Napoli, fidanzati morti nel box: erano a bordo dell’auto, uccisi dal gas di scarico

Pista del doppio suicidio poco probabile per gli inquirenti, sarà decisiva l’autopsia

La scoperta della tragedia
La scoperta della tragedia
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 16 Marzo 2024, 23:59 - Ultimo agg. 17 Marzo, 16:04
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Quando li hanno trovati, distesi sui sedili di una Panda rossa, erano ancora abbracciati. Uniti in quell’ultima, fatale stretta d’amore, Vincenzo e Vida nemmeno si sono accorti della morte che stava arrivando e insinuava lentamente nei loro polmoni il monossido di carbonio. Quando li hanno trovati, in quel box senza prese d’aria tra i palazzoni di cupa Fosso del Lupo, a Secondigliano, il motore era ancora acceso e le prime ipotesi investigative propendevano per un doppio suicidio. Dopo poche ore, anche grazie all’intervento del medico legale, si è invece capito che Vincenzo Nocerino, 24 anni, e la sua fidanzata di origini iraniane, la ventenne Vida Shahvalad, sono morti per le esalazioni di un gas che non perdona: quello emesso dal tubo di scappamento dell’utilitaria in cui si erano rifugiati per trascorrere qualche ora di intimità.

A scoprire i due corpi senza ormai più vita è stato, ieri mattina, il papà di Vincenzo. Non si era insospettito, venerdì sera, dell’assenza di suo figlio, un bravo ragazzo con la testa sul collo del quale ci si poteva fidare: avrà dormito fuori, deve aver pensato. Non trovandolo ieri mattina nel suo letto, ha iniziato a preoccuparsi ed è sceso nel box dove veniva parcheggiata l’auto di famiglia. Una scoperta choccante, poi subito l’allarme ai carabinieri e al 118: ma quando militari e due ambulanze si sono precipitati sul posto, non c’era più niente da fare.

I corpi dei ragazzi giacevano, nudi, all’interno dell’abitacolo. Un’alcova improvvisata, un rifugio d’amore che si è trasformato in trappola mortale. Ci vorranno ore prima di chiarire che Vincenzo e la sua ragazza, dopo essersi appartati in quel box, devono aver immaginato di combattere il freddo azionando l’aria calda dell’auto, dopo aver messo in moto il motore e la marcia in folle. Quell’ultimo appuntamento traditore li avrebbe portati via per sempre.

Vincenzo - figlio unico che dopo la scomparsa prematura della mamma, qualche anno fa, era rimasto a vivere con il papà Alfredo, titolare di una pizzeria a Fuorigrotta - era un web designer; mai un colpo di testa, nessun tipo di guai con la giustizia, era cresciuto in un territorio difficile con i valori di una famiglia perbene e lavoratrice. Alcuni mesi fa aveva conosciuto Vida, studentessa residente a Gianturco, e di lei s’era innamorato perdutamente. Qualcuno in giro racconta che, dopo un breve momento di crisi, i due erano tornati insieme.

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Dolore e sgomento nel quartiere dove il 24enne era conosciuto e ben voluto da tutti. All’arrivo dei carabinieri della compagnia “Stella”, cupa Fossa del Lupo si è riempita di gente: tutti assiepati al di là dei nastri bianchi e rossi posizionati dai carabinieri, tutti ipnotizzati da quella Panda rossa che si intravedeva, al di là della saracinesca del box, trasformatasi in una bara per i fidanzatini. Prezioso si è rivelato il lavoro dei militari del Reparto investigazioni scientifiche dell’Arma, che per ore hanno lavorato per sciogliere i dubbi. Così come prezioso è stato l’intervento del medico legale. La Procura ha comunque aperto un'inchiesta e, dopo l'esame esterno delle salme, il pm di turno - fascicolo aperto dal sostituto Maria Sofia Cozza - ha disposto il sequestro delle salme e conferito l’incarico per l'autopsia, che presumibilmente si svolgerà lunedì. L’ipotesi investigativa principale porta gli inquirenti ad ipotizzare una tragedia, anche se saranno valutate tutte le altre piste, alla luce dei risultati medico-legali.

 

Vincenzo e Vida, due giovani esistenze stroncate da una fatalità. Maledetto monossido di carbonio. L’esposizione a questo gas inodore e incolore provoca una morte quasi immediata per chiunque lo respiri. È un prodotto di combustione emesso dai motori a benzina, fornelli, stufe, generatori, lampade a gas, oppure che brucino carbone o legno. Un elemento volatile talmente subdolo da provocare perdita di coscienza e morte.

Come già detto, per gli inquirenti il caso dovrebbe essere chiuso, sebbene l’ultima parola su questa tragedia spetterà agli esami tossicologici sui due corpi. Esclusi però altri scenari inquietanti, rimarrebbe la pista del suicidio: un’ipotesi che ancora non può escludersi del tutto, sebbene un investigatore spieghi come chi vuole uccidersi con gli scarichi del motore contenenti monossido di carbonio usa accorgimenti precisi: sistemando un tubo di plastica nello scappamento dell’automobile che poi porta all’interno dell’abitacolo, con i finestrini serrati. Tracce che ieri mattina, in quel garage trasformato in una camera a gas, non sono state trovate.