Omicidio a Lettere, Domenico conosceva il suo assassino: due parole, poi gli spari

Omicidio a Lettere, Domenico conosceva il suo assassino: due parole, poi gli spari
di Dario Sautto
Martedì 3 Agosto 2021, 09:00
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Tre colpi di pistola mentre rientrava a casa: forse Domenico Giordano conosceva il suo assassino. Si indaga nella vita privata del pensionato 73enne di Lettere, elicotterista della guardia di finanza in congedo e incensurato, ammazzato domenica sera dopo aver imboccato la stradina privata che portava alla sua abitazione, tra via Tuoro e via Nuova Depugliano. Un omicidio che nel piccolo centro dei monti Lattari nessuno riesce a spiegarsi perché «Domenico era una brava persona, di una famiglia perbene». Celibe, pensionato, da anni insieme al fratello si dedicava alla cura di un orto di famiglia ed era in trattativa per l'acquisto di un altro terreno, sempre a Lettere, uno dei comuni che i narcotrafficanti della zona hanno trasformato nella «Giamaica dei Lattari» con le loro piantagioni di canapa indiana. Una zona, quella tra Lettere, la vicina Casola di Napoli e Gragnano, che negli ultimi anni è stata insanguinata con omicidi legati proprio alla gestione delle coltivazioni illegali. Tutt'altra storia dovrebbe essere quella di Domenico Giordano, che nulla aveva a che vedere con quegli ambienti. L'inchiesta, coordinata dalla Procura di Torre Annunziata con il procuratore Nunzio Fragliasso e il sostituto Andreana Ambrosino, è condotta dai carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia, agli ordini del capitano Carlo Venturini. 

Al momento è impossibile è escludere alcuna pista, in assenza di un possibile movente, anche se l'ipotesi camorra almeno in queste prime battute sembra essere più che remota. Chi ha sparato lo ha fatto per un astio covato nei confronti di Domenico Giordano, probabilmente per vicende di natura personale, forse legate a questioni economiche o di vicinato. Non ha sbagliato bersaglio: in quella stradina e a bordo di quell'auto poteva esserci solo lui. Nel mirino degli inquirenti è finita anche la compravendita di una proprietà che proprio il 73enne stava conducendo nei giorni scorsi: forse si trattava di un terreno conteso oppure qualcuno non aveva gradito il suo interessamento. Ipotesi che al momento restano al vaglio degli investigatori. Sono state ascoltate decine di persone, in gran parte parenti di Giordano e vicini di casa. Nessuno ha sentito gli spari, nessuno immagina cosa possa essere accaduto al 73enne e tutti, quasi come da copione, hanno ripetuto la stessa frase: «Una brava persona, che si faceva apprezzare e voler bene». La dinamica dell'omicidio spinge gli investigatori a pensare che Domenico Giordano conoscesse bene il suo assassino, tanto da fermarsi, forse per parlargli. Poche battute, probabilmente, prima che il killer scaricasse contro di lui almeno tre colpi di pistola alla gola, all'addome e alla spalla ammazzandolo. Poi, la sua Renault Twingo si è adagiata lentamente contro un muro di contenimento e il suo assassino è riuscito a dileguarsi.

In moto, in auto, forse addirittura a piedi. Sono stati acquisiti i filmati di alcune telecamere presenti in zona e che ritraggono due possibili vie di fuga. 

L'assassino potrebbe aver atteso il rientro a casa di Giordano, poco prima delle 22, appostandosi subito dietro il muro sotto il cavalcavia che segna l'ingresso nella sua proprietà. Il 73enne aveva trascorso alcune ore serali in piazza, come faceva spesso, prima di tornare verso la sua abitazione. A terra, sul luogo dell'agguato, c'è ancora una grossa macchia di sangue. Il giorno dopo, a Lettere nessuno ha voglia di parlare di questo omicidio, per tutta la comunità tanto assurdo quanto inspiegabile. Solo il sindaco Sebastiano Giordano, nelle immediatezze dei fatti, si è lasciato ad un breve ricordo della vittima, incontrata la mattina a messa nella chiesa di Sant'Anna. Una famiglia riservata ed educata, la raccontano a Lettere, con i quattro fratelli molto devoti alla Santa Patrona della cittadina, che avevano scelto tutti la via del celibato e tutti dediti al lavoro. 

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