Policlinici Napoli, caos Pediatrie: «Specializzandi in esilio»

I medici: università senza pronto soccorso

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Maria Chiara Aulisiodi Maria Chiara Aulisio
Mercoledì 15 Novembre 2023, 10:25 - Ultimo agg. 16 Novembre, 07:32
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Una lunga riunione per fare il punto della situazione e decidere se inviare o meno una nuova mail all'"Osservatorio nazionale per la formazione medica specialistica", l'organo del ministero a garanzia della qualità delle Scuole di specializzazione. Intorno al tavolo della discussione i rappresentanti degli specializzandi napoletani insieme con alcuni colleghi di altre regioni, tutti membri di Als - Associazione Liberi Specializzandi coordinata da Massimo Minerva. Tra i temi al centro del confronto le scuole di Pediatria delle università Vanvitelli e Federico II.

Partiamo dalla legge, la 402 del 2017, che prevede - tra i requisiti indispensabili per l'accreditamento come Scuola - la presenza del Dea, il Dipartimento di emergenza e accettazione, una struttura più e meglio di un pronto soccorso. E questo è il punto: né l'una né l'altra università dispongono di quel Dipartimento, dunque - spiegano gli specializzandi - non potrebbero a norma di legge ottenere l'autorizzazione necessaria per istruire i medici in formazione.

Una vera e propria anomalia - aggiungono - che qui a Napoli è stata risolta così:

«Grazie a un accordo con il Cardarelli che diventa una delle sedi delle due scuole dando la possibilità sia alla Vanvitelli che alla Federico II di dichiarare che in realtà il Dea esiste in entrambe le strutture». Fin qui tutto regolare se non fosse - si rammaricano gli specializzandi - «che il Cardarelli non ha la pediatria e i bambini non possono neanche entrare». Come e perché sia stato possibile tutto questo - e cioè che due scuole di pediatria venissero autorizzate a formare specialisti con il supporto di un ospedale dove la pediatria non esiste - è materia di una mail inviata tempo fa ai vertici dell'Osservatorio: «Ma visto e considerato che non abbiamo mai avuto alcun riscontro ne scriveremo un'altra, prima o poi qualcuno dovrà risponderci». Anche perché - va detto - gli specializzandi sono ben attrezzati, ogni denuncia è supportata da una puntuale documentazione in grado di certificare la veridicità di ciò che dicono. «È chiaro che senza l'Emergenza noi aspiranti pediatri abbiamo più problemi degli altri: le patologie che solitamente affliggono i bambini sono spesso acute: febbre alta, polmoniti, sepsi, vomito, diarrea. Malanni destinati in gran parte a finire al pronto soccorso: è difficile vedere casi del genere in ambulatorio. Il risultato sapete qual è? Siamo specialisti in pediatria ma non abbiamo mai curato un bambino con le convulsioni».

Agli specializzandi risponde il professore Silverio Perrotta, direttore della scuola di Pediatria della Vanvitelli: «Il nostro accordo con il Cardarelli riguarda solo la Tin, terapia intensiva neonatale di cui l'ospedale dispone perché ha il reparto di ginecologia. Per il resto - spiega - abbiamo una convenzione con il Santobono: nel triennio ogni specializzando sarà impegnato in quel pronto soccorso per tre mesi. In ogni caso ci tengo a sottolineare che anche noi, pur non avendo il pronto soccorso, ricoveriamo bambini in emergenza, talvolta mandati proprio dal Santobono, che ci riconosce delle specificità rispetto ad alcune patologie, o dal 118, e siamo disponibili h24. Dunque: non è vero che alla Vanvitelli non è possibile trattare il paziente in fase acuta». Il professore Perrotta conclude con un bilancio: «In 5 anni contiamo 180 specializzandi, 34 solo in un anno e in passato abbiamo superato i 40, segno che la nostra è una tra le scuole più richieste». Dalla Vanvitelli alla Federico II. Anche il direttore Riccardo Troncone spiega che l'attività di pronto soccorso viene svolta al Santobono: «L'intesa con il Cardarelli - aggiunge - rientra in un accordo generale con le scuole, noi lì i nostri specializzandi non li abbiamo mai mandati visto che il pronto soccorso pediatrico non c'è». Per quel che riguarda invece il Santobono, la Federico II assicura di garantire «almeno quattro mesi in tre anni. E se vogliono il successivo biennio possono farlo anche tutto in quel pronto soccorso. Senza contare, come l'università Vanvitelli, che rispetto a una serie di patologie, dal diabete alla fibrosi cistica, assicuriamo pure l'emergenza. E chi dice il contrario è poco informato sulla nostra realtà».

Agli specializzandi però non basta: «In tre anni di scuola pochi mesi in pronto soccorso sono insufficienti. E poi la legge dice un'altra cosa: la sede della scuola deve essere una sola e con due caratteristiche: la direzione universitaria e il Dea. Vanvitelli e Federico secondo non hanno il Dea mentre il Santobono non ha la direzione universitaria e, infatti, l'ospedale non è mai stato considerato in qualità di sede. Delle due l'una: o è cambiato qualcosa e non lo sappiamo oppure è stata disattesa la norma»

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