Noemi, inchiesta a una svolta: i due fratelli Del Re verso il processo

Noemi, inchiesta a una svolta: i due fratelli Del Re verso il processo
di Leandro Del Gaudio
Sabato 23 Novembre 2019, 09:30 - Ultimo agg. 16:41
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Lo scrivono in modo chiaro, diretto: non hanno avuto esitazione a premere il grilletto tra la folla, nel traffico pomeridiano di una giornata calda, nel mezzo di una delle piazze più caotiche di Napoli. Hanno sparato per uccidere il loro obiettivo, trasferendo nel centro cittadino la guerra che da anni insanguina Napoli est, senza badare a una mamma con i figli, al cameriere di un bar e alle tante persone incolonnate nel traffico di sempre, quello di piazza Nazionale. Eccole le conclusioni delle indagini a carico dei fratelli Armando e Antonio Del Re, accusati dell'agguato nel corso del quale è rimasta gravemente ferita la piccola Noemi (poi guarita grazie al miracoloso impegno dei sanitari del Santobono). Sette mesi dopo quel drammatico pomeriggio, che ha tenuto con il fiato sospeso la parte sana dei napoletani, arrivano gli avvisi di chiusa inchiesta a carico dei due fratelli arrestati pochi giorni dopo i fatti di piazza Nazionale.
 


Era il tre maggio scorso, quanto venne consumato l'agguato: a sparare - secondo la ricostruzione investigativa - fu Armando Del Re (classe 1990), indicato come l'uomo vestito di nero, con tanto di casco integrale (e andatura claudicante) immortalato in un video ricavato dalle telecamere di un negozio della zona; a fare da supporto logistico Antonio Del Re (classe 2001), che avrebbe portato al fratello la moto rubata mesi prima a Sorrento, per poi rimanere in zona, fino all'arrivo dell'ambulanza (segno che la vittima designata non era deceduta). Indagini serrate, firmate dai pm Antonella Fratello, Simona Rossi e Gloria Sanseverino, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, che sfruttano intercettazioni attivate nel corso di un'inchiesta parallela per fatti di droga, a proposito di equilibri criminali in quel di San Giovanni a Teduccio. Vittima designata dell'agguato di maggio scorso, ma anche parte offesa, è Salvatore Nurcaro, ritenuto esponente di una famiglia vicina ai Reale, mentre i due fratelli Del Re avrebbero «agito al fine di agevolare l'organizzazione denominata clan Formicola», altra cosca dello stesso quartiere della periferia orientale di Napoli. Difesi dai penalisti Claudio Davino (che assiste Armando Del Re), Antonietta Genovino e Leopoldo Perone (che difendono Antonio Del Re), ora i due presunti «mostri» di piazza Nazionale avranno modo di replicare alle accuse e di offrire la propria versione dei fatti.

Per mesi hanno taciuto, limitandosi a dichiarare la propria innocenza, la propria estraneità alle accuse, rimanendo sempre e comunque in cella. Meno di un mese fa, la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato da Antonio Del Re, esprimendosi in materia di esigenze cautelari. Una vicenda che fa leva su una serie di immagini acquisite grazie alle telecamere «cattura targhe», che hanno consentito di ricostruire il lavoro di appostamento per uccidere Nurcaro, sempre e comunque in sella a una Benelli gialla rubata mesi prima nella zona di Sorrento.

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Ma torniamo a quel venerdì pomeriggio di inizio maggio. C'è un primo video che inquadra Antonio Del Re (almeno secondo la ricostruzione degli inquirenti, passata al vaglio di Riesame e Cassazione) in corso Arnaldo Lucci: è in sella alla moto, che viene portata al fratello Armando, in uno scambio che si consuma nei pressi di un circolo ricreativo della zona. Antonio è rigorosamente senza casco e sembra avere un bambino in sella alla moto.
Pochi minuti dopo l'inferno di piazza Nazionale, per il quale ora si attende l'apertura di un processo.

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