No vax, finti vaccini per 150 euro a Napoli: tra i clienti anche dipendenti del ministero dell'Interno e della Giustizia

No vax, finti vaccini per 150 euro a Napoli: tra i clienti anche dipendenti del ministero dell'Interno e della Giustizia
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 27 Gennaio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 28 Gennaio, 18:56
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C'è l'imprenditore con la Maserati, la casalinga, il minorenne, i docenti, i dipendenti del ministero dell'Interno e della Giustizia, finanche un'intera famiglia. Già, una famiglia: tutti positivi e tutti vaccinati per finta, in cambio di soldi, tangenti finite in tasca di due infermieri. Succede anche questo in uno degli hub dell'Asl cittadina. Siamo nella Fagianeria del Real bosco di Capodimonte, tra dicembre scorso e i primi giorni di quest'anno, diventato meta occulta di decine di no vax, in grado di pagare tangenti da 150 euro pur di evitare la dose, portando a casa la certezza del green pass. Almeno una trentina i finti vaccinati, grazie alle telecamere nascoste nell'hub, decisiva la denuncia dei vertiici dell'Asl Napoli uno. Una segnalazione che porta la firma del direttore generale Ciro Verdoliva (forte delle relazioni dei suoi più stretti collaboratori), che hanno consentito alla Procura di Napoli di ottenere due arresti lampo. Corruzione, peculato e falso, indagine condotta dal pm Henry John Woodcock, finiscono in cella Rosario Cirillo (classe 1967) e Giuliano Di Girolamo (1981), entrambi in servizio nel presidio sanitario di Capodimonte, nei giorni peggiori della terza ondata. 

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C'è chi crea un mercimonio e un tariffario: 150 euro per fingere la somministrazione del vaccino e, ciò che è peggio, per disperdere in un batuffolo di ovatta quella dose che in altre parti del mondo manca e sarebbe pagata dieci volte tanto. Ma proviamo a ricostruire il libro nero dei vaccini napoletani, frutto del lavoro dei carabinieri del Nas, alla luce di immagini e intercettazioni finite nell'ordinanza firmata dal gip Enrico Campoli, a partire dal ruolo dei due «compari» ieri in manette: Rosario Cirillo contatta Giuliano Di Girolamo e gli dice: «Ci sono due ragazze che entreranno a breve... sempre box sei...». È solo l'inizio. Giorni frenetici, ore di attesa per una puntura, il sistema funziona così: «Il farmaco finisce sull'ovatta, il dito e il pollice dell'infermiere corrotto - ipotizzano gli inquirenti - non creano una collinetta cutanea, ma viene stantuffato nell'ovatta, poi consegnata nelle mani del no vax, come fosse un cerotto da portare all'esterno». Una trentina di casi, in pochi giorni di osservazione. C'è anche un collega che chiede ai due indagati di fargli «quel favore», ricevendo una risposta fin troppo esplicita: «Ne parliamo da vicino - dice Giuliano Di Girolamo - ti do io una mano, ma mi devi dare solo i soldi». Si sparge la voce, intere reti di parenti o di colleghi sanno che a Napoli c'è chi fa il lavoro sporco per una finta puntura che ti dà il via libera per circolare senza problemi e per contagiare il prossimo senza alcuna remora. 

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Ci sarebbe addirittura materia per contestare l'accusa di epidemia colposa, a proposito della famiglia di un imprenditore. Sono no vax e positivi, bomba virale per chi ha avuto la sfortuna di incrociare mamma, papà, figli, cognati che non hanno esitato a investire mille euro per sprecare quelle fiale. Storie simili, profli differenti. Come quella dei docenti, a contatto quotidiano con alunni a cui in questi mesi è stato chiesto il sacrificio di porgere la spalla. Vergognosa la condotta di un professore del Sannio - si chiama A.P.R. - secondo quanto emerge dagli atti, che paga per sè la finta dose, poi recluta due amiche (tra cui una collega), fino a truffare la scuola per la quale lavora anche in un secondo modo. Quale? Dopo la finta dose, il prof si finge malato e marca visita, simulando effetti provocati dal vaccino. E a un amico dice: «Che dolore... certo che non vado a scuola! Andassero a fare in ...». Poi l'imprenditore con l'auto di gran lusso, U.C. classe 1991, avvocato e dipendente di un'azienda privata, che compra finte dosi per sé e per la fidanzata, mentre il 17 dicembre è un giorno clou. C'è il pienone. Ma torniamo ai due «compari». Cirillo scrive Di Girolamo: «Vedi di fare il possibile con la famiglia di quattro persone, che già mi ha pagato. Facciamo i soldi per mezza giornata, perché poi ci sono altri due, altri due, poi ancora altri due, poi uno solo (il professore)... dovrebbero venire dalla Puglia...». Immortalati mentre si scambiano soldi, si esaltano a vicenda: «Siamo più forti di prima, quelli prima di farli avevano dei dubbi, poi dopo non sapevano cosa darci più (il vino, il caffè)... siamo forti, grossi...». Momenti di ansia, solo quando una direttrice si accorge della folla all'esterno dello stesso box, tanto che Giuliano dice a Di Girolamo: «Mi sentivo morire... li ho dispersi, gli ho detto di andare tutti in giardino». 

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