Napoli, rabbia e proteste a Poggioreale
«Il campo rom non lo vogliamo»

Napoli, rabbia e proteste a Poggioreale «Il campo rom non lo vogliamo»
di Mariagiovanna Capone
Giovedì 8 Settembre 2016, 10:34 - Ultimo agg. 12:22
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Si chiama via del Riposo, ma qua non si riposa mai. Soprattutto da quando il Comune di Napoli ha fatto sapere che a breve sarebbe tornato il campo rom. Lo stesso per il quale il sindaco de Magistris firmò un’ordinanza di sgombero nel gennaio 2014 affinché venisse liberata «da cose e persone» per un «attuale e concreto rischio igienico-sanitario tale da compromettere la salute dei cittadini rom ivi presenti, con potenziali ripercussioni sulla vivibilità dei luoghi nelle aree limitrofe». 
 

 


Lo stesso campo rom abbandonato e incendiato da mani oscure due mesi dopo, lasciato in fretta e furia quando ci fu la denuncia per molestie sessuali da parte di una 16enne che tornava a casa, a due passi dal campo. Un territorio calpestato e inquinato in ogni modo, dove per 9 anni i rom appiccavano roghi tossici ogni notte, per liberarsi dei rifiuti speciali che la camorra gli portava a bordo di camion o per fondere i metalli frutto di furti, molti dei quali avvenuti nel limitrofo cimitero. Una terra di nessuno che coinvolge tre municipalità, e proprio per questo dimenticata nei progetti di riqualificazione ambientale e sociale. Un fazzoletto di terra che da sempre fa gola alla camorra, che già si strofina le mani pensando agli affari che tra qualche settimana inizierà a fare di nuovo con l’arrivo dei potenziali soci. Dove i rom sono vittime e carnefici allo stesso tempo. Pedine da muovere sullo scacchiere degli affari illeciti. 

«Per poter muoversi liberamente sul territorio devono pagare un pizzo di 5 euro ciascuno al giorno» racconta un abitante della zona. «È il permesso per rubare, accattonare, far prostituire le mogli e i minori. E poi ci sono gli affari al contrario: la camorra li paga per smaltire in quel campo materiali di ogni tipo. In questo caso i rom ricevevano 20 euro a furgone, poi si liberavano del materiale combustibile con un fuoco o lo sversavano semplicemente ai margini delle baracche». Scambi commerciali e sfruttamenti che potrebbero iniziare di nuovo con l’arrivo delle 300 persone di etnia rom in via del Riposo, nuclei attualmente insediati nei campi di via delle Brecce a Sant’Erasmo. Un centro temporaneo (nella delibera si parla di 18 mesi) voluto dall’assessore al Welfare Roberta Gaeta che per loro ha pensato a 28 casette di legno allestite da Napoli Servizi che ospiteranno famiglie già seguite dai servizi sociali, inserite in un processo di integrazione. 

Ma proprio partendo da questo presupposto, iniziano le prime perplessità. «Integrare per l’assessore Gaeta significa abbandonare queste famiglie rom su una discarica abusiva altamente tossica? - insiste la consigliera Liliana Vitale della Quarta Municipalità 4 - Questo territorio è abbandonato e noi che ci abitiamo, siamo cittadini di serie C: non ci sono iniziative culturali, sociali.
Niente. Abbandonati. Come sta facendo il presidente della Municipalità. Dov’è? Perché tace su questo tema?». 

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