Napoli. Cisl, contromossa della Lucci
ha già restituito 40mila euro

Napoli. Cisl, contromossa della Lucci ha già restituito 40mila euro
di Leandro Del Gaudio
Martedì 7 Febbraio 2017, 08:26
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Una formula neutra, volutamente burocratica, per provare a bloccare sul nascere insinuazioni e possibili rivendicazioni. «Causale errata», aveva scritto Lina Lucci nel mandare alle casse della Cisl una discreta sommetta: 40mila e ottocento euro, a dimostrazione della sua trasparenza, in perfetta buona fede. Un retroscenza che emerge dalle indagini che la vedono coinvolta nell'accusa di appropriazione indebita, in una fase cruciale della recente storia del sindacato regionale: siamo a metà del 2016, poche settimane prima del commissariamento, ma anche poco tempo prima che sulla sua gestione si abbattesse il sospetto di irregolarità, con il carosello di denunce e accuse iscritte in un fascicolo di indagine aperto dalla Procura di Napoli. Ma quello della restituzione di 40mila euro per una «causale errata» non è l'unico elemento che spunta dal caso Cisl.


Decine di testimoni ascoltati finora, acquisizioni di atti all'ordine del giorno, a confronto dinanzi al pm ci sono due versioni contrapposte. Uguali e contrarie: da un lato il dossier anti-Lucci, quello presentato dal commissario Piero Ragazzini ai magistrati di Napoli, un documento di centinaia di pagine per altro corredato di frammenti di video e di intercettazioni; dall'altro la controdenuncia della stessa Lucci, che in questi mesi ha puntato l'indice proprio sull'attività di intelligence privata subita nella parte finale della sua gestione. Inchiesta coordinata dal pm Giuseppe Cimmarotta, magistrato in forza al pool coordinato dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio, l'accusa rivolta alla Lucci è di appropriazione indebita, di fronte a lavori di ristrutturazione, regali e spese di rappresentanza che sarebbero stati ordinati a carico dello stesso sindacato. E sono proprio le testimonianze raccolte fino a questo momento dalla Digos a far emergere un particolare non secondario, destinato paradossalmente a tenere unite le due denunce presentate in Procura.


È la questione dei filmati, delle riprese segrete che immortalano la Lucci e che vengono stigmatizzate - da prospettive contrarie - sia nel dossier contro la ex segretaria regionale, sia nella denuncia di quest'ultima. Non si tratta di filmati ricavati nella stanza della donna - secondo quanto emerge da un primo screening - ma di immagini captate proprio all'interno dell'ufficio di un altro protagonista di questa storia, vale a dire Salvatore Denza, responsabile contabile della Cisl e principale accusatore della donna. Ma proviamo a fare chiarezza e rimaniamo sui protagonisti di questa strana triangolazione che si consuma in via Medina. La Lucci viene filmata quando entra nella stanza di Denza, dove quest'ultimo ha piazzato una videocamera nascosta. Lo ha fatto in modo preventivo - ha spiegato al pm - a tutela della privacy degli iscritti, dal momento che in passato aveva subito un furto di documenti (ad agosto del 2015, fascicolo poi archiviato).


Dunque, la Lucci non è il target di un filmato clandestino, ma entra sotto lo sguardo della telecamera nascosta quando decide di affacciarsi nello studio di Denza.
E lo fa quando Denza non è in servizio, ma assente per malattia. In un giorno in particolare, la donna resterà ore a visionare fascicoli e controllare documenti, secondo quanto si legge nella denuncia presentata da Ragazzini. Nulla di penalmente rilevante, dal momento che l'ex segretario regionale del sindacato poteva vantare mille motivi per visionare pratiche e consultare documenti contabili, come probabilmente spiegherà la leader Cisl quando avrà l'opportunità di rispondere alle domande del pm. Difesa dal penalista Giro Sepe, la Lucci si dice pronta a raccontare la propria versione dei fatti nel corso del seguito delle indagini, chiede di essere interrogata, sostiene di essere vittima di dossieraggio clandestino. E si prepara da giorni a sostenere un interrogatorio, nel corso del quale il punto centrale delle accuse restano di natura economica. È accusata di appropriazione indebita. Avrebbe sottratto alle casse dell'ente diverse centinaia di migliaia di euro. Una vicenda che ha spinto la Procura a nominare un collegio di periti - rappresentato dal commercialista Achille Coppola - per uno screening sugli otto anni di gestione Cisl della Lucci. Intanto, però, la Procura punta a fare chiarezza su ogni elemento ricavato finora dal dossier Ragazzini, a cominciare da quei frammenti di immagine che inquadrano la donna nello studio di Denza, vale a dire di quello che diventerà il suo principale accusatore. Facile anticipare una domanda: cosa cercava nella stanza di Denza, quando quest'ultimo era assente per malattia?


 
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