Paolo, bloccato dai carabinieri dopo aver dato fuoco alla compagna: «Ho fatto una cazzata»

Paolo, bloccato dai carabinieri dopo aver dato fuoco alla compagna: «Ho fatto una cazzata»
di Gigi Di Fiore
Martedì 2 Febbraio 2016, 11:36 - Ultimo agg. 3 Febbraio, 17:04
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Pozzuoli. Una vita all'insegna dell'eccesso insofferente. Fuori dagli schemi sempre, atteggiamento che solo il nome della sua famiglia, tra le più note nell'intera area flegrea e non solo, poteva consentirgli. Si schianta in un guard rail a ridosso del ponte sul Garigliano, la fuga dalla realtà di Paolo Pietropaolo. Poche ore sulla sua auto Ypsilon diretto verso il Lazio, dopo aver ridotto in fin di vita la sua compagna Carla Caiazzo. 

Fuori il cancello elettrico del bel parco residenziale circondato da fiori e piante, in via Vecchia delle Vigne a Pozzuoli, la macchia nera sull'asfalto è fotografia di orrore. Qui, dinanzi la serranda bianca del garage, lui ha preso una bottiglietta di alcol e l'ha gettata sul bellissimo corpo di Carla Ilenia Caiazzo, 38 anni, da 34 settimane in attesa di una figlia. Le ha dato fuoco così, quasi con freddezza, assalito da un impeto di gelosia. Senza pensare a quella loro piccola creatura, senza fermarsi a pensare su quel suo gesto di morte. Poco sopra, nella grande struttura «No limits» dove da quattro anni giovani e meno giovani vengono a sfidarsi nelle gare di Paintball, non si accorgono di nulla. Corrado Valentino, giovane proprietario della struttura, racconta: «No, nessun urlo o grido. Forse, perché era in corso una gara di un gruppo di ragazzi». 

E poi un accenno all'insofferenza di Paolo Pietropaolo verso i rumori provenienti dalla «No limits»: «Ci urlava spesso, si lamentava di noi come dell'isola ecologica che è qui accanto. Presentarono anche un esposto contro di noi, finito nel nulla quando verificarono che eravamo a posto con tutti i permessi regolari». Carla viene soccorsa da un vicino, mentre Paolo si è già infilato nell'auto diretto verso la tangenziale vicina che lo avrebbe portato sul litorale domizio. Da qui, tra la Solfatara e l'Accademia dell'aeronautica, la via di fuga è rapida. Carla è in condizioni disperate: la portano prima all'ospedale di Pozzuoli e poi al Cardarelli. La dichiarano subito in codice rosso, con prognosi riservata per ustioni in tutto il corpo al 45 per cento. Prima, però, i medici fanno un miracolo: il parto cesareo, per far nascere la piccola Giulia Pia. La bambina sta bene, mentre la mamma lotta contro la morte. Paolo un po' ci giocava, un po' non nascondeva i suoi comportamenti irascibili. Aveva scritto sul suo profilo Facebook: «Orgoglioso di essere un disadattato di questa società, vuol dire che non mi sono mai piegato agli schemi, a non essere mai sceso a compromessi». E ancora: «Aggiungiamo anche frustrato, ma non voglio un posto di lavoro, svegliarmi sempre nello stesso luogo, con la stessa gente». 

Paolo un lavoro non ce l'ha. Ufficialmente, amministra con il fratello Domenico le proprietà di famiglia. E non è roba da poco per un cognome che ha segnato la storia della ristorazione e del costume di quest'area. Il nonno era Mimì Pietropaolo, chef che sposò Anna Maiorano che dal padre Vincenzo aveva ereditato i ristoranti «La Ninfea» e «Vicienzo à mmare». Poi è finita come è finita: quei ristoranti, dopo 40 anni, sono passati di mano. Nel 2008 ci fu anche un misterioso incendio. A quei tavoli, però, negli anni sono passati personaggi come Sophia Loren o Maradona. Nei suggestivi locali di «Vicienzo à mmare» sono stati girati i film «Catene» e «Processo alla città» negli anni 40 e 50 del secolo scorso. Tutto finito, ma il nome dei Pietropaolo è fin troppo noto a Pozzuoli. Paolo ha perso un fratello d'infarto e qualche anno fa anche il padre. Vive, nella stessa villetta, con la mamma Giuseppina Buzzurro, il fratello Domenico che ha una compagna e un figlio, la sorella separata. Tutti insieme, e a fasi alterne si univa in casa anche Carla. Ma non resisteva a lungo e tornava dai suoi genitori. Bellissima, come la sorella che è fidanzata con un attore di Pozzuoli. Paolo e Carla si conoscevano da 20 anni. Lei aveva seguito a fasi alterne le follie di lui, un bel ragazzo, senza problemi economici, che giocava a fare il maledetto. Un tatuaggio sul petto, l'amore per Ibiza, i tentativi di darsi un'attività autonoma come la rivendita di sigarette elettroniche nel centro di Pozzuoli chiusa un anno fa. 

E poi, la maledizione della droga che lo ha portato ad avere segnalazioni dai carabinieri quando lo hanno trovato in possesso di dosi per uso personale. Carla e Paolo si erano messi e lasciati mille volte. L'amica Doriana D'Angelo ora dice: «Lui lo conosciamo tutti, è stato sempre uno psicopatico». E Claudio Manna, che ha tentato di star vicino a lui quando gli chiedeva consigli, aggiunge: «Purtroppo era anche amico mio. Come Carla, bravissima ragazza e amica». A Formia, nella stazione dei carabinieri, Paolo viene sentito in serata. Ha chiamato il suo avvocato Gennaro Razzino, che è arrivato da Napoli. Fuori di sè, ha fermato la sua corsa su un guard rail. Cinque anni fa, sulla sua moto, aveva rischiato di morire in un brutto incidente.

Ai carabinieri ha subito detto: «Ho fatto una cazzata, ho cercato di uccidere la mia compagna» ed è scoppiato a piangere. Poi ha cercato di spiegare che aveva saputo di un altro uomo, che la gelosia lo aveva reso folle. Nelle stesse ore, i carabinieri di Pozzuoli sentivano i parenti di Paolo: il fratello Domenico e la mamma Giuseppina. A loro, venivano chiesti particolari sulla relazione tra Paolo e Carla, sui loro litigi, sulle possibili cause di un gesto così estremo.Ma c'è sempre il cuore, con le ragioni del sangue ad accompagnare le dichiarazioni dei parenti. Solo un'ammissione: a Paolo veniva assicurato un fisso al mese, ma non aveva la disponibilità di operare sui conti bancari, di disporre di denaro in più di quanto gli concedevano fratello e mamma.

Vita in eccesso, fino al punto di decidere di mettere fine all'esistenza di Carla e della loro piccola che ancora non era nata. Poco prima delle dieci di sera, Paolo viene portato nel carcere di Cassino. Viene fermato per tentato omicidio.

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