Bimba ferita, svolta nell'inchiesta: i primi nomi nel mirino dei pm

Un'altra notte di preghiera davanti al Santobono
Un'altra notte di preghiera davanti al Santobono
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 9 Maggio 2019, 23:00 - Ultimo agg. 10 Maggio, 08:54
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Guai a bruciare i tempi, guai a mettere a segno passaggi a vuoto. Conoscono il tragitto compiuto dopo essersi lasciato alle spalle l’inferno di piazza Nazionale, conoscono una parte della «ritirata» dopo aver ferito un uomo (target numero uno) e la piccola Noemi (ferita per errore), scavano sul territorio per chiudere il cerchio attorno all’uomo nero, quello con il casco, quello un po’ impacciato, quello che agisce da solo. Sanno che qualcuno lo protegge, sanno che c’è chi fa quadrato attorno alla sua figura, nel tentativo di far evaporare ogni indizio sul suo conto. 
 
Sette giorni dopo il ferimento di Salvatore Nurcaro e della piccola Noemi, ci sono alcuni punti fermi nel corso dell’indagine: c’è una rosa di nomi, di soggetti sospettati, ci sono degli indizi, pezzi di un mosaico che non consente comunque di firmare un provvedimento di cattura. Manca il movente, in questa storia. O forse ce ne sono troppi, a giudicare dalla vita del 31enne di San Giovanni a Teduccio. A leggere le informative sul suo conto, si scopre che di recente Nurcaro aveva cambiato vita, si era trasferito da San Giovanni a Teduccio alla zona di via Santa Lucia, per motivi sentimentali, mentre sul fronte investigativo viene indicato come soggetto vicino ai Reale-Rinaldi. 

Come è noto, il suo nome era finito al centro di una informativa della Finanza (compagnia di Nola) per una bancarotta, nel corso di una vicenda segnata dalla distrazione di oltre un milione di euro. Tanti - troppi - potenziali moventi per consumare un delitto, mentre l’inchiesta ruota attorno a quelle sequenze numeriche: parliamo dei numeri offerti dai captatori informatici di targhe, che in alcuni punti della città hanno risposto in modo positivo. Detto in modo più chiaro, la Benelli gialla di mister x è stata captata da piazza Nazionale in altri punti della città, salvo poi sparire completamente dai radar. Si trova in uno scantinato, in un capannone industriale probabilmente in periferia, se non è stata già smontata pezzo pezzo, se non è stata bruciata, fatta sparire come sempre avviene dopo un agguato, dopo un fatto così grave. Un’operazione di copertura che presuppone quanto meno delle complicità oggettive, grazie all’intervento di uno o più soggetti decisi a coprire la fuga dell’uomo nero. Ed è questo il punto più delicato dell’inchiesta sulla storia di piazza Nazionale. Il killer ha agito da solo, magari di impeto, dopo aver avvistato Nurcaro, al termine di una caccia all’uomo che andava avanti da qualche giorno. Probabile che ci sia stata una soffiata, probabile che qualcuno abbia avvertito della presenza del 31enne in via Acquaviva, fatto sta che l’assassino (o aspirante tale) decide di muoversi da solo. E lo fa con rabbia poco professionale, con rancore personale, qualcosa di molto diverso da quanto abbiamo visto in questi anni quando - nel pieno delle varie faide napoletane - killer scelti uccidevano senza conoscere granché dell’uomo «da buttare a terra». 

Poi il rientro a casa, l’eclissi. Indagine coordinata dai pm Antonella Fratello, Simona Rossi, Gloria Sanseverino, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, verifiche su un doppio versante. Si indaga sulla periferia orientale di Napoli, nel tentativo di ricostruire il tessuto relazionale della vittima designata, nel tentativo di capire quali fossero gli affari più recenti nella vita di Salvatore Nurcaro; poi si punta alla rete di basisti, quelli che hanno offerto all’uomo nero la possibilità di guidare una moto rubata e di dare inizio al giro della morte, in quella ronda che si è conclusa sciaguratamente venerdì scorso nei pressi del bar Elite. Inchiesta segnata da una buona dose di omertà, specie da parte di quanti hanno visto la scena degli spari, limitandosi ad ammettere e verbalizzare il minimo indispensabile. C’è una rosa di persone sospettate, tra chi ha gestito la cessione della moto rubata, tra chi ha fatto fuoco e chi gli sta coprendo la caccia all’uomo: una rosa di nomi, si attende un passo falso, anche per dare una veste giuridica alla prova da utilizzare per mettere le manette ai polsi dell’uomo nero, il fuggitivo. 
 

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