Pompei, tutti in fila per Bartolo Longo: ma fallisce ​la caccia al miracolo

Pompei, tutti in fila per Bartolo Longo: ma fallisce la caccia al miracolo
di Susy Malafronte
Sabato 13 Novembre 2021, 23:58 - Ultimo agg. 14 Novembre, 19:26
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Habemus miraculum? Purtroppo no. La chiesa di Pompei era alla ricerca del miracolo che spianasse la strada alla santificazione di Bartolo Longo. Per riuscirci aveva posto una teca ai lati del quadro della Madonna, ieri venerata in occasione del tradizionale rito del bacio da migliaia di fedeli, molti in fila dalle cinque di mattina, provenienti anche dalla Polonia, dalla Francia, dalla Germania e dall’Inghilterra. Ma di miracoli nessun fedele si è fatto testimone. Per pudore o per privacy o perchè più semplicemente non ci fosse alcun prodigio, nessuno ha lasciato nella teca lettere-testimonianze di miracoli avvenuti. Anche perché i miracoli, solitamente, vengono annunciati con modalità differenti e in luoghi diversi. 

La parola miracolo è stata comunque protagonista della cerimonia che si ripete da 146 anni, ma nel senso che i fedeli alla Regina del Rosario e al beato Bartolo Longo hanno chiesto di essere miracolati. Poche le lettere depositate, pochi anche gli ex-voto adagiati nel fondo di un contenitore, ma sia le une che gli altri con l’unico desiderio di ricevere un prodigio. La prima lettera è stata consegnata da una signora di San Giuseppe Vesuviano. Cosa c’è scritto? «La Madonnina e il beato Bartolo Longo devono farmi il miracolo: mia figlia deve stare bene», si è limitata a dire la donna, che intimidita dalle domande è scappata via.

Come lei altre signore hanno inserito richieste di miracoli. «Basta che la Madonna legga ciò che ho scritto ed esaudisca il mio desiderio», dice una giovane studentessa. 

La fila per entrare nel santuario è iniziata alle cinque di mattina. Ma il bacio alla Vergine ieri stato proibito per le restrizioni dettata dalla pandemia, e così per dare continuità al pathos e al forte sentimento che lega i fedeli alla Madonna di Pompei, l’arcivescovo Tommaso Caputo aveva pensato di chiedere ai pellegrini di rivelare «i loro miracoli», anche nel tentativo, purtroppo vano, di consegnare alla Congregazione delle Cause dei Santi il miracolo che ancora manca per la canonizzazione di Bartolo Longo. 

L’ultima segnalazione di un presunto prodigio, avvenuto per intercessione del fondatore del santuario, arrivò nel 2016 dall’Ungheria. Un devoto inviò una lettera all’arcivescovo Caputo raccontando di «essere stato guarito da Bartolo Longo, dopo averlo sognato, da un cancro al pancreas». La lettera fu ritenuta autentica, così come le relazioni dei medici che avevano in cura l’uomo. Tutta la documentazione fu inviata in Vaticano per essere vagliata. Il clero e i pompeiani erano fiduciosi, credevano che quella rivelazione potesse dare una nuova e decisiva spinta alla canonizzazione del Beato Longo. Poco tempo dopo, però, quell’uomo che aveva gridato al miracolo morì.

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Ma la chiesa di Pompei e i cittadini non demordono e si affidano alla fede. «Commuove la folla di fedeli in fila dall’alba per fermarsi in preghiera, anche solo per pochi secondi, dinanzi all’immagine della Madonna», hanno testimoniato i sacerdoti. A mezzogiorno monsignor Caputo ha presieduto la recita della supplica alla Madonna nel 146esimo anniversario dall’arrivo del quadro a Pompei. Poco dopo la mezzanotte, il quadro è stato ricollocato sull’altare maggiore. La teca è rimasta vuota, il miracolo non si è compiuto.

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