Noemi, spunta un altro video che inchioda l'«uomo nero»

Noemi, spunta un altro video che inchioda l'«uomo nero»
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 30 Maggio 2019, 23:00 - Ultimo agg. 31 Maggio, 20:47
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Hanno trovato altri video, altre immagini, altre fotografie. Sono il prequel, l’atto iniziale di un maledetto pomeriggio napoletano, quello di piazza Nazionale: di un agguato riuscito solo a metà, della paura e del sangue, della puzza di polvere da sparo, insomma, del ferimento della piccola Noemi. Novantadue pagine zeppe di fotografie, c’è un capitolo che salta all’occhio: le indagini recenti, la storia del raid del tre maggio, grazie alle immagini dei quindici minuti prima che l’uomo nero facesse tum-tum, prima che un killer grosso e un po’ impacciato prendesse di mira (sbagliando il bersaglio) il 31enne Salvatore Nurcaro, prima che la città tutta piombasse in un incubo che non si è diradato del tutto.
 
Eccola la svolta, eccolo l’elemento di novità che inchioda - secondo il gip Roberto D’Auria - i fratelli Armando e Antonio Del Re, rispettivamente killer e aiutante, sparatore e fiancheggiatore in un delitto in cui si comincia a vedere anche il movente. A scatenare quell’atto di guerriglia - scrive ancora il giudice - un debito di droga maturato da Nurcaro nei confronti dei Marigliano di San Giovanni (a cui Armando Del Re sarebbe affiliato), all’indomani della decisione del 31enne di rompere il rapporto di convivenza con la sua ex moglie e passare in altri contesti criminali, in zona Pallonetto di Santa Lucia, per poi investire quei soldi richiesti dagli stessi Marigliano.

Ma torniamo alla possibile svolta investigativa, torniamo alle indagini della parte iniziale del delitto. Sono le 16.44 dello scorso tre maggio, inizia a fare caldo in città, i pomeriggi sono sempre più carichi di luce. Mancano 14 minuti all’agguato di piazza Nazionale, quando una telecamera immortala il percorso della Benelli gialla (il mezzo rubato a giugno di un anno fa a Sorrento) che sbuca da un box auto. Siamo in via San Cosmo fuori porta Nolana, nella zona delle cosiddette case nuove, dove per altro abitano i fratelli Del Re. Immagini nitide, che raccontano minuti carichi di tensione: in sella allo scooter c’è il 18enne Antonio Del Re, che sbuca lungo corso Arnaldo Lucci, passa per via Michelangelo Ciccone, per fermarsi sul marciapiede di fronte al circoletto ricreativo Multi, quello frequentato dal fratello Armando. Una traiettoria in sella alla moto rubata (usata anche due giorni prima), senza casco e senza alcun rischio di essere fermato - fosse anche solo per un controllo di routine - per un controllo documenti.

Ma torniamo all’esterno del circoletto. Antonio lascia la moto ad Armando, che indossa il casco nero e che ha in mente una missione di morte. I due fratelli sanno che da qualche minuto Nurcaro è in piazza Nazionale, sanno che ha un appuntamento (forse una trappola), dal momento che hanno seguito per giorni il tragitto del loro target. Sanno che devono fare in fretta. E lo sa in particolare Armando, che percorre una parte di corso Lucci, si immette in via Galileo Ferraris e raggiunge piazza Nazionale. Il resto della storia è cosa nota, mentre solo oggi si apprende che poche ore dopo, ci sono ancora telecamere che immortalano il passaggio del presunto killer Armando Del Re, in sella però alla moto Honda legalmente detenuta, questa volta in posizione passeggero. Anche in questo caso - sono le venti del tre maggio, con una città sconvolta -, possiamo notare la «fortuna» del presunto killer che non inciampa mai in un posto di blocco, in un «alt documenti», insomma in un normalissimo controllo di routine delle forze di polizia, che sarebbe bastato a chiudere il cerchio attorno al presunto mostro di piazza Nazionale. E torniamo sul luogo del delitto, lì su marciapiede di via Acquaviva, a pochi passi dal bar Elite. Sono le 16.58, l’uomo nero entra in azione. Lucida e senza fronzoli la ricostruzione del gip. C’è un punto in particolare che colpisce il giudice, quello in cui l’assassino o aspirante tale sembra scansare la piccola rimasta a terra, «scavalcando, in assenza di ogni sentimento di umana pietà i corpi della piccolissima vittima innocente della furia omicida». 

Inchiesta condotta dai pm Antonella Fratello, Simona Rossi e Gloria Sanseverino, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dello stesso procuratore Gianni Melillo, si punta ora a dare la caccia a possibili mandanti. Per chi agivano i fratelli Del Re? Difesi dai penalisti Claudio Davino, Antonietta Genovino e Leopoldo Perone, i due fratelli hanno respinto finora le accuse, battendo una serie di punti che il gip ha ritenuto poco credibili. Come la storia dei cellulari, che - in quei minuti del delitto - vengono affidati ad altri soggetti e spenti, contrariamente alla versione più conciliante resa da Armando Del Re, che raccontava di averlo dato ai figli che giocavano ai videogames in casa. Ultimo elemento di novità riguarda la posizione di Salvatore Nurcaro, che - nel lettino in cui era ricoverato - si fa dare carta e penna per scrivere un laconico «non riesco a parlare». Non una parola su Noemi e sui rapporti con i fratelli Del Re.
 

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