Omicidio a Napoli, le mosse dei nuovi boss di Scampia: «Spietati e sanguinari»

Omicidio a Napoli, le mosse dei nuovi boss di Scampia: «Spietati e sanguinari»
di Luigi Sabino
Martedì 1 Febbraio 2022, 11:00 - Ultimo agg. 2 Febbraio, 15:45
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Ci sarebbe la regia dei nuovi boss di Miano dietro il duplice omicidio avvenuto, ieri pomeriggio, in via Don Luigi Guanella, nei pressi del Parco dei Colombi. Pasquale Torre e Giovanni Di Napoli erano entrambi ben noti agli investigatori.

Dopo la dissoluzione del clan Lo Russo avrebbero continuato a occuparsi di stupefacenti, settore in cui erano considerati degli specialisti. In particolar modo Di Napoli era personaggio quotato negli ambienti dello spaccio. Suo padre Carmine, conosciuto con il soprannome di Mniell, avrebbe, infatti, gestito, per anni, la piazza di eroina del rione San Gaetano quando questa era ancora sotto l'egida dei lo Russo. Il 35enne, inoltre, era, rispettivamente, nipote e cugino di Aniello e Vincenzo Di Napoli, padre e figlio, ammazzati a distanza di sei mesi l'uno dall'altro alcuni anni fa. Altrettanto noto Pasquale Torre, fratello dell'ex killer, e ora collaboratore di giustizia, Mariano, le cui dichiarazioni hanno assestato durissimi colpi all'organizzazione criminale dei Lo Russo, segnandone, di fatto, la scomparsa dalla scena malavitosa napoletana. Anche Pasquale Torre, come Di Napoli, era coinvolto in affari di droga al punto che, anni fa, secondo il racconto del collaboratore Ciro Ferrara, fu sequestrato dagli uomini dei Nappello e portato in un'abitazione dove era stata allestita una vera e propria stanza delle torture. Legato a una sedia e minacciato fu risparmiato solo perché i suoi aguzzini temevano il pentimento di Mariano. In cambio della sua vita, però, fu costretto a consegnare oltre 150mila euro che custodiva presso la sua abitazione della Masseria Cardone e che erano provento del traffico di stupefacenti. Una brutta esperienza che, però, non lo avrebbe allontanato dagli ambienti criminali, anzi. Così come Di Napoli, avrebbe continuato a barcamenarsi nella galassia malavitosa formatasi dopo la dissoluzione dell'organizzazione dei Lo Russo. Ai Nappello, infatti, seguirono i Cifrone e, quindi, i Balzano-Scarpellini-D'Errico, questi ultimi due protagonisti di una violenta contrapposizione armata passata alle cronache come la faida tra Miano di Sopra e Miano di Sotto. 

 

Uno scontro caratterizzato da agguati, alcuni dei quali mortali, ferimenti e pestaggi e che si concluse solo grazie all'intervento delle forze dell'ordine che, con operazioni mirate, misero dietro le sbarre i principali attori della guerra tra clan. La loro uscita di scena, tuttavia, avrebbe favorito una terza formazione malavitosa formata da vecchi colonnelli del clan Lo Russo che lentamente, ma inesorabilmente, avrebbe ripreso in mano buona parte di quello che era il regno dei capitoni. Una strategia basata sull'uso sistematico della violenza e, soprattutto, sull'eliminazione fisica dei nemici e dei dissidenti. Il primo a cadere vittima dei nuovi padrini, secondo gli investigatori, sarebbe stato Salvatore Milano, un tempo esponente di rilievo della camorra mianese, ucciso nell'aprile scorso mentre si trovava all'interno di un bar.

Un delitto che, secondo alcune indiscrezioni filtrate da ambienti investigativi, sarebbe stato deciso dai vertici del neonato sodalizio a causa delle pretese della vittima. Milano, infatti, dopo essere tornato in circolazione, avrebbe tentato di ritagliarsi un proprio spazio e, in particolare, rivendicato un ruolo di primo piano nel nuovo scacchiere malavitoso. Pretese che, però lo avrebbero condannato a morte.

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Così come accaduto a Giuseppe Tipaldi, anche lui, un tempo, fedelissimo dei Lo Russo e trucidato per le sue ambizioni da boss qualche mese dopo Milano. Due omicidi che, secondo le forze dell'ordine, non solo sarebbero serviti ai capi del nuovo sodalizio, alla cui guida ci sarebbero membri delle famiglie Angellotti, Perfetto e Pecorelli, a consolidare la loro posizione ma anche ad acquistare credito presso le altre consorterie criminali. A conferma di ciò anche quanto accaduto solo pochi giorni fa nel quartiere Pianura dove all'interno di un'autofficina è stato arrestato Gennaro Catone, uno dei capi del neonato sodalizio mianese, mentre, armato, partecipava a un summit con personaggi di spicco della camorra locale. Un summit in cui, non si esclude, potrebbero essere state decise clamorose azioni di fuoco, come quella messa a segno ieri pomeriggio nel rione Don Guanella.

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