Napoli, ex ristoratore si toglie la vita a 27 anni; era braccato dai pusher: «Istigazione al suicidio»

Napoli, ex ristoratore si toglie la vita a 27 anni; era braccato dai pusher: «Istigazione al suicidio»
di Giuseppe Crimaldi
Lunedì 11 Luglio 2022, 23:00 - Ultimo agg. 12 Luglio, 16:45
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Ha deciso di chiudere per sempre i conti lanciandosi nel vuoto dal terzo piano, un maledetto sabato di due settimane fa. In casa c’erano ancora gli agenti della Polizia di Stato, che lo avevano riaccompagnato dai genitori, allarmati dalla sua scomparsa che durava da un giorno e mezzo. Se n’è andato così - dopo quarantott’ore di agonia al Cardarelli - F.N., 27enne imprenditore che con il fratello gestiva un noto ristorante di via Morghen, al Vomero. 
Vicenda delicatissima, che merita il massimo rispetto, ma che non può essere liquidata solo come un suicidio. Perché, sullo sfondo, emergono gli sbuffi sulfurei di quell’inferno che è il Rione Traiano, con i suoi venditori di morte: gli spacciatori e i camorristi che hanno trasformato l’enclave della zona occidentale nella nuova Scampia.

In realtà questo giovane bello, dal sorriso solare, ben voluto da tutti, aveva cominciato lentamente a morire due anni fa quando - complice il lockdown, che aveva portato alla chiusura del locale - era sprofondato in una depressione che poco dopo lo aveva trascinato nel gorgo della tossicodipendenza
Giorni terribili per lui e per chi gli stava accanto, a cominciare dai genitori (il papà è uno dei più noti e storici commercianti del Vomero) e dal fratello. Aveva provato a risalire la china, iniziando un percorso di recupero psicofisico, e sembrava aver vinto la battaglia. Poi è accaduto qualcosa. 
Gli aguzzini del Rione Traiano hanno ricominciato a perseguitarlo, offrendogli sempre di più e di peggio: dalla cocaina all’MD, fino al crack e ad altre nuove e terribili sostanze chimiche che stanno rinnovando il campionario tossico tradizionale. Una banda, quella che gestisce il mercato a ridosso di Soccavo, che avrebbe invaso il Vomero e farebbe affari d’oro anche garantendo consegne a domicilio, con i pusher trasformati in pony express che operano “H24” facendo la spola con le loro basi operative.

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Il periodo di disintossicazione finisce presto. Braccato dai venditori di morte, il ragazzo ripiomba nella tossicodipendenza. È l’anticamera della fine: si arriva così agli ultimi giorni, a quel venerdì primo luglio, quando F. esce di buon mattino per non far più ritorno a casa. La famiglia si rivolge alla Questura. E una Volante, solo nel pomeriggio del sabato, intercetta il giovane in via Tertulliano. È in un profondo stato di agitazione, ancora sotto l’effetto delle sostanze assunte, ma accetta di farsi riaccompagnare nell’appartamento del corso Europa, lasciando peraltro il ciclomotore all’interno del Rione Traiano. Quando tutto sembra aver rassicurato il papà e la mamma, il 27enne si chiude in bagno, e dopo pochi secondi si lancia nel vuoto, mentre i poliziotti sono ancora nel salone con i genitori.

Soccorso, viene ricoverato d’urgenza al Cardarelli: il suo cuore cessa di battere nelle prime ore di martedì. La salma viene sequestrata dalla magistratura, e solo dopo l’autopsia (che, a quanto pare, ha confermato la presenza nel corpo di un mix di sostanze tossiche letali), sabato scorso si sono celebrati i funerali nella Chiesa dei Pallottini, con una folla straripante e commossa.


La mamma di F però non si dà pace. E alla vigilia di quei funerali trova il coraggio di uscire per dirigersi verso quel Rione Traiano dove - rinnovando l’atto eroico di tanti anni fa compiuto dalle “mamme coraggio” dei Quartieri spagnoli - urla la sua rabbia e disperazione nel cuore di una piazza di spaccio. Non è la sola, a chiedere giustizia per il figlio. E adesso sulle tracce dei venditori di morte che hanno inquinato anche il Vomero sono gli agenti della Polizia di Stato: all’esito delle indagini per qualcuno potrebbe addirittura scattare una denuncia per istigazione al suicidio. «F. era un ragazzo speciale - dichiara al “Mattino” un noto professionista vomerese che ben conosce la famiglia dilaniata da un dolore inaccettabile - e questa tragedia non può concludersi così, senza colpevoli».
 

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