Napoli, le stazioni dell'arte ostaggio dei vandali tra nuovi raid e graffiti

Napoli, le stazioni dell'arte ostaggio dei vandali tra nuovi raid e graffiti
di Giuseppe Crimaldi
Lunedì 25 Novembre 2019, 07:30 - Ultimo agg. 14:46
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Prima di lavorare sull'intelligenza artificiale, perché non facciamo qualcosa per la stupidità naturale? Se lo domandava lo scienziato Steve Polyak, e dovremmo chiedercelo anche noi dopo un viaggio attraverso ciò che stanno diventando le stazioni dell'arte della metropolitana collinare. Più che un viaggio, diciamolo in premessa, è una Via Crucis; perché, tappa dopo tappa, fermata dopo fermata, ci si accorge di quanto devastante sia il mix di due ingredienti: il teppismo e la stupidità umana.

Inaugurata appena quattro anni fa, la stazione Municipio-Porto è già stata sfregiata a tratti di pennarelli e vernici. L'avveniristica fermata progettata dagli architetti Àlvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura è uno spettacolo che lascia a bocca aperta sin da quando vi si accede, con i tesori antichi ritrovati durante i lavori di scavo: particolare questo che le conferisce - unica, insieme alla futura stazione Duomo - il riconoscimento di stazione archeologica.

Ma basta immergersi nelle sue viscere per rendersi conto di quanto infimo sia il concetto di bene comune e di rispetto per un'opera che meriterebbe rispetto e cura. E così un'intera parete, quella della banchina di accesso ai treni, è un mortificante elenco di volgarità, cuoricini con dediche amorose, disegni osceni e messaggi sconclusionati. Tristezza infinita.

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Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate, sembra suggerire l'ingresso alla stazione di piazza Dante. Perché è già varcando uno degli accessi nel sottosuolo che la messe di scritte, sigle vergate con bombolette di vernici spray e addirittura incisioni procurate con ogni evidenza da lame di coltellini o chiavi annuncia il degrado. Una galleria degli orrori che si ripeterà anche tra i corridoi della stazione di Materdei, dove i vandali non hanno risparmiato almeno due dei pannelli di Sol Lewitt. E l'orrore continua: basta girare l'angolo per ritrovarsi di fronte a nuove scritte, adesivi e immancabili messaggi e condensati di volgarità.

Che l'Azienda napoletana mobilità faccia tutto il possibile intervenendo con solerzia e puntualità per rimuovere questa grande bruttezza lo dimostrano i visibili interventi periodicamente realizzati nella cancellazione e rimozione di tutta questa vergogna. Ma purtroppo, come le orde di Attila, i profanatori armati di penne, pennelli e temperini rappresentano un esercito inarrestabile. E a poco possono, in questi casi, persino le telecamere di videosorveglianza interne come pure le squadre di addetti alla vigilanza, che hanno il loro da fare a fronteggiare ogni giorno balordi, portoghesi e baby gang.

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Questa quotidiana aggressione agli interni di uno dei vanti della mobilità cittadina si perpetua spesso sotto gli occhi di tanti. Passeggeri, pendolari che però spesso di fronte a chi imbratta, fuma liberamente nonostante i divieti e poi getta via le cicche, devasta, preferisce girarsi dall'altra parte. Senza intervenire: perché, si sa, ormai «conviene farsi i fatti propri, e non sai mai come possa andare a finire...».
Non è la prima volta che il nostro giornale si occupa e denuncia l'immoralità del teppismo metropolitano; e - temiamo - che anche stavolta non sarà l'ultima. Ed è importante registrare la replica dei vertici dell'Anm. «Il fenomeno degli atti vandalici nei confronti dei beni comuni esiste e purtroppo lo registriamo periodicamente anche nei luoghi di transito del trasporto pubblico. Le azioni di contrasto che l'azienda mette in campo sono da un lato di natura preventiva, manutenzione periodica, videosorveglianza e attività di valorizzazione e tutela delle stazioni dell'arte. Dall'altra la nostra risposta non può che essere garantire la rimozione di graffiti e imbrattature delle superfici architettoniche di stazione che per fortuna restano contenute anche grazie al presidio della videosorveglianza, efficace deterrente che in più di un'occasione ci ha permesso di individuare i responsabili».
«Noi - conclude la nota - crediamo nel senso civico del popolo partenopeo ma ricordiamo a quanti non lo hanno compreso che distruggere il patrimonio cittadino è un danno verso l'intera collettività, è un comportamento illegale e dunque perseguito dalla legge».

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