Morto d'infarto dopo il furto a Napoli, la moglie: «Quei due ladri lo hanno ucciso, subito una condanna esemplare»

Morto d'infarto dopo il furto a Napoli, la moglie: «Quei due ladri lo hanno ucciso, subito una condanna esemplare»
di Melina Chiapparino
Giovedì 20 Ottobre 2022, 23:01 - Ultimo agg. 22 Ottobre, 09:00
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«Hanno ucciso mio marito». Non ha dubbi Emiliana Cristiano, moglie di Antonio Spinetti, derubato insieme alla coniuge e morto poco dopo a causa di un infarto. Secondo la vedova il furto di cui sono stati vittima ha provocato il grave malore nell’anziano, per questo invoca «giustizia». Ieri un uomo e una donna sospettati di essere gli autori del furto sono stati arrestati: rischiano un’accusa di morte come conseguenza di altro reato. 

 

Emiliana può raccontare cosa è successo?
«Ero uscita insieme a mio marito per acquistare un paio di scarpe.

Avevamo parcheggiato la nostra auto, una Opel Agila, nella zona di piazza Principe Umberto e, una volta tornati dalle compere, mio marito si è accorto che uno degli pneumatici era bucato. Entrambi avevamo notato che vicino la macchina c’era una coppia di persone ben vestite e distinte. Lei era più giovane dell’uomo a cui si accompagnava e aveva un bell’aspetto, sembravano perbene, così abbiamo chiesto loro di aiutarci». 

Come mai avete chiesto aiuto?
«Mio marito ha provato a cambiare la ruota. Aveva 82 anni compiuti ad agosto e alcuni acciacchi ma ancora un fisico prestante, però si è reso conto che si trattava di un lavoro troppo faticoso e così ha detto: “Giovanotto ci potete dare una mano a cambiare la ruota?”. Entrambi si sono mostrati gentili e disponibili, rispondendo che ci avrebbero aiutato. Si sono dati da fare per cambiare lo pneumatico e, a fine lavoro, l’uomo ci ha anche chiesto di potersi lavare le mani con una bottiglia d’acqua che aveva mio marito in auto».

Lei e suo marito, nel frattempo, cosa stavate facendo?
«A un certo punto sono dovuta tornare nel negozio di scarpe dove avevo fatto il mio acquisto e che si trovava lì vicino. Sono stata chiamata dal personale del negozio perché temevano che ci fosse stata confusione tra alcune paia di scarpe che avevo provato, visto che indosso i plantari e avevano tirato fuori molta merce per farmele provare. Hanno verificato che, nella mia scatola, ci fossero le scarpe giuste e mentre mi allontanavo dal negozio, ho visto mio marito, che era rimasto vicino all’auto, venirmi incontro». 

Cosa le ha detto suo marito?
«Le sue parole sono state: “Emiliet - come mi chiamava lui - si sono presi il borsello e si sono rubati tutto». A quel punto, ci siamo precipitati nell’auto e anche io mi sono resa conto che avevano fatto razzia di ogni cosa, compresa la mia borsa e i nostri cellulari. Non avevamo più soldi, documenti e chiavi di casa. Dopo le scarpe, saremmo dovuti andare a comprare il pesce ma non potevamo fare più nulla e soprattutto ci siamo sentiti sconfitti e indifesi. Gli ho detto che dovevamo andare solo a casa ma lui ha insistito per andare a fare la denuncia. Da quel momento hanno cominciato a crescere in lui la rabbia e la frustrazione».

Può dirci come e quando suo marito si è sentito male?
«Quando siamo rientrati in auto, per andare a sporgere la denuncia, ricordo che Tonino - così lo chiamavo - continuava a sbraitare per l’accaduto. Non ci poteva pensare che ci avevano derubato di tutto e nonostante io cercassi di calmarlo, la sua agitazione aumentava sempre di più. Dopo aver parcheggiato nuovamente l’auto, su via Taddeo da Sessa, abbiamo camminato a piedi. A un certo punto, lui si è accostato al muro del marciapiede e si è accasciato a terra. Ho urlato il suo nome e ho cercato di farlo riprendere ma Tonino non mi rispondeva più».

Che idea si è fatta sull’accaduto?
«Quella coppia ha ucciso mio marito. Avevo notato uno sguardo strano nella bella donna che ci ha dato una mano e, per la verità, mi era quasi venuto di chiederle perché ci guardasse in quel modo ma poi, quando ci hanno aiutato a cambiare la ruota, non ci ho più pensato. Loro hanno ucciso mio marito, perché nonostante i suoi acciacchi era un uomo in salute e autonomo, oltre che generoso e brillante e avrebbe vissuto ancora per anni. Devono condannarli al più presto e impedire che ci siano altre vittime».

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