«Pochi i medici di famiglia basta accuse contro di noi»

Il sindacalista: siamo sempre nel mirino

Luigi Sparano
Luigi Sparano
di Ettore Mautone
Sabato 12 Agosto 2023, 10:29 - Ultimo agg. 10:37
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Grandi pronto soccorso come il Cardarelli sempre più in crisi per afflussi record non più gestibili e medicina del territorio chiamata in causa, anche dal manager Antonio D'Amore, a fronte di circa il 90 per cento di pazienti a bassa urgenza che quotidianamente varcano la soglia dell'ospedale. Ecco la risposta di Luigi Sparano, medico di famiglia e delegato provinciale di Napoli della Fimmg, principale sindacato di categoria.

Quanto i medici di famiglia sono responsabili del disagio che vivono i loro colleghi ospedalieri in prima linea?
«Innanzitutto solidarietà per il disagio che subiscono i colleghi ma al tempo stesso ricordiamo che quel numero significativo di accessi nei nostri studi diventa almeno 40 volte tanto».

Si spieghi meglio.
«Nei nostri studi quotidianamente arrivano pazienti cronici con multipatologie anche complesse.

Anziani fragili che sono fortemente aumentati a fronte di un numero esiguo di medici. Anche la nostra categoria è rimaneggiata. Siamo in numero insufficiente a fronteggiare l'aumento del fabbisogno. Il problema è dunque un disagio che vive il servizio sanitario nazionale nel suo complesso. Non la difficoltà di una singola area assistenziale ma di tutte le articolazioni dell' assistenza, ospedaliera e territoriale».

Quali sono i disagi della medicina generale?
«Perdita massiccia di medici da almeno 5 anni che si acuirá ancora nei prossimi 5 e che sconta il progressivo disinteresse dei giovani anche a quest'area assistenziale. Scontiamo ambiti complessi e male organizzati in un contesto generale in cui siamo costretti a lavorare il solitudine. Un modello che non ha ancora raggiunto livelli organizzativi tali da soddisfare la richieste di cure. Alcune novità legislative sono tuttavia degne di nota».

Quali?
«L'inserimento immediato dei giovani medici, già al primo anno della formazione in medicina generale. Colleghi che subito dopo la laurea possono aprire uno studio con mille assistiti. Significa poter rilanciare il servizio pubblico».

Servirà a fare filtro in pronto soccorso?
«L'accesso senza filtri ai pronto soccorso e alle strutture di secondo livello è proprio legato al fatto di non avere una risposta adeguata da un medico magari andato in pensione che non si è riusciti a rimpiazzare. Ospedale e territorio sono oggi in penuria di personale allo stesso modo».

Quali sono i numeri di queste carenze?
«In Campania eravamo 4.100 nel 2013, siamo 3.300 nel 2019. Oggi siamo 3 mila. Nel 2025 saremo poco piu di 2600. Va rivisto il modello di organizzazione come già avviato con studi in associazione, presenza stabile di personale non medico e lo sblocco di risorse nazionali e regionali per dare una diagnostica di primo livello a tutti gli studi dei medici di famiglia. Alle ultime assegnazioni di medici di famiglia in Campania, avvenute circa un mese fa, su 400 caselle da riempire, 40 sono rimaste vuote e nei prossimi due mesi entro cui dovranno perfezionarsi le aperture degli studi potranno diventare molte di più. Per ogni zona carente non assegnata resterà scoperta una popolazione di almeno 1300 abitanti. In totale si arriva ad almeno 60, 70 mila abitanti. Una falla che aggraverà la crisi degli ospedali».

Quali possibili soluzioni?
«Parliamo da anni delle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft), dal 2014. La situazione attuale è cambiata con 181 Aft attive. Dobbiamo portare avanti la loro evoluzione».

E le Case e ospedali di comunità?
«Alle condizioni date senza personale dedicato sarà difficile farle funzionare senza accordi specifici. Le Aft restano le strutture fondamentali per rispondere ai bisogni dei pazienti che sono soprattutto dei malati cronici».

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