Napoli, ucciso durante il tatuaggio: era per il figlio ammazzato

Napoli, ucciso durante il tatuaggio: era per il figlio ammazzato
di Leandro Del Gaudio
Sabato 2 Gennaio 2021, 11:32
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Si stava facendo tatuare sul braccio sinistro una croce con il nome del figlio ucciso mentre metteva a segno una rapina. Era l'una di notte del 31 dicembre, quando un killer ha sfondato la finestra di un terraneo e ha preso bene la mira: ha esploso almeno sei colpi, tre dei quali sono andati a segno, colpendo l'obiettivo prefissato, il quarantenne Ciro Caiafa.

Ucciso nel basso dove abitava, al numero 12 di via Sedil Capuano, in zona Tribunali, a due passi dalla curia arcivescovile.

Inutile la corsa in ospedale, al Pellegrini, niente da fare per il 40enne, centrato al torace da una pistola calibro 7,65.

È il padre di Luigi, il rapinatore 17enne ucciso all'alba del 4 ottobre scorso in via Duomo per mano di un agente di polizia. Destini segnati - rapine, traffici di droga e regolamenti di conti - che si sono abbattuti su un intero nucleo familiare. Prima il figlio, poi il padre. Due mesi di dolore e morte, qui in zona Tribunali. Ma torniamo al momento dell'agguato. Guardiamo il killer in azione: ha lo scaldacollo, il berretto con visiera, tuta, felpone e giubbotto scuro. Kit d'ordinanza. Ha seguito il tatuatore e sa bene che all'una di notte, nella parte del terraneo usata come soggiorno cucina ci sono molte persone. Ma non si perde d'animo. Forza la finestra, spara e ammazza. Resta ferito di striscio il tatuatore, momenti di terrore in casa, dove erano presenti anche la moglie di Ciro Caiafa, che si stava facendo fare la messa in piega da un'altra donna, e altri due figli della coppia. Giovanissimi entrambi. Hanno visto il padre ucciso, dopo aver perso un fratello di soli 17 anni.

 


MURALES E ALTARI
Una casa diventata punto di riferimento per molti, proprio all'indomani dell'omicidio del giovane rapinatore. Non lontano dal basso, sono spuntati in questi mesi un murale dedicato al 17enne, ma anche una sorta di altare laico da omaggiare con baci e segni della croce da parte degli amici della zona. Immagini iconiche, subito postate sui social, con tanto di invettive e offese a polizia e carabinieri, oltre ad essere riprodotte da immancabili tatuaggi. Una moda o un atto di devozione a cui non aveva rinunciato neppure Ciro Caiafa. Quaranta anni, precedenti di polizia per fatti di rapina e di droga (legati per lo più alla famiglia Papi), originario dei Quartieri Spagnoli, ma trapiantato da anni in zona Decumani. Aveva un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, si stava probabilmente organizzando per un evento da organizzare proprio il 31 dicembre. Una commemorazione del figlio, che lo aveva spinto a contattare L.D.M., un parente esperto di tatuaggi, nonostante la legge impedisse raduni in casa, (era scattata da un'ora la zona rossa). Il killer ha studiato la scena ed ha agito a colpo sicuro. Ha atteso che Ciro Caiafa si accomodasse sulla poltrona del soggiorno e allargasse le braccia per il disegno. Poi l'irruzione e il fuoco.

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Ma su cosa puntano ora gli inquirenti? Indaga la Dda, grazie al lavoro del pm anticamorra Giuseppe Visone, che ha coordinato gli interrogatori e condotto le indagini delegate ai carabinieri del reparto operativo del tenente colonnello Christian Angelillo. Si batte la pista della droga, in uno scenario in cui viene escluso ogni collegamento tra l'omicidio del padre e quello del figlio. In questo senso, l'agguato di via Sedil Capuano va ricondotto a una probabile riorganizzazione delle piazze di spaccio di droga all'ombra dei decumani. È il principale motore economico della zona, specie in un periodo in cui food, artigianato e ricezione alberghiera sono rimasti congelati dall'avvento del Covid.

Una polveriera, quella fetta di centro cittadino. Una zona su cui incidono le ormai ex paranze che diedero vita alla faida di Forcella nel 2015, ma anche soggetti ritenuti legati ai Mazzarella, che controllano alcuni vicoli e piazze all'ombra della Curia napoletana. Al vaglio degli inquirenti alcune immagini ricavate da telecamere (che potrebbero aver inquadrato la sagoma del killer con il cappellino e lo scaldacollo), mentre - su tutt'altro versante - si attendono gli sviluppi delle indagini a carico dell'agente di polizia indagato per l'omicidio del 17enne Luigi. Assistita dall'avvocato Giuseppe De Gregorio, la vedova di Ciro Caiafa chiede giustizia per la morte del figlio e del marito.

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