Morta dopo lo scippo a Posillipo, la figlia: «Mamma vittima indifesa, ora chiediamo giustizia»

Morta dopo lo scippo a Posillipo, la figlia: «Mamma vittima indifesa, ora chiediamo giustizia»
di Maria Chiara Aulisio
Sabato 30 Ottobre 2021, 11:04 - Ultimo agg. 15:01
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Carlotta Panada era con la madre quando lo scippatore le è piombato addosso, l'ha aggredita alle spalle nel tentativo di portarle via la borsa tracolla. Lei, più giovane, ha resistito. Annamaria, 80 anni compiuti, invece non ce l'ha fatta. È finita a terra, trascinata per alcuni metri dalla furia dell'uomo che continuava a strattonarla senza mai mollare la presa. Non è riuscita a rimanere in piedi benché fosse ancora in ottima forma grazie al suo lungo passato di insegnante di educazione fisica. Stavano facendo una passeggiata, mamma e figlia, come accadeva spesso nelle giornate di bel tempo. Quattro passi nelle vicinanze di casa, tra via Manzoni e Porta Posillipo, un po' di spesa e il solito refrain: Carlotta, prima o poi voglio tornare a lavorare nella mia palestra: ho bisogno di muovermi, basta stare a casa.

Non si arrendeva al passare degli anni, Annamaria Panada.
«Era una roccia, instancabile, abituata a combattere da quando era ragazza.

E poi stava benissimo a parte gli ottant'anni e qualche piccolo fastidio dovuto all'età».

Voleva davvero tornare in palestra?
«Un chiodo fisso. Il lavoro ha rappresentato una parte molto importante nella sua vita, soprattutto dal giorno in cui ha capito che mio padre non sarebbe più tornato».

Beppe Panada, il velista scomparso in mare nel 1986 insieme allo skipper Roberto Kramar.
«Non c'è stato un solo giorno in cui mia madre non gli abbia rivolto un pensiero. Nonostante i tanti anni ormai trascorsi da quella disgrazia non è mai riuscita a darsi pace».

È stata una esperienza dura.
«Ricordo che quando non riuscivano a trovarlo, partì anche lei. Non ce la faceva a rimanere a casa, qui a Napoli, ad aspettare che il telefono squillasse».

Partì alla ricerca del marito?
«Senza paura. Prima andò in Islanda e poi non ricordo neanche più dove insieme con un gruppo di amici di papà che si avviarono sperando di trovarlo».

Sulla base di quali indicazioni sua madre decise di partire?
«Durante le ricerche gli uomini del soccorso studiavano quotidianamente il movimento delle correnti marine nel tentativo di capire dove, con la barca in avaria, mio padre e Roberto potevano essere finiti. Mamma decise che voleva essere a bordo con loro».

Tutto inutile, purtroppo.
«A un certo punto fummo costretti a farcene una ragione e a mettere da parte anche l'ultimo filo di speranza».

Uno schianto.
«Non si può descrivere lo stato emotivo di quei giorni. In ogni caso mamma, come al solito, non si perse d'animo: si rimboccò le maniche e cominciò a lavorare anche più di prima».

Dove?
«Sempre in palestra. L'avevano aperta insieme nel 1984, lo Shangrilà, in via Boccaccio. Purtroppo mio padre è riuscito a godersela solo un anno. Al resto ci ha dovuto pensare lei: si ritrovò senza marito e con i figli piccoli da tirare su».

Donna coraggiosa, così la descrivono le sue amiche che - anche sui social - hanno lasciato decine di messaggi di cordoglio.
«Era molto benvoluta. Nella sua palestra sono passate centinaia di donne e con ognuna di loro riusciva a stabilire un rapporto di stima e simpatia. Sì, è vero: era una donna assai coraggiosa e quel che è successo è inaccettabile».

Morire per uno scippo.
«Da non credere. Ma anche questo ennesimo, tragico episodio, lo ha vissuto con grande dignità. Benché sofferente e ancora sotto choc, non si è mai lamentata: ha sopportato quel che le era accaduto con pazienza e spirito di sacrificio cercando di far pesare il meno possibile su di noi il suo dolore».

Grande dignità anche da parte della famiglia Panada.
«Non vogliamo che questa storia diventi un circo mediatico e nemmeno intendiamo lanciare accuse o recriminazioni. Una sola cosa chiediamo, che prevalga la giustizia e mai più debba ripetersi quello che è accaduto a lei».

Lo scippatore è stato arrestato.
«Lo abbiamo saputo e non intendo aggiungere altro o far commenti che potrebbero essere dannosi e inopportuni. Aspettiamo la chiusura delle indagini con la speranza che la morte di mia madre non sia stata vana».

A che cosa fa riferimento?
«Ci affidiamo alle forze dell'ordine, sapranno fare il loro lavoro al meglio. Come tutti i cittadini chiediamo sicurezza. Non si può perdere la vita perché, in una bella giornata di sole si è deciso di andare a fare una passeggiata a Posillipo. No, non è accettabile».

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