Duplice omicidio a Ponticelli, il killer: «Ho ucciso un innocente». Ma la fiaccolata è un flop

Duplice omicidio a Ponticelli, il killer: «Ho ucciso un innocente». Ma la fiaccolata è un flop
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 21 Luglio 2022, 23:46 - Ultimo agg. 26 Luglio, 18:50
4 Minuti di Lettura

«Ve ne dovete andare, che siete venuti a fare qui? Mio marito non è stato ucciso per camorra. La fiaccolata è stata organizzata contro la camorra? E di qui non deve passare perché l’omicidio di mio marito non c’entra nulla con la criminalità». Mancano circa due ore alla fiaccolata organizzata da Libera in segno di solidarietà alla famiglia dell’operaio ucciso mercoledì mattina a Ponticelli. L’idea degli organizzatori, ieri, era di far partire alle 18.30 un corteo dal cuore del Rione Fiat, dall’appartamento dove sono stati uccisi il pregiudicato Carlo Esposito - obiettivo del killer - e il povero Antimo Imperatore, l’operaio che si trovava lì solo per montare una zanzariera. Ma la vedova di Esposito non vuole che il marito venga ricordato come un camorrista, nonostante i precedenti penali. Non abbiamo il tempo nemmeno di chiedere il nome della donna - nel quartiere spiegano che si chiami Giusy - ma tutto intorno all’improvviso spuntano altre persone, ragazzi in motorino. «È vero - ammette la vedova di Esposito - che questo è il quartiere dei De Micco, qua siamo tutti amici, ma mio marito è stato ucciso da un tossicodipendente spostato con la testa». Intanto in procura, Antonio Pipolo, il 37enne che ieri si è costituito per il duplice omicidio, avrebbe ammesso di aver premuto il grilletto per una faida tutta interna al gruppo dei De Martino-De Micco, motivi economici. L’obiettivo era soltanto Esposito, solo dopo si è accorto di aver ucciso anche il povero Antimo Imperiale, un innocente che con la camorra nulla aveva a che fare. Le indagini e gli interrogatori proseguiranno ancora nei prossimi giorni.

Il clima di tensione a Ponticelli non ha certamente favorito la risposta che l’associazione Libera ha voluto 24 ore dopo il duplice omicidio. I giovani dell’associazione antimafia, insieme alla parrocchia del quartiere sono scesi in strada per chiedere alle istituzioni un intervento immediato. Istituzioni assenti, l’unica presenza registrata è stata quella del presidente della VI Municipalità, Sandro Fucito. Con lui il referente campano di Libera Mariano Palma, padre Alex Zanotelli, il maestro di strada Cesare Moreno e Bruno Vallefuoco, il papà di Alberto, un’altra giovane vittima innocente di camorra. Alla fine si è deciso di riunirsi alle spalle delle palazzine dove mercoledì c’è stata la duplice esecuzione. Circa duecento le persone presenti, per lo più frequentatori della parrocchia di San Giuseppe guidata da don Modesto Bravaccino. Per la famiglia dell’innocente operaio ucciso c’era suo cognato, il 52enne Antonio Gilardi. Non si è presentata Nunzia, la vedova di Imperatore, per lei quello di ieri è stato forse il giorno più duro, quello della consapevolezza del lutto.

Spiega di non aver partecipato per stanchezza, nessuna minaccia da parte della famiglia dell’altra vittima, che comunque abita a pochi metri. 

LEGGI ANCHE La moglie della vittima: «Mio marito vittima innocente» 

Don Federico Saporito, che guida il Decanato di Napoli-Est, ha portato il messaggio dell’Arcivescovo don Mimmo Battaglia. «Il vescovo - ha detto don Federico - voleva essere presente, ma ha voluto mandare un messaggio: questo territorio rinasce solo se si danno opportunità a chi abita qui. L’unica soluzione di riscatto è creare centri di formazione, insegnare un lavoro». Don Federico spiega di averlo chiesto più volte, ma le risposte delle istituzioni latitano. «Ci hanno offerto di partecipare a dei bandi - sottolinea il Decano - per ottenere dei fondi, ma non vogliamo questo. Ci vuole una regia unica che offra una soluzione organica per queste persone».

Video

Tra i duecento in strada ci sono tanti ragazzini della parrocchia. La quindicenne Chiara abita proprio dove si svolge la manifestazione, occhi grandi come le speranze di diventare una campionessa di ginnastica artistica nella squadra dell’Esercito, il suo sogno. «Qui c’è la parrocchia e la palestra, poco altro». La madre conosceva benissimo la vittima innocente, Antimo: «che persona generosa. Ora speriamo che qualcuno faccia davvero qualcosa per il quartiere. Ogni volta, come quando fu ucciso il giovane Ciro Colonna, diciamo sempre le stesse cose, ma gli innocenti continuano a morire». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA