Seviziato con il compressore. ​«Provo a giocare ma non ci riesco, ecco l'uomo che mi ha distrutto»

Seviziato con il compressore. ​«Provo a giocare ma non ci riesco, ecco l'uomo che mi ha distrutto»
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 11 Marzo 2015, 09:27 - Ultimo agg. 17:29
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Ha avuto la forza di attendere per un'intera mattinata il suo turno, ma soprattutto, ha avuto la forza di non scoppiare in lacrime. Un paio di volte ha interrotto il suo racconto, ha tirato un respiro ed è andato avanti. Lui, alla fine, ce l'ha fatta: per un attimo ha guardato Vincenzo Iacolare, lì nel chiuso della gabbia di un'aula di Tribunale, e ha chiarito la sua versione. «Eccolo - ha spiegato - è stato lui, è l'uomo che ha distrutto la mia vita, è l'uomo che quel pomeriggio mi ha infilato il compressore dietro, dopo avermi abbassato i pantaloni».



Aula 415, udienza drammatica dinanzi all'undicesima sezione penale (presidente Luigi Buono). Porte chiuse, data la delicatezza dell'argomento che vede come vittima un minorenne, schieramento di poliziotti all'esterno dell'aula, decine di soggetti (tra amici e parenti dell'imputato) identificati fin dalle prime ore del mattino. Violenza sessuale e tentato omicidio per quanto avvenne in un autolavaggio di Pianura, all'inizio dello scorso ottobre. Impossibile rimuovere quella scena. Quattordici anni e mezzo, iscritto al primo anno di un istituto alberghiero di Quarto, grande tifoso del Napoli, lo studente è seduto su un divano, in attesa del lavaggio del proprio motorino. C'è chi inizia a giocare con il compressore, fino a quando Iacolare - è questa la ricostruzione fornita dai carabinieri - compie l'irreparabile: immobilizza il ragazzino, gli abbassa i pantaloni della tuta, lo sevizia con un compressore. Miracoloso l'intervento della equipe del San Paolo, che riesce a salvare il bambino costretto comunque a vivere con una grave menomazione, dopo l'asportazione di una parte dell'intestino. Perché tutto ciò?



Ieri, dinanzi ai giudici, sfilano i testimoni. Tocca a lui, alla parte offesa, all'eroe di questa vicenda, poi ai genitori, ai due amici di Iacolare (in un primo momento indagati, poi archiviati), e al maresciallo dell'arma che ha condotto le indagini. Particolari agghiaccianti: furono i genitori a firmare la liberatoria per l'espianto degli organi, di fronte alla bassissima possibilità di sopravvivere alla violenza subita, prima dell'intervento chirurgico. Poi, l'attenzione si è focalizzata sul racconto del ragazzino.



Difeso dal penalista Francesco Cioppa, i genitori dello studente sono costituiti parte civile, assieme al Comune di Napoli (rappresentato dall'avvocato Davide Diani), per i danni all'immagine subiti per la brutta storia di Pianura. Un'ora, tanto è durata la deposizione del ragazzino: «È entrato nel gabbiotto, ha preso il compressore e me l'ha infilato da dietro; mi ha immobilizzato con il ginocchio sul petto, mi ha abbassato la tuta». Un particolare, quest'ultimo, che viene negato invece dalla difesa di Iacolare. Rappresentato dal penalista Antonio Sorbilli, l'imputato sostiene di non aver mai abbassato i pantaloni della tuta, ma di essersi limitato ad accostare il compressore alla parte posteriore del ragazzino.



Tensione a fette, all'esterno dell'aula per la compresenza dei parenti del ragazzino e dei tanti amici dell'imputato. Spiega la vittima: «Non so perché l'abbia fatto, so solo che la mia vita è cambiata, ora a stento gioco con gli amici, la notte dormo male, mia madre è stata costretta a rinunciare al lavoro». Intanto, detto per inciso, la famiglia del ragazzino ha subìto anche uno sfratto. Ma tornando al processo, la parola passa ai due «amici» dell'imputato.



Dinanzi al pm Fabio De Cristoforo, parlano Alessandro De Vivo e Vincenzo Errico, il primo dei quali conferma di aver dato inizio alla dinamica, impugnando il compressore, «ma solo per fare aria sulla faccia, da lontano». È lo stesso De Vivo a ricordare che Iacolare gli strappò di mano il compressore e lo mise dietro al ragazzino (ma - dice - senza abbassargli la tuta), fino a devastargli l'intestino. Prossima udienza a fine marzo, quando in aula potrà dire la sua anche l'imputato, l'uomo che ha strappato il sorriso dal viso di un ragazzino di 14 anni.