Ornella Pinto uccisa a Napoli, intervista alla sorella: «Un anno dopo solo il vuoto»

Ornella Pinto uccisa a Napoli, intervista alla sorella: «Un anno dopo solo il vuoto»
di Giuliana Covella
Domenica 13 Marzo 2022, 10:00
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«Mio nipote mi dice ogni giorno: zia, mi fa piacere vivere con te, ma io volevo stare a casa con mamma. L'8 marzo le ha voluto portare dei fiori sul portone. Questo è il mio dramma più grande ora». È passato un anno dalla notte in cui ha visto la sorella riversa sul pavimento della camera da letto in una pozza di sangue, ma quel dolore oggi si è trasformato in rabbia e voglia di giustizia per chi «ha reso orfano un bimbo di 3 anni», a cui «zii, nonni e cugini hanno dovuto a malincuore spiegare cos'è la morte». Stefania Pinto, impiegata di 48 anni, è la sorella di Ornella, insegnante di sostegno di 39 anni e madre di un bambino di 3, uccisa con 13 coltellate dal suo ex Giuseppe Iacomino, all'alba del 13 marzo 2021 in via Filippo Cavolino, nei pressi di piazza Carlo III. Dai primi di marzo Stefania, già mamma di due figli di 11 e 17 anni, è diventata ufficialmente «tutrice e affidataria» di D., che il prossimo 19 marzo compirà 4 anni, poiché al papà del piccolo è stata revocata la potestà genitoriale.

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Da un anno ormai lei è diventata per così dire madre di un terzo figlio, suo nipote.
«In realtà avevamo già un rapporto molto stretto.

D. era sempre con me e la mia famiglia. Tanto più che abitiamo in via Tanucci, a pochi passi da dove lui viveva con la madre. All'inizio è stata dura per lui, perché ogni sera ripeteva voglio andare a casa da mamma e appena tornavamo in auto da lavoro e imboccavamo la strada cominciava a piangere. Poi grazie al percorso seguito con gli psicologi, tra cui Antonella Bozzaotra, abbiamo capito pian piano come comportarci con un bimbo di quasi 4 anni che ha perso entrambi i genitori».

Adesso qual è il suo status giuridico?
«Io ho ottenuto l'affido di D., una vittoria per noi, perché è arrivato dopo la revoca della patria potestà al padre, prima ancora della sentenza che dovrebbe essere emessa il 2 maggio».

A distanza di un anno dalla tragedia, che ricordo ha di quella notte?
«Avevo salutato Ornella intorno alle 20 del 12 marzo, quando andai a prendere mia figlia a casa sua. Mangiammo i gelati senza glutine, che mi aveva chiesto perché lei era allergica. E ci salutammo dandoci appuntamento al giorno dopo per la nostra consueta passeggiata del sabato mattina al centro».

Com'era lo stato d'animo di Ornella quella sera?
«Quella mattina il suo ex compagno era andato via di casa. Lei non era serena. Mi aveva raccontato che lui era pentito di quella scelta e non aveva un posto dove dormire. Allora mia sorella gli propose di tornare, informandolo che sarebbe stata lei ad andar via, ma lui non volle».

Poi cosa accadde?
«Erano le 4 quando Ornella mi chiamò. Non riuscivo a capire cosa dicesse, perché nella sua camera da letto il cellulare non aveva una buona ricezione. Ricordo solo quelle urla disumane, miste di terrore e dolore. Le sento ogni notte nelle orecchie».

Cosa fece?
«Svegliai mio marito e ci precipitammo da lei in 6 minuti. Avevo le chiavi, ma trovai la porta aperta. La scena che mi ritrovai davanti fu macabra: un silenzio disarmante e in fondo al corridoio mia sorella a terra in un lago di sangue. Non era ancora morta. Ebbe solo la forza di pronunciare il nome di mio marito Antonio, che la soccorse insieme a me. Poi morì in ospedale dopo tre infarti».

E il bimbo?
«D. era nella sua stanza, dove mio marito lo trovò nella culla con gli occhi sbarrati. Appena mi avvicinai disse testuali parole: Papà ha ucciso mamma e ha rotto la casa».

Com'è stato quest'anno?
«Si parla del delitto, ma si trascura tutto ciò che viene dopo. Oltre l'orrore che ho visto non mi spaventa più nulla. Ma adesso c'è la tragedia di un bambino rimasto orfano».

E la casa dove avvenne il fatto?
«Ora è vuota. Inizialmente era un tabù per noi. Stiamo facendo le pratiche per la successione, perché D. è l'unico erede e mia sorella pur essendo morta paga ancora un mutuo dal suo conto, ma ora preferiamo venderla perché è solo un brutto ricordo».

Cosa vorrebbe oggi?
«Che le leggi cambiassero. Chi ha ucciso senza pietà mia sorella avrà la possibilità di chiedere l'appello. Ma mi chiedo: come si possono tutelare i diritti umani di chi questi stessi diritti li ha violati ammazzando un'altra persona?».

Cosa si aspetta dal processo?
«L'ergastolo, affinché sia da esempio per pene più drastiche e meno benefici per chi commette questi reati. Voglio giustizia, non vendetta».

Cosa dice D. di Ornella?
«Le parliamo assieme, guardando il cielo. E spesso, quando vede una farfalla, mi dice: guarda, zia, quella è mamma». 

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