Omicidio Cerrato a Torre Annunziata, la figlia in aula: «Fui picchiata e insultata»

Omicidio Cerrato a Torre Annunziata, la figlia in aula: «Fui picchiata e insultata»
di Dario Sautto
Giovedì 8 Settembre 2022, 11:00 - Ultimo agg. 14:57
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«Fui colpita al volto e, qualche giorno dopo l'omicidio di papà, sono stata operata al setto nasale per quell'aggressione». Ancora una volta in aula, al banco dei testimoni, Maria Adriana ha ricostruito quei terribili momenti prima dell'accoltellamento mortale del papà Maurizio Cerrato, il custode degli scavi di Pompei morto a 61 anni per difenderla dal branco che aveva preso possesso dei posti auto di via IV Novembre a Torre Annunziata, occupandoli abusivamente con sedie e mattoni. La sera del 19 aprile 2021 Maria Adriana scoprì che la ruota della sua auto era stata squarciata, proprio perché per parcheggiare aveva spostato una sedia «segnaposto» della famiglia Scaramella. Chiese aiuto al papà Maurizio e da allora iniziò una serata da incubo. Prima l'aggressione da parte dei fratelli Rosa e Giorgio Scaramella, poi l'arrivo dei rinforzi e l'omicidio del 61enne, morto davanti ai suoi occhi. 

Ieri, dinanzi al giudice Riccardo Sena, al tribunale di Torre Annunziata è partito il processo ai testimoni omertosi dell'inchiesta ai primi aggressori di Maria Adriana e Maurizio. Con Rosa e Giorgio Scaramella (lui in carcere e già a giudizio per omicidio), alla sbarra ci sono i fratelli Alessandro e Pierluigi Savarese, titolari del Max Garage, attività di lavaggio e sosta auto abusiva dove si verificarono le due aggressioni, accusati di aver cancellato il filmato integrale dell'omicidio dalla memoria del sistema di videosorveglianza interno, i cui frame recuperati nel corso della perizia tecnica ordinata dalla Procura di Torre Annunziata hanno permesso di identificare il quarto uomo. E ancora Marco Salvi, ex datore di lavoro di Maria Adriana, che ha più volte negato di conoscere gli assassini di Maurizio Cerrato, pur sapendo di chi si trattasse.

Circostanze per le quali la Procura di Torre Annunziata ha portato a processo per favoreggiamento questi ultimi tre, che avranno tutto il dibattimento per difendersi dalle pesanti accuse e provare la propria estraneità ai fatti. 

Video

In aula sono stati mostrati, come avvenuto già in Corte d'Assise per il processo principale, i frame video recuperati utilizzati dai carabinieri della sezione operativa della compagnia di Torre Annunziata per identificare i presunti assassini di Cerrato. Maria Adriana ha ricostruito quei drammatici momenti: «Scene da film dell'orrore. Mentre Giorgio Scaramella era intento in quel momento in una colluttazione con mio padre, la sorella Rosa cominciò a picchiarmi e mi difesi come potevo. Mi colpì ripetutamente al volto e alle gambe. Tanto che i giorni successivi a stento riuscivo a muovermi dal letto. I colpi sono stati talmente gravi che ho dovuto ricorrere all'operazione del setto nasale. Un intervento del qual porto ancora i segni. Lui, inoltre, mi ha rivolto frasi vergognose in più occasioni». Costituita parte civile con l'avvocato Giovanni Verdoliva, Maria Adriana ha ribadito che «mio padre vide l'arrivo degli altri e mi disse di salire in macchina e fuggire, poi cadde a terra morto».

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