Guida, direttore del carcere di Nisida: «Giancarlo è un simbolo parla al cuore dei ragazzi»

Guida, direttore del carcere di Nisida: «Giancarlo è un simbolo parla al cuore dei ragazzi»
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 23 Settembre 2017, 15:37 - Ultimo agg. 15:42
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«Non possiamo pensare di sfuggire alla stretta della camorra - dicono ancora i giovani - se non si realizzano progetti concreti anche sul piano culturale e per il tempo libero». Giancarlo Siani, «Il Mattino», 18 ottobre 1984 Un anno prima di essere ucciso dalla camorra Giancarlo Siani scriveva queste parole sul nostro giornale. Da uomo libero, e da «cronista di strada» , perché lui era uno tosto, uno che non si accontentava delle veline e dei comunicati stampa. Voleva vedere, capire, assimilare e magari anche rigettare certe realtà. E scriveva. Alla sua Olivetti i clan opposero due pistole per farlo fuori. E allora oggi quei progetti concreti che Giancarlo immaginava diventano realtà. Appuntamento alle 9,30 nell’istituto per i minori di Nisida. Non chiamiamolo carcere, perché la struttura sull’istmo di Bagnoli è tutto fuorché un penitenziario. A dirigerlo c’è - da vent’anni - Gianluca Guida, un uomo dello Stato che ha sempre privilegiato il momento della rieducazione a quello della sterile repressione. E non a caso si è deciso di tenere la conclusione di questa tre giorni dedicata alla memoria di Siani proprio qui, a Nisida. «È così - dice il direttore Guida - La scelta non è casuale. A volerla è stato proprio Paolo Siani, e noi abbiamo accolto la sua decisione con piacere, anche perché non è la prima volta che partecipiamo al ricordo di Giancarlo».


Eppure, dopo trentadue anni, questa è la prima volta che si sceglie Nisida per la giornata del Premio Siani.

«Non arriveremo impreparati. Anzi. Una delle attività che da anni privilegiamo è quella della memoria. Nel corso dell’anno scolastico i ragazzi partecipano a incontri con i familiari delle vittime della criminalità organizzata. È un lavoro che stiamo portando avanti dal 2009. Ed è un tentativo importante, utile a far dialogare le due facce di una stessa medaglia: quella dei carnefici e quella delle vittime. Perché abbiamo compreso che quasi sempre l’anello mancante resta quello della relazione “empatica” con la vittima, o con i suoi parenti».

Qual è il senso della scelta di Nisida?

«Questo tentativo aiuta i ragazzi a guardare oltre. A rendersi conto, cioè, di che cosa c’è dall’altra parte del reato».

Cioè?

«Le faccio qualche esempio. I nostri ragazzi hanno già avuto esperienze dirette, incontrato i familiari di vittime di fatti di camorra: faccia a faccia con Lorenzo Clemente, il marito di Silvia Ruotolo; con i genitori e i fratelli di Alberto Vallefuoco, un’altra vittima innocente uccisa a Mugnano a soli diciotto anni; ricordo ancora l’esperienza con Rita Borsellino, il cui messaggio di grande civiltà colpì molto i giovani. Ed ancora: il faccia a faccia con i genitori di Gigi Sequino e Paolo Castaldi, assassinati per errore nel 2000 a Pianura perché scambiati per sentinelle di un boss della zona. Tutti questi incontri riuscirono a parlare al cuore dei ragazzi».


Che fanno i ragazzi durante questi incontri? E come vi partecipano?

«C’è sempre partecipazione, a volte curiosità e perfino qualche provocazione. Loro fanno domande: quello che di più li incuriosisce è sapere come stato vissuto e metabolizzato il dolore, la perdita di una persona cara. E questo èun po’ l’elemento che accomuna tutti».

Veniamo a Siani.

«Di Giancarlo Siani abbiamo parlato molto, suo fratello Paolo in istituto è già venuto molte volte. Alcuni anni fa in istituto c’erano dei ragazzi di Torre Annunziata e con loro abbiamo voluto costruire un percorso di narrazione e confronto con la storia. Pur essendo tutti nati dopo l’omicidio del giornalista, ognuno di loro conosceva bene ogni particolare della tragica vicenda».

Qual è allora - oggi - l’importanza di scegliere Nisida per chiudere le celebrazioni in memoria di Giancarlo?

«Oggi ci saranno due momenti importanti. Paolo Siani inaugurerà uno spazio dedicato alla genitorialità. Perché tanti nostri ragazzi sono - nonostante la giovanissima età - già padri, e per loro c’è la necessità di formarli e accompagnarli in questa crescita genitoriale. Inaugureremo un progetto di lettura: i bambini e i loro papà si incontrano al di fuori del normale orario di colloquio, e l’incontro viene mediato dalla lettura con l’uso di un libro. In maggioranza sono minori o infraventenni che vengono da quartieri ad alto rischio criminale: Forcella, Secondigliano, Barra, Ponticelli».

E poi?

«Il secondo momento culminerà nella presentazione del cartoon «La Gatta Cerenetola», bellissimo, che racconta una Napoli molto vera in cui convivono il bene e il male.
Alla fine ci sarà la premiazione di alcuni elaborati delle scuole e un intervento musicale di Lucariello con i ragazzi di Airola, per un rap che è stato scritto nel laboratorio di scrittura e che tocca proprio il tema della genitorialità»
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