Napoli e il caso di Caiafa, il baby rapinatore ucciso: «L'agente va scagionato»

Napoli e il caso di Caiafa, il baby rapinatore ucciso: «L'agente va scagionato»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 21 Maggio 2021, 10:08
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Uso legittimo delle armi per un poliziotto che interviene di notte a sventare una rapina, di fronte a due soggetti che impugnano una pistola (una replica, ma senza tappo rosso) e che alimentano una situazione di pericolo. Sono queste le conclusioni che spingono la Procura a chiedere l'archiviazione per l'ispettore di polizia indagato per l'omicidio di Luigi Caiafa, il minorenne ucciso in via Duomo lo scorso ottobre durante una rapina. Svolta per molti versi imprevedibile, frutto di indagini tecniche (perizie balistiche) e della testimonianza resa da soggetti presenti sul posto (oltre ai colleghi del poliziotto che ha fatto fuoco), anche i ragazzi vittima della rapina perpetrata da Luigi Caiafa e del suo complice Ciro De Tommaso. Sette mesi dopo la morte del diciassettenne, c'è una svolta destinata a far riflettere e che mette in moto il lavoro difensivo del penalista napoletano Giuseppe De Gregorio, che al Mattino conferma: «Non ho mai criticato i provvedimenti dell'autorità giudiziaria, posso solo suggerire con la mia opposizione al gip di sollecitare i pm a compiere ulteriori indagini, anche alla luce di una serie di criticità finora rilevate negli atti di indagini notificati alle parti».


LA DINAMICA
Quattro ottobre scorso, passata l'una di notte in via Duomo, quando ha inizio la saga nera della famiglia Caiafa.

Precedenti per fatti di droga, un recente passato in comunità, dove Luigi si era cimentato nell'attività di pizzaiolo, strappando anche la fiducia dei suoi formatori (un centro a Torre Annunziata), poi quella maledetta ronda notturna. In sella a uno scooter, arma in pugno (ripetiamo: priva di tappetto rosso), assieme a un complice (poi condannato per rapina a 6 anni e 2 mesi), alcuni ragazzi in una Mercedes vengono presi di mira. Secondo la ricostruzione dei periti del pm, tutto si consuma in meno di due secondi: tre colpi esplosi in rapidissima successione stroncano il diciassettenne. Due mesi dopo - tanto per rimanere alla cronaca - Ciro Caiafa, padre di Luigi sarà ammazzato nella propria abitazione, in via Sedil Capuano, probabilmente per fatti legati al malaffare locale. Da allora, Luigi Caiafa diventa anche una sorta di caso mediatico, dal momento che il suo volto viene disegnato in un murale che imbratta un edificio storico e che alimenta la reazione di segmenti delle istituzioni, media e società civile. È il secondo murale di un rapinatore (dopo quello di Ugo Russo) a campeggiare sulle mura di Napoli, che verrà rimosso solo con l'intervento della forza pubblica. Ma torniamo alla richiesta di archiviazione.

Video

Indagine dei pm Claudio Basso e Valentina Sincero: non ci sarebbero le condizioni per portare in avanti un processo. Decisivo un video, che mostra la sagoma di un agente che si abbassa «per trovare riparo balistico dietro la Mercedes», ma anche quella frase - «alt, polizia, butta la pistola» - che sarebbe stata urlata da due agenti». Ha spiegato il poliziotto indagato: «Preciso che i miei colpi erano solo indirizzati e non mirati, non ho avuto il tempo di mirare, i due soggetti erano un'unica sagoma, unitamente al motoveicolo. Ho sparato il primo colpo verso il basso, poi quando De Tommaso ha irrigidito il braccio puntandomi contro la pistola, ho esploso gli altri colpi in rapida successione, alzando leggermente la linea di tiro, ma senza prendere la mira». Tre colpi in due secondi, tanto durano le tragedie nella notte napoletana, con i pm che ricordano che l'uso delle armi «per un pubblico ufficiale non è un fatto discrezionale». Intanto, la difesa prepara battaglia.

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