Napoli, a Mergellina i clan puntano sui B&B: gestori nel mirino

L’inchiesta della Dda sul lungomare: «La camorra mette le mani sul turismo»

Movida notturna a Mergellina
Movida notturna a Mergellina
di Viviana Lanza
Lunedì 19 Giugno 2023, 23:56 - Ultimo agg. 20 Giugno, 12:02
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Camaleontica, tentacolare, infestante: la camorra è così. Tende a confondersi con il mondo della cosiddetta società civile, prova a infiltrarsi ovunque ci sia opportunità di guadagno (e di potere), finisce per compromettere diritti e libertà e per rovinare e danneggiare quel che di buono c’è intorno a lei.

Nella zona di Mergellina, per esempio, la camorra punta a mettere le mani su mare e turismo. Se il racket degli ormeggi è storicamente un settore su cui i clan provano di tanto in tanto ad allungare i propri tentacoli per guadagnare e riciclare soldi, ora che Napoli è diventata capitale del turismo la camorra guarda con losco interesse anche a locali e B&B. Le più recenti indagini della Direzione distrettuale antimafia mirano a intercettare interferenze malavitose nella gestione delle attività ricettive che si stanno moltiplicando nel centro della città, non solo in quello del cuore antico ma anche nella zona a ridosso del Lungomare e delle strade della movida


Gli emissari del clan si muovono in certi quartieri della città come attenti procacciatori di affari, come efficaci agenti immobiliari, come aspiranti imprenditori attratti dalle possibilità di business del turismo made in Naples. E quando diciamo clan non parliamo soltanto di famiglie malavitose di un singolo quartiere ma più ampiamente di quelle che fanno capo alla cosiddetta Alleanza di Secondigliano, il “sistema” che dalla periferia si estende al centro.

L’obiettivo è intercettare e sfruttare nuovi canali per ripulire i fiumi di denaro incassati con le tradizionali attività illecite e per ripulirsi attraverso una nuova veste di imprenditori. Se fino a qualche anno fa l’obiettivo erano i ristoranti, adesso il nuovo trend camorristico è investire nelle strutture ricettive.

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Più che in alberghi nei B&B, sicuramente più facili da gestire e da inserire nel business di “sistema”. Del resto, basta ristrutturare un vecchio appartamento, mettere a posto un locale dove un tempo c’era una storica bottega e per i boss o i loro fedelissimi diventa non più impossibile non solo assicurarsi nuove fonti di reddito (utili anche per ripulire denaro sporco) ma anche contare su piccoli avamposti nei quartieri più turistici e richiesti della città. Avamposti che possono offrire prestigio, possibilità di nuovi contatti, occasioni per infiltrarsi sempre più nelle sfere economiche e sociali della città senza dare troppo nell’occhio e senza necessariamente dover ricorrere alla violenza. Indagando su singoli episodi, gli inquirenti si sono fatti l’idea che sullo sfondo ci sia qualcosa di più ampio, nuovi progetti della camorra, nuovi trend economico-criminali.

Tra i vari spunti investigativi al vaglio degli 007 dell’Antimafia c’è quello di recente emerso nell’ambito delle indagini sul pestaggio e sulla tentata estorsione commessi ai danni di un ex ristoratore di Mergellina. 

L’indagato è Ciro Piccirillo, sessantenne noto nel quartiere con il soprannome di “Barabba” e noto agli inquirenti anche perché fratello del boss Rosario Piccirillo. Quello dei Piccirillo - ricostruiscono gli inquirenti - è uno dei «gruppi camorristici operativi all’interno del quartiere Chiaia e in particolare opera sotto la sfera di influenza dell’Alleanza di Secondigliano, condizione che garantiva il timore di denuncia da parte di persone presenti e il conseguente clima di omertà sui delitti commessi». Del resto a Napoli può succedere che basti pronunciare un nome per illustrare tutta una serie di scenari minacciosi e senza vie di uscita per la vittima di turno.

Ciro Piccirillo, difeso dall’avvocato Paolo Gallina, si è difeso davanti al gip respingendo le accuse che sono sintetizzate nel provvedimento di custodia cautelare in carcere che gli è stato notificato alcuni giorni fa. Tuttavia le indagini vanno avanti e le accuse riguardano l’aggressione con calci e pugni subita dal ristorante ottantenne per essersi rifiutato di mettere a disposizione del nipote di Piccirillo un appartamento di circa 70 metri quadrati nella zona di Mergellina, a due passi dalla Riviera di Chiaia e dalle strade turistiche a ridosso del Lungomare.

Al di là del singolo episodio, le indagini spaziano anche verso altri scenari per verificare se e come la camorra possa poter mettere le mani su appartamenti e B&B. «Che io sappia chiedono soldi a tutte le persone della Torretta e di Mergellina, sia a chi ha attività commerciali come ristoranti e ormeggi sia a residenti. Che io sappia entrano in qualsiasi affare della zona…Da quando ho chiuso il ristorante, in varie occasioni i Piccirillo sono venuti a chiedermi soldi in prestito senza mai restituirmeli». 
 

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