 - Ultimo agg. 11:31
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Salvatore Cappabianca, direttore dell'Unità operativa complessa di radiologia dell'Università Vanvitelli - e direttore del Dipartimento assistenziale integrato di diagnostica per immagini, radioterapia, area critica e terapeutica - se da un lato si rende disponibile a incontrare gli specializzandi, o i loro rappresentanti, per ascoltarne le ragioni, dall'altro ci tiene a sottolineare che quelle mansioni così poco gradite fanno parte del percorso formativo.

Professore, sta dicendo che il lavoro di segreteria che i neo medici svolgono ogni mattina al piano terra della Radiologia dell'Università Vanvitelli rientra nel programma di studio?
«Chiariamo subito: si tratta di un lavoro di accettazione e non di semplice segreteria e poi sì, è proprio così.

Si chiama "gestione informatica" e fa parte delle direttive ministeriali».

Rispondere al telefono che squilla continuamente - o alla richiesta di generiche informazioni da parte di pazienti e parenti - pure rientra nella "gestione informatica"?
«Se rispondono al telefono, o a domande improprie, è solo perché vogliono farlo: nessuno glielo ha mai chiesto. In ogni caso quello di cui devono occuparsi è la registrazione dei dati per poi procedere al consenso informato».

Tutto qui?
«Volendo essere più precisi il lavoro degli specializzandi consiste nel ritirare la richiesta che arriva dal paziente, attraverso il cup o direttamente dal reparto, registrarla dal punto di vista medico, e poi gestirla in base alle liste di prenotazioni che abbiamo. In buona sostanza acquisiscono l'anamnesi e il consenso informato e consegnano tutta la documentazione nelle mani del radiologo che la firmerà. Posso garantirvi e dimostrare che tutto ciò rientra nel percorso formativo».

E quanto dura questa fase di gestione burocratica del paziente?
«Solo un mese. Nessuno di loro lavora in accettazione per più di trenta giorni».

Gli specializzandi ritengono che non sia proprio così. Parlano di periodi ben più lunghi.
«Non è vero, anzi vi dirò di più: a fare accettazione sono solo i medici iscritti al primo anno di specializzazione, quelli che ancora non possono stare in sala raggi».

Quindi non è mai successo che gli specializzandi abbiano lavorato in accettazione per oltre un mese?
«Forse sì ma di rado. Potrebbe essere accaduto che a qualcuno sia stata riattribuita la stessa mansione in mancanza di nuovi specializzandi».

Può capitare, quindi.
«Quando ci sono ritardi nelle iscrizioni può capitare».

E in questi casi invece di raddoppiare i turni ai giovani medici in formazione l'Università non potrebbe demandare l'incarico al personale amministrativo di cui dispone?
«No, non è possibile. Il personale amministrativo non ha alcuna competenza in materia: si tratta di un lavoro da medico o da tecnico di radiologia».

E questa è un'altra nota dolente. Gli specializzandi affermano che i tecnici si rifiutano di fare accettazione perché non gli spetta e tutto il lavoro finisce su di loro che non possono rifiutarsi.
«Neanche questo è vero, i tecnici di radiologia non si rifiutano affatto».

È sicuro?
«Siamo chiari: dirigo un Dipartimento dal quale dipendono circa cento persone, non faccio il controllore e nemmeno posso passare la mia giornata a pattugliare. A me tutto questo non risulta. In ogni caso ci tengo a dire che sono a disposizione di tutti gli specializzandi, per qualunque problema o difficoltà possono rivolgersi me. Sono pronto ad ascoltarli e a risolvere insieme, quando è possibile, i problemi e le difficoltà che hanno».
 

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