Napoli, clochard ed ex carabiniere: «Così ho denunciato gli aguzzini»

Raid notturno in piazza Municipio, l'intervento di Vincenzo De Muro

Vincenzo De Muro
Vincenzo De Muro
di Gennaro Di Biase
Domenica 20 Agosto 2023, 11:10 - Ultimo agg. 21 Agosto, 09:43
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Vincenzo De Muro ha sessant'anni ed è un senzatetto con una storia particolare alle spalle. Due «lauree in Giurisprudenza e Criminologia», un passato «da carabiniere», «investigatore privato» e un «tesserino da avvocato praticante», racconta lui stesso. Forse proprio per il suo trascorso, ha avuto il coraggio di denunciare l'aggressione subita nella notte tra giovedì e venerdì, nel centro di Napoli.

«Dormivo a due passi da Palazzo San Giacomo - dice - Mi hanno lanciato addosso uova e palloncini. La violenza contro i senza dimora è in aumento». Non sarebbe un'aggressione isolata, quella subita da De Muro nei giorni scorsi. Non a caso, sul tema interviene Francesco Borrelli, deputato dell'Alleanza Verdi-Sinistra: «Questo episodio testimonia che la violenza sta aumentando, specialmente nel primo distretto, tra San Carlo e piazza Municipio.

Lo segnaliamo da tempo e dopo l'incendio della Venere degli Stracci la situazione è peggiorata. Non parliamo di un'area isolata: siamo tra Prefettura, Comune e Questura. Ci auguriamo che, così come avvenuto per il clochard che ha dato fuoco all'opera di Pistoletto, la polizia individui gli aggressori attraverso le telecamere. Le violenze contro i senzatetto sono un atto gravissimo. Mi auguro che la Questura intervenga: la denuncia è un fatto originale per un homeless, di solito non lo fanno».

De Muro, cosa è successo?
«Sono stato aggredito l'altra notte: mi trovavo a 50 metri dall'ingresso di Palazzo San Giacomo, sulla panchina a due passi dal Comune».

Chi l'ha aggredita?
«Dormivo. Erano le 3,30 di notte, mi ero assopito in posizione supina e all'improvviso mi sono sentito sulle spalle una raffica di cose che mi colpivano. Erano uova, 5 o 6, e palloncini pieni d'acqua. Mi sono svegliato e mi sono guardato intorno per capire cosa stesse succedendo. Mi stava venendo un infarto dallo spavento. Mi sono tastato addosso ed ero tutto bagnato d'acqua e di viscido delle uova. Poi mi sono messo in sicurezza dietro la panchina».

Cosa ha visto?
«Un'auto che sfrecciava in piazza Municipio, credo fosse una piccola Panda nera vecchio modello. Forse gli aggressori erano saliti in quella vettura. Ho cercato di ripulirmi. Dopo una decina di minuti ho notato una pattuglia della polizia che fermava alcuni giovani in via Cervantes. Ho raccontato agli agenti l'aggressione che avevo appena subìto».

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È la prima volta che le capita un episodio del genere a Napoli?
«Non mi era mai successo prima. Ora che vivo in strada sono vulnerabile».

C'è un aumento della violenza nei confronti degli homeless?
«Sì, assolutamente. Queste cose stanno accadendo anche ad altri. Dopo una mezz'ora hanno aggredito un altro senza fissa dimora. La modalità è stata la stessa: uova in faccia. E anche il posto: è successo all'inizio di via Verdi».

Come mai c'è questa escalation di aggressioni?
«I giovani sono tutti esaltati, e la violenza è diventato un modo di essere di tanti giovani, purtroppo. Per mostrarsi belli e forti davanti al branco. Li vedo per strada, purtroppo».

Le va di raccontarci la sua storia?
«Sono in strada dal 2019. Guardi, le mostro anche il mio tesserino di avvocato praticante. In cambio mi davano vitto e alloggio. Ho studiato molto nella mia vita, tra master e laurea. Sono nato al corso Vittorio Emanuele e poi ho studiato al Suor Orsola. Fino a maggio di quest'anno avevo lavorato a Roma come lavapiatti e aiuto cuoco in una casa per anziani. Potrei dare ancora tanto alla società, ma ho 60 anni. Ho fatto il carabiniere negli anni '80. Poi, visto che stavo studiando, ho chiesto il congedo dall'Arma e mi sono messo a fare l'investigatore privato, il mestiere che amavo e che amo. Ho lavorato in tutta Italia, per tanto tempo. Poi ci sono stati eventi sfortunati, alla fine degli anni Novanta. Ho anche un figlio di 23 anni, che non vedo da molto».

E adesso cosa sogna?
«Percepisco il reddito di cittadinanza, di 500 euro al mese, ma me ne restano appena 160, tra spese mediche e quelle di un piccolo deposito. Ma non voglio l'elemosina. Vorrei lavorare: sono più che esperto nelle investigazioni private. Chiedo di avere una nuova opportunità nella società, in qualsiasi tipo di studio o azienda».

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