Loreto, a Napoli reparti vuoti nei giorni della crisi: «Da noi letti deserti»

Loreto, a Napoli reparti vuoti nei giorni della crisi: «Da noi letti deserti»
di Melina Chiapparino
Mercoledì 11 Maggio 2022, 00:03 - Ultimo agg. 12 Maggio, 08:10
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È stato uno dei presidi di frontiera durante la fase acuta dell’emergenza Covid ma, ora che i pronto soccorso cittadini sono in affanno, tanti napoletani vorrebbero tornasse l’ospedale di un tempo. È il caso del Loreto Mare, da pochi conosciuto col nome completo di Santa Maria di Loreto Nuovo, convertito in “Covid hospital” nella prima ondata pandemica e ritornato ad accogliere esclusivamente pazienti positivi dai primi di gennaio del 2022 dopo un regime di funzionamento ordinario di qualche mese. Il destino del presidio di via Vespucci, come prevede il piano di interventi del Pnrr, sarà quello di diventare un ospedale di comunità ma, nel frattempo, si fa sempre più pressante la richiesta da parte del territorio per riattivare i servizi di assistenza ospedaliera e ambulatoriale. Non solo. Dopo mesi di emergenza da sovraffollamento tra le mura del Cardarelli, sono aumentate le istanze per la riapertura del pronto soccorso sia di parte dei cittadini e delle associazioni territoriali che di rappresentanti politici, a cominciare da Valeria Ciarambino, vice presidente del Consiglio Regionale della Campania e capogruppo del movimento pentastellato che ha presentato un’interrogazione, considerando la riapertura un provvedimento da adottare urgentemente. 

Fino a poco più di due settimane fa, il Loreto Mare registrava un numero contenuto di ammalati che, rispetto alle presenze record negli altri presidi cittadini a cominciare dalla barellopoli del pronto soccorso del Cardarelli, faceva apparire la struttura sottoutilizzata. Durante l’emergenza collegata all’aumento dei ricoveri e degli accessi nei pronto soccorso che ha pesato particolarmente sull’asse ospedaliero composto dal Cardarelli, Cto e Vecchio Pellegrini, il presidio di via Vespucci è stato anche semi vuoto con una platea di ammalati decisamente esigua rispetto alla forza lavoro dell’ospedale. Uno scenario completamente diverso dai ritmi frenetici dell’assistenza nel periodo acuto della pandemia ma, allo stesso tempo, uno scenario distante da ciò che sta accadendo in questi ultimi giorni. 

Oggi il Loreto Mare è quasi al completo in termini di posti letto occupati e, nel giro di due settimane, i reparti hanno accolto più del doppio della platea che, circa un mese fa, veniva assistita.

Attualmente, ci sono 56 pazienti Covid per un totale di 60 disponibilità in tutto il presidio e la maggior parte degli ammalati, sono anziani con comorbidità e patologie gravi. A questi dati, vanno aggiunti 3 ricoverati in terapia intensiva che ha una disponibilità di 8 posti letto ma, l’aspetto più significativo in merito all’impennata dell’assistenza è un altro. «L’ospedale è diventato una specie di serbatoio per pazienti Covid» questa è l’espressione usata dai sanitari per definire «l’unica struttura Asl dedicata completamente all’assistenza dei casi positivi che, ultimamente, accoglie gruppi di ammalati provenienti da altri ospedali e infettati nei reparti». Negli ultimi 4 giorni, sono stati trasferiti 10 pazienti dal Cardarelli che ora ha chiuso uno dei due padiglioni dedicati agli ammalati Covid e oltre all’aumento del numero dei pazienti va calcolato che il tempo medio di degenza, varia tra i 15 e i 20 giorni prima delle dimissioni. 

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«È ancora necessario che il Loreto Mare rimanga un Covid Hospital perché i dati che registriamo sull’aumento dei contagi e l’impossibilità di isolare un numero sostenuto di ammalati negli altri presidi, indicano questa come la scelta migliore» fa sapere Rosario Cerullo coordinatore provinciale Cgil Napoli che sottolinea come «siano frequenti anche le oscillazioni dei ricoveri Covid tra periodi di grande carico di lavoro e fasi quasi di latenza». Semmai, dal fronte sindacale, questa volta dal coordinamento aziendale Cisl la proposta è di rafforzare l’assistenza Covid. «Il Loreto Mare ha 6 tavoli operatori e le camere perfettamente funzionanti, per questo abbiamo proposto di creare un polo chirurgico per i pazienti positivi al Covid per ridurre i rischi di trasmissione all’interno dei presidi» ha fatto sapere Pasquale Genovese coordinatore aziendale Fp Cisl.

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