Napoli, omicidio al Lotto Zero: la pista dell'ultimo post su Facebook

Napoli, omicidio al Lotto Zero: la pista dell'ultimo post su Facebook
di Nico Falco
Mercoledì 14 Marzo 2018, 10:31
3 Minuti di Lettura

I sicari lo hanno aspettato sotto casa. Tre colpi, tutti per uccidere, diretti tra torace e addome. È riuscito a trascinarsi nel palazzo, a chiedere aiuto, ma è deceduto qualche ora più tardi in ospedale. Nessun testimone, niente telecamere, ma la firma sembra chiara: la dinamica è quella degli omicidi di camorra e il luogo è da mesi terreno di scontro dove i nuovi clan stanno cercando di riorganizzarsi per prendere il posto delle vecchie cosche ormai indebolite da arresti e agguati.
 


L'uccisione di Salvatore d'Orsi, Poppetta, il ragazzo di 28 anni colpito a morte lunedì sera a Ponticelli, potrebbe essere stata decretata proprio sulla scacchiera dei nuovi equilibri che si stanno formando nella periferia ovest per il controllo delle piazze di spaccio, con la gestione delle piazze di spaccio sullo sfondo. Le indagini sono affidate alla Squadra Mobile della Questura di Napoli, agli ordini del primo dirigente Luigi Rinella.
 
L'agguato risale alle 23.30 circa. D'Orsi era in via Oplonti, nel lotto 0. La zona è il feudo di quel che resta della cosca De Luca Bossa, è la roccaforte dove si è compattato il clan a tre teste Minichini-Schisa-Solla, composto da famiglie collegate a quel gruppo criminale per legami di parentela. I killer probabilmente conoscevano le sue abitudini e lo hanno atteso davanti all'edificio in cui abitava, forse aiutati da uno specchiettista che li ha avvisati dell'arrivo. Hanno sparato almeno tre volte, mirando al corpo. Probabilmente credevano di averlo ucciso. Ma D'Orsi, mentre i sicari si allontanavano, è riuscito ad arrivare a piedi al lotto t2, dove abitano i genitori. Ha chiesto aiuto al padre, che lo ha accompagnato al Pronto Soccorso dell'ospedale Villa Betania. Sotto i ferri ci è arrivato già in condizioni disperate. Operazione riuscita, ma è morto alle 6.30 per le ferite riportate. La salma è stata sequestrata in vista dell'autopsia e trasportata al Secondo Policlinico.

Sul luogo dell'agguato sono intervenute per prime le volanti dell'Ufficio Prevenzione Generale della Questura e del commissariato San Giovanni a Teduccio, che si sono occupate dei rilievi insieme agli esperti della Scientifica; una ogiva e alcune macchie di sangue sono state trovate al lotto 0, nel punto in cui, secondo la ricostruzione, la vittima è stata affrontata dai killer. Il giovane, che aveva precedenti di polizia per ricettazione e spaccio di stupefacenti, non era ritenuto organico a nessun clan. Il suo nome era comparso nei verbali della Polizia l'ultima volta a inizio anno, quando una volante del commissariato San Giovanni a Teduccio era intervenuta in casa sua: durante un litigio in famiglia aveva minacciato i genitori con una pistola modificata.

Negli ultimi tempi, però, era stato notato in zone frequentate da personaggi riconducibili ai Minichini-Schisa-Solla e, ipotizzano gli investigatori, potrebbe essersi avvicinato a questo gruppo. Non come affiliato, ma nell' indotto dello spaccio di stupefacenti. Da qui le ipotesi investigative, che vertono su una punizione da parte del clan egemone nella zona. D'Orsi potrebbe essere stato ucciso per uno sgarro nella vendita della droga: potrebbe essersi rifornito da persone diverse da quelle indicate dal clan, aver spacciato senza versare il pizzo o, anche, a decretare la sua morte potrebbe essere stato il mancato pagamento di una partita di droga. Per identificare il movente gli investigatori stanno scandagliando la sua vita privata, ricostruendo le sue ultime ore di vita. Stanno esaminando i suoi contatti e i suoi spostamenti. Come quello annunciato lunedì pomeriggio sul suo profilo Facebook: «Si scende, si va al Rione Traiano, stiamo arrivando».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA