Napoli, il cimitero monumentale ridotto a giungla e a parcheggio

Napoli, il cimitero monumentale ridotto a giungla e a parcheggio
di Marco Perillo
Mercoledì 6 Giugno 2018, 11:08 - Ultimo agg. 7 Giugno, 17:15
3 Minuti di Lettura

«All'ombra de' cipressi e dentro l'urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?» si chiedeva Ugo Foscolo nell'incipit del suo carme dei Sepolcri. Se il grande poeta potesse vivere al giorno d'oggi e facesse un giro in questi giorni nel monumentale cimitero di Poggioreale troverebbe tutt'altro che l'ombra dei cipressi. Ma sterpaglie, siepi, erbacce varie cresciute a dismisura e non potete da mesi. E attorno, come se non bastasse, decine di automobili parcheggiate in maniera selvaggia.

No, non siamo in un luogo recondito dell'antico camposanto napoletano cominciato in epoca napoleonica e conclusosi nel 1837 sotto Ferdinando II di Borbone. Ci troviamo nell'area principale, nel cosiddetto «quadrato», il chiostro grande che ospita al centro la magnifica statua della Religione scolpita da Tito Angelini. È attorno a quest'ultima che sono cresciuti i rovi, nei pressi dei quali, complice il primo caldo estivo, proliferano insetti e trovano rifugio animali vari. Sotto lo sguardo severo di angeli di pietra addolorati, scintillano i cofani delle automobili che abusivamente entrano in quel luogo che potrebbe attrarre necroturisti da tutto il mondo - ebbene sì, esistono anche quelli.
 

 

Di poche settimane fa è la denuncia di Verdi e consiglieri comunali di parcheggiatori che spadroneggiano all'interno del cimitero. A ben guardare, ci sono ancora, a estorcere mance in giro. Come i tanti, troppi, sono gli extracomunitari che domandano insistentemente l'elemosina davanti alle cappelle, in compagnia dei diversi scooter che sostano sotto il colonnato del chiostro.

Esasperati gli stessi guardiani, che lamentano di essere stati abbandonati dal Comune proprio dopo l'aumento della tassa per il decoro. Un decoro che nel degradato cimitero appare solo un miraggio. Pensiamo al quadrato degli uomini illustri, una Spoon River della storia di Napoli divenuta emblema di decadenza.
«Ci hanno abbandonato racconta uno degli storici guardiani delle cappelle del camposanto e pensare che qui intorno, in questo quadrato ci sono le congreghe delle famiglie più importanti di Napoli. Pensate che dobbiamo tenere quasi sempre le porte delle cappelle chiuse e aprirle all'occorrenza perché ladri di etnia rom circolano da queste parti in cerca di rame o altri metalli, da rubare nei sepolcri. E intanto loro, qui a due passi, hanno un campo tutto nuovo in cui abitano. E noi in che condizioni dobbiamo lavorare? Non siamo nemmeno esenti dagli scippatori, che spesso si appostano tra una tomba e l'altra. La giungla che vedete qui di fronte è solo l'ultimo schiaffo, un'offesa ai vivi e ai morti».

Non è stato un anno facile per il cimitero di Poggioreale, toccato dal caso delle novantotto cappelle gentilizie chiuse e limitate dal Comune per una storia di compravendita illegale. Nello scorso mese di marzo, alcuni manifesti polemici contro il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e la sua amministrazione sono stati affissi da ignoti su alcune cappelle e manufatti.
Poi la sentenza dal tribunale a favore degli ex proprietari delle cappelle e la richiesta di un maxi-risarcimento. Dopodiché è sorto il giallo sulla gestione delle luci dei morti, con l'annullamento dell'affidamento del servizio alla Selav, che però, ha continuato a mandare i bollettini di pagamento del canone agli utenti, come «Il Mattino» ha raccontato di recente. Dal Comune assicurano che presto la situazione del decoro tornerà alla normalità, eppure a oggi le condizioni del cimitero monumentale appaiono simili a quella dei tanti beni del passato che per incuria e mancanza di fondi sono in malora.

© RIPRODUZIONE RISERVATA