Napoli, nasce il comitato anticamorra per la legalità: «La repressione non basta»

Primo firmatario il vescovo don Mimmo Battaglia

Roberto Fico, Sandro Ruotolo, Maurizio De Giovanni e Paolo Siani
Roberto Fico, Sandro Ruotolo, Maurizio De Giovanni e Paolo Siani
di Alessio Liberini
Mercoledì 8 Novembre 2023, 18:19
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Il primo firmatario è stato il vescovo di Napoli, Don Mimmo Battaglia. Ma nella lunga lista, ancora in constante crescita, ci sono già centinaia di adesioni tra operai, attivisti, imprenditori, volontari in prima linea nel sociale, politici ed anche tanti semplici cittadini.

C’è difatti tutta la società civile partenopea a rispecchiarsi nell’appello lanciato dal Comitato anticamorra per la legalità – Disarmiamo Napoli, presentato questa mattina negli spazi della fondazione Premio Napoli. La parola d’ordine è una sola: non basta militarizzare i quartieri. Per i promotori del Comitato - nato dal manifesto scritto dall’ex senatore e giornalista Sandro Ruotolo insieme al medico Paolo Siani, fratello di Giancarlo, il giovane cronista de “Il Mattino” ucciso dalla camorra - la mera repressione può al massimo rappresentare un modesto cerotto davanti ad un cancro endemico come quello della criminalità organizzata.

L’obiettivo della coesione è tanto ambizioso quanto concreto.

Per i firmatari la lotta va fatta al “sistema” che ormai da due secoli mantiene in vita le organizzazioni mafiose a Napoli come nel resto del Mezzogiorno: «Chiamiamo a raccolta una città che si è stancata di lamentarsi – spiega Ruotolo ricordando che parole come infiltrazioni mafiose o traffico illecito di armi sono purtroppo ancora oggi all’ordine del giorno, specialmente nel capoluogo campano: «L’emergenza è alta – chiarisce l’ex senatore -  dei 26 comuni attualmente sciolti per mafia nel nostro Paese diversi sono quelli della città metropolitana di Napoli. Mentre San Giovanni a Teduccio è il quartiere dove si sequestrano più armi: il crimine si batte con il lavoro e con i diritti. Dove c'è camorra non ci sono diritti». 

Diritti che tuttavia nel bel Paese non sempre sono uguali per tutti. Paolo Siani, ad esempio, cita alcuni dati redatti dal Cnel nell’ultimo anno. «Al Nord - osserva - si spendono per la spesa per l’infanzia oltre 100 milioni di euro qui al Sud appena 18. Questo significa che, nonostante i fondi arrivati dal Pnrr, a Bologna il 43% dei bambini ha diritto all’asilo nido mentre a Caivano è appena il 2%. L’asilo nido è il primo presidio di legalità». Alla carenza di diritti basilari, che nei giovanissimi si traduce a tutti gli effetti in una mancanza di opportunità, si lega poi il tema imprescindibile dell’abbandono scolastico. Un dramma tutto meridionale che in troppi casi si delinea come un vero e proprio apripista per i ragazzini che si affacciano al mondo del crimine. «La nostra idea è chiamare le istituzioni al loro lavoro – evidenzia lo scrittore e presidente della fondazione Premio Napoli, Maurizio De Giovanni - non possiamo accettare che a Monza se per qualche giorno un ragazzo non va a scuola viene richiamato dai vigili urbani quando qui i ragazzi di Ponticelli sono ignoti all’anagrafe scolastica».

Per de Giovanni la camorra è innanzitutto «un sistema culturale» che si contrappone ad un altro sistema culturale, quello fatto di valori sani e civili: «Con questa iniziativa cerchiamo di combattere con la cultura la cultura della violenza e della sopraffazione che approfitta delle carenze e dei vuoti istituzionali: non serve a niente interessarsi sull’effettiva adesione ad un clan di un minore se quest’ultimo trascorre il sabato sera con un’arma in mano cercando di incrociare gli occhi di un coetaneo per fare una rissa».

A sposare in pieno gli appelli dei promotori del Comitato sono anche i tanti volti che questa mattina hanno gremito la casa della Fondazione posta nel cuore del Palazzo Reale di Napoli. Come Eduardo di Napoli, commerciante antiracket del rione Sanità di Napoli tra i più giovani imprenditori italiani ad aver denunciato i suoi usurai, l’ex presidente della Camera, Roberto Fico, Angelo Buonomo, rappresentante della masseria “Antonio Esposito Ferraioli” di Afragola, una delegazione di metalmeccanici dell’ex Whirlpool di Napoli est ed il segretario generale della Cgil di Napoli e della Campania, Nicola Ricci.

«La lotta alla criminalità va fatta ogni giorno, quartiere per quartiere – afferma Ricci - È necessario uno sforzo comune per impedire che passi l'idea che basti un'azione repressiva. Bisogna invece lavorare preventivamente per sconfiggere la cultura camorristica, partendo dalle piccole illegalità quotidiane che subiamo. L'assenza delle istituzioni e la mancanza di risposte sul piano sociale lascia troppo spazio alle attività criminali».

intanto, dal mondo del lavoro fino a quello della cultura napoletana, proseguono le adesioni al manifesto che intende metterci la faccia nella trincea aprendosi il più possibile al territorio con azioni, eventi ed incontri. Il primo appuntamento, ha ricordato Ruotolo, sarà il 17 novembre, ad Afragola dove il Comitato scenderà in piazza insieme a studenti e responsabili della masseria Ferraioli in una manifestazione contro la costruzione di una variante che passerebbe proprio nel centro del bene; il 28 dicembre si passa  all’iniziativa “Diamo un calcio alla camorra” promossa dall’associazione “Figli in famiglia”, per la creazione di una scuola calcio a San Giovanni a Teduccio. Nel mentre a gennaio, fanno sapere dal comitato, si è già a lavoro per organizzare una kermesse culturale in un teatro cittadino, con la partecipazione di artisti e attivisti, per lanciare iniziative e progetti. Infine già dai prossimi giorni i responsabili del Comitato incontreranno le realtà dei territori per formulare nuove azioni di ripristino della legalità.

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